Juve, da Parma arriva il messaggio per CR7 e Dybala: il gruppo prima dei singoli

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Anche dall’insidiosa trasferta di Parma, la Juventus è riuscita a portare a casa ancora una volta il bottino pieno, firmando la terza vittoria stagionale in altrettante gare. Un successo tirato, sofferto, per Allegri e i suoi, capaci di raccogliere il massimo nonostante un’avversaria che ha saputo riequilibrare la gara dopo lo svantaggio iniziale fino a rendersi pericolosa in più fasi, soprattutto con le grandi cavalcate in contropiede guidate da un Gervinho positivo al suo esordio. Anche stavolta, la tenacia e la forza del gruppo bianconero, ma anche le tante alternative a disposizione a gara in corso, hanno fatto la differenza nel risultato finale, confermando una certa superiorità di carattere della Vecchia Signora rispetto al resto del campionato.

Al Tardini, Allegri ha trovato la conferma di alcune delle piacevoli sorprese di questo inizio di stagione: Bernardeschi sta provando a imporsi nelle gerarchie dell’attacco con una maturità diversa, pur facendo ancora fatica a tenere testa alle capacità devastanti a gara in corso di Douglas Costa, il Mandzukić rientrato dal Mondiale ha tutta un’altra fiducia e per il momento è lui a provare a prendersi lo scettro di cannoniere della squadra. Ma è stata una gara di ottimi segnali anche da parte di giocatori come Matuidi, bravo a riprendersi da un primo tempo non eccezionale per poi garantire nella ripresa quantità e ritmo nel centrocampo bianconero, prima di decidere la gara con un gran gol. È il giocatore che, al momento, meglio sintetizza l’idea di calcio di Allegri:  non necessariamente bello da vedere, ma pratico, efficace, completo.

Quella di Parma, invece, non è stata certo una serata memorabile per due dei campioni che il pubblico juventino più sta attendendo di vedere finalmente al massimo delle proprie potenzialità: Cristiano Ronaldo e Dybala. Ancora a secco di gol e autore di una prestazione complessivamente anonima il primo, giusto 10′ di partita nel finale per l’argentino, lasciato inizialmente in panchina per la seconda gara di fila. Ma questa partita fa arrivare a entrambi un messaggio chiaro, necessario da comprendere per riuscire a integrarsi (o reintegrarsi, nel caso di Dybala) nel sistema di Allegri: il gruppo viene prima dei singoli.

Per il portoghese, per il momento, è la fase in cui le parole, i titoloni dei giornali e le (inutili) curiosità su come si tenga in forma andando ad allenarsi anche il giorno dopo delle partite stanno nettamente prevalendo sui fatti concreti in campo. Il Ronaldo visto a Parma si è dimostrato un campione ancora isolato, capace di accendersi solo a fiammate, tra l’altro ben più rare rispetto a quelle viste contro ChievoVerona e Lazio. Inutile farne un dramma, ovviamente, perché anche l’ex Real Madrid avrà bisogno di tempo per ambientarsi in un campionato tanto diverso da Premier League e Liga e con una squadra che tende a far fluire l’individualità nella forza e coesione del gruppo. La pausa delle Nazionali arriva al momento giusto per poter cominciare sin da subito ad adattarsi a questa mentalità, lavorando sotto i consigli di Allegri e sperando di riuscire a trovare tregua dall’invadente pressione mediatica italiana e internazionale. Un’attenzione estenuante, che si è trasformata più in una gabbia che in un incentivo a confermarsi anche sul campo persino per un giocatore abituato a stare sotto i riflettori.

Ad aver lasciato sorpresi i tifosi è stata anche la gestione di Dybala in queste prime battute del campionato. Le due panchine di fila per la “Joya”, giustificate per ragioni tattiche, fanno rumore: Allegri fatica a vederlo nel 4-3-3 per paura di perdere equilibrio e i segnali ottenuti dalle prime tre gare della stagione hanno premiato il tecnico livornese. All’argentino non resta che attendere giorni migliori, anche in vista degli appuntamenti di Champions League che costringeranno i bianconeri a cambiare con più frequenza gli elementi in campo. Ma Allegri ha fatto capire di non sentire affatto il peso di lasciare in panchina uno dei nomi più illustri della rosa: la priorità resta schierare una formazione adatta a tutte le circostanze, con una forte identità e capacità pratica. E il campo, finora, gli ha dato solo ragione.

 

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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