Una Juve senza Allegri, Allegri senza la Juve: una sfida affascinante, ma non necessaria

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È stata un’altra notte di festeggiamenti per la Juventus, fresca vincitrice della quarta Coppa Italia consecutiva e ormai decisa a prolungare le celebrazioni fino a domenica, quando proprio all’Olimpico potrebbe arrivare anche la vittoria aritmetica di uno Scudetto già in tasca. In una stagione più turbolenta rispetto al previsto, con un’avversaria per il titolo come il Napoli rimasta in piedi quasi fino all’ultimo e con prestazioni non sempre convincenti, i bianconeri, alla fine dei conti, hanno fatto ancora bottino pieno in Italia, confermandosi la squadra più matura, pratica e dalle maggiori risorse a disposizione in rosa di tutta la Serie A. Resta ancora aperta la ferita Champions League, con quell’impresa sfiorata al Santiago Bernabéu che ancora grida vendetta e che costringe la Vecchia Signora a dover continuare a lavorare per trovare finalmente il successo anche in Europa; ma, intanto, la “doppietta tricolore” che in tanti continuano a considerare in maniera fin troppo superficiale come cosa scontata all’inizio della stagione è stata conquistata.

Finita la festa, però, arriverà l’inevitabile momento in cui Allegri e la dirigenza dovranno sedersi a un tavolo e decidere il futuro. Da una parte, l’opzione di dare continuità all’avventura a Torino, dando il via a un nuovo, inevitabile ciclo con volti freschi e addii sofferti, ma ormai necessari per fare un tentativo di salto di qualità (da Buffon a Barzagli, da Marchisio a Khedira). Perché i successi conquistati alla fine non possono cancellare quei segnali di cedimento sul piano del gioco che in questa stagione sono costati punti importanti, costringendo spesso i bianconeri a fare gli straordinari sul piano mentale per compensare prestazioni altalenanti, o risultanti-shock come il 3-0 subito in casa contro il Real Madrid. Dall’altra, aprire a un’ipotesi che farebbe cominciare una nuova sfida per entrambe le parti: la Juventus senza Allegri e Allegri senza la Juventus.

È quest’ultima la soluzione che si sta ventilando soprattutto in Inghilterra: in Premier League si è già liberata la panchina dell’Arsenal e tra poche settimane dovrebbe arrivare anche l’addio di Conte al Chelsea. Due società con organizzazioni e stili (di gioco e di gestione della squadra) completamente diversi, ma entrambe due piste affascinanti per il tecnico livornese in uno dei campionati più avvincenti al mondo. Vero, due squadre per il prossimo anno saranno senza Champions League, almeno per quanto riguarda i Gunners, che più dei Blues potrebbero sentire il desiderio di affidarsi nelle mani di un tecnico di ottima esperienza internazionale per alleggerire il peso dell’eredità lasciata dai 22 anni di Wenger. Ma restano delle opzioni straordinarie per intraprendere dei percorsi con due società ai vertici europei soprattutto sul piano economico: una sfida per se stesso, per mettersi alla prova, senza fare nessun passo indietro rispetto alla situazione attuale.

E che ne sarà della Juventus senza il tecnico che ha permesso la vittoria di (quasi) 4 titoli di fila? Quanto c’è del tecnico livornese nei risultati ottenuti in questi anni e quanto è dovuto a una dirigenza ben organizzata e che può contare su delle solide basi economiche? Sono le domande che tanti tifosi, bianconeri e non, si stanno ponendo ora davanti alla prospettiva di un suo addio al termine della stagione. E se da un lato resta ancora e resterà anche in futuro il fattore vincente di avere una società molto forte alle spalle, riuscire a sostituire Allegri resterà un compito non semplice, a prescindere da chi arriverà. Il fiuto per tanti cambi spesso risultati decisivi per una vittoria, il coraggio di rischiare soluzioni apparentemente azzardate (l’ultima, Cuadrado in versione terzino destro), l’abilità di mantenere il più compatto possibile un gruppo variegato e con personalità forti per arrivare al fine ultimo del successo: tutte qualità che hanno permesso all’ex Milan di far confermare la sua squadra ai vertici del calcio italiano e di riportarla tra le grandi potenze di quello europeo, facendosi così molto apprezzare anche all’estero. Insomma, l’eventuale eredità lasciata da un addio di Allegri sarebbe un fardello che non tutti potrebbero permettersi di trasportare sulle spalle.

Davanti alla Juventus e al suo allenatore, insomma, si aprono le porte di una nuova sfida. Affascinante? Certamente, perché sarebbe un test per entrambi per capire se possono fare a meno l’uno dell’altro. Auspicabile? Forse, perché i bianconeri di quest’anno hanno fatto storcere il naso a molti tifosi di calcio per il loro gioco e i tanti rischi presi e l’impressione è che, spesso, per dare vita a un ciclo nuovo serva anche un volto diverso in panchina. Necessaria? No, perché i bianconeri sono riusciti ancora una volta a vincere, almeno in Italia, dimostrando la superiorità del proprio modello (rispetto al Napoli, per esempio, nella gestione dell’intera rosa) e aprendo a un possibile rinnovamento in estate per migliorare ancora in vista del prossimo anno. Tradotto, Allegri ha fatto il suo compito, i rapporti con la società sono ottimi e con lui ancora ci sono margini per lavorare bene. Ma certe cose le possono sentire e decidere solo i diretti interessati: ecco perché, con l’avvicinarsi della fine della stagione, cresce sempre di più la curiosità per scoprire il futuro a Vinovo. E se Juve e Allegri sono davvero pronti per far separare le proprie strade.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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