Finalmente

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Fernando José Torres Sanz è stato uno dei calciatori più forti nella storia dell’Atlético Madrid. Ne è stato e ne è uno dei simboli: predestinato, esploso prestissimo, emigrato verso lidi più ricchi e sfide sportive di maggior spessore rispetto a quelle offerte dai Colchoneros.

Non è più, chiaramente, il fenomeno trascinante di un tempo. L’età – classe 1984, anche se 33 anni non glieli daresti mai – e l’esperienza accumulata altrove lo hanno cambiato, eppure il suo ritorno a casa, in quella maglia rojiblanca tanto amata e rimpianta, nostalgica al solo pensarci, aveva fatto sognare un po’ tutti noi.
Un ritorno, il suo, in qualche modo diverso dai tanti ritorni alla moda di questi ultimi anni, anche in Italia. Nè Kaká né Shevchenko, al momento del loro fugace e non esattamente indimenticabile rientro al Milan, ci hanno fatto toccare le corde emozionali di questo nuovo Niño, finalmente premiato con un trofeo continentale con la maglia del club in cui è nato e cresciuto. E l’Europa League, troppo spesso bistrattata, ha offerto a questa stella un’ultima occasione per sorridere.


Ce lo ricordiamo, Torres, quando era davvero forte. C’è stato un momento in cui, assieme forse a Ibrahimović e Rooney, ti dava proprio quel senso di onnipotenza. Tutto poteva, appunto, e tutto gli riusciva bene, decisamente. Ad Anfield andava, citando un Massimo Marianella d’annata, come un torero, sotto la Kop.
Come solo lui sa fare, sì.

Quel Fernando Torres lì, lo riconosciamo, non c’è più da tempo. Il fisico e il passaggio al Chelsea ne hanno scalfito potenza e (onni)potenza ma resta il ricordo di certi colpi. E di un’abnegazione sempre massima, con la maglia del Liverpool così come con quella della Spagna.
Nel sorriso, nella gioia di quel trofeo sollevato al cielo di Lione, lo abbiamo riconosciuto. Ed è stato come tornare indietro nel tempo.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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