De Laurentiis e il Top Player. Si chiama Bari

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Poche ore fa è arrivata l’ufficialità del nuovo corso del calcio a Bari: il sindaco Decaro ha scelto la cordata guidata da Aurelio De Laurentiis per ripartire dalla D, dopo un’estate complicata per la piazza biancorossa. L’inserimento del patron del Napoli è arrivato a stretto giro e ha avuto la meglio su altre 10 richieste, tra cui anche gruppi di imprenditori pugliesi e due società con a capo Enrico Preziosi e Claudio Lotito.

Sicuramente un esperto nel campo delle rinascite sportive, come quella dei partenopei che nel 2004 si ritrovavano senza alcuna organizzazione e costretti a ripartire dalla Serie C. Un imprenditore navigato che conosce i rischi d’impresa ed è tra i migliori, nel mondo del calcio, a gestire finanziariamente un club, senza sperperare e con vigile attenzione al guadagno costante. Una scelta oculata, quella di andare a prendersi la proprietà del(la) Bari, con ottimo prospetto sulla programmazione futura: una piazza importante nel nostro calcio, una gran voglia di riprendersi il posto che le spetta per tifo e tradizione, la possibilità di far vestire il biancorosso a giovani di prospettiva, adocchiati e tesserati con il Napoli.

Ma soprattutto la possibilità, in ambito economico, di fare un investimento minimo e capitalizzarlo al meglio nel corso di pochi anni. Ma, a proposito di questo, si aprono scenari variabili all’orizzonte. Proiettiamoci in un recente futuro e diciamo che la tabella di marcia suggerita dal proprietario della Filmauro venga rispettata. Avremmo un Bari in Serie C nel giro di una stagione, a questo punto cosa accadrebbe? De Laurentiis sarebbe costretto a cedere il 51% della proprietà mantenendo lo status di “Patron” (vedi Lotito), ma a chi cederebbe? A qualcuno pronto a utilizzare comunque i suoi capitali o a qualche altro già presente in questa fase, che vuole una sua autonomia e manterrebbe presidenza e oneri principali sul piano economico? Molto probabile la prima soluzione, la più semplice e conveniente per il “DeLa”, soprattutto se i piani calcistici dovessero rispettare la tabella di marcia di una rapida scalata in pieno stile Parma.

Ma se il Bari nel giro di poche stagioni e sotto la proprietà De Laurentiis dovesse arrivare in Serie A, cosa accadrebbe? Qualsiasi partecipazione con una doppia società sarebbe da eliminare, quindi (in tal caso) vendere il Napoli o il Bari? Nonostante la risposta possa apparire scontata gli scenari effettivi potrebbero esserlo meno. Il Napoli, preso praticamente a costo zero (come il Bari), potrebbe fruttare diverse centinaia di milioni da una futura vendita, proprio perché società solida dal punto di vista finanziario, affermata a livello europeo e con milioni di tifosi sparsi per il mondo. Il Bari, ovemai ci fossero acquirenti fin qui non pervenuti anche a causa dei debiti ingenti delle casse societarie, varrebbe di meno appena arrivato nella massima serie. Una “plusvalenza” (chiamiamola così, in modo improprio) decisamente a favore di una cessione del club azzurro. Questo aspetto appena spiegato è preso decisamente sottogamba in queste ore ma comunque stentiamo a credere che De Laurentiis possa voler vendere il Napoli.

I tifosi di entrambe le piazze stanno a guardare, sorpresi e incerti che questo investimento possa essere da giovamento sia per gli uni che per gli altri. La rivalità tra le due tifoserie non facilità, inoltre, una lucida lettura. Ma le sensazioni non sono perlopiù univoche, si uniscono fattori diversi a non accettare né criticare in toto questa novità: i tifosi biancorossi vedono nella nuova proprietà la solida certezza di riconquistare le posizioni che contano del calcio italiano, con la netta sensazione di poter essere, però, abbandonati alle soglie della massima serie; quelli azzurri vedono il proprio presidente ancora più distratto del solito, dopo i mancati rinforzi nei mercati invernali, quando il Napoli era in lotta per lo scudetto, e un’apparente lentezza a chiudere colpi che la piazza intera desidererebbe per ambire a qualcosa di più della zona Champions. Ma capiscono che il Bari potrebbe essere un’ottima piazza in cui, nei campionati inferiori, far crescere i nuovi talenti partenopei. Comprendiamo però che, nell’estate di Cristiano Ronaldo alla Juventus e di un’Inter gran protagonista del calciomercato, i tifosi del Napoli avrebbero preferito ottenere altre notizie dal proprio patron, l’acquisto del terzino per esempio, con uno dei suoi immancabili tweet, o il meno realistico top player in attacco (vedi Cavani o Benzema).

De Laurentiis ha già annunciato che, per evitare la cessione di uno dei due club, cercherà di far cambiare le regole prima di arrivare al bivio. Noi riteniamo che nel calcio la regola di non avere due società nella stessa categoria sia sacrosanta, una delle poche che non andrebbe intaccata. Ma si sa, il “DeLa” è un visionario, diretto e spontaneo, tanto incline all’ottima gestione dei capitali quanto poco in quella delle dichiarazioni sui massimi sistemi.

 

Vito Coppola
Vito Coppola
Telecronista e opinionista radio/TV, già a SportItalia e addetto stampa di diverse società. Non si vive di solo calcio: ciò che fa cultura è la fame di sapere, a saziarla il dinamismo del corpo e del verbo.

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