Zurigo in finale: Canepa ha vinto anche questa volta

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Lo Zurigo ha raggiunto, come vi abbiamo raccontato ieri sera, per la seconda volta nelle ultime tre edizioni, la finale di Coppa svizzera: un risultato non così scontato, viste le turbolenze delle ultime settimane, che avevano portato al licenziamento del tecnico Uli Forte.

Ancora adesso, non è chiaro cosa sia accaduto sulle rive della Limmat: la squadra veleggiava, infatti, al terzo posto in campionato, e si accingeva a giocare la semifinale di Coppa. Ancillo Canepa (nella foto), presidente del club, esperto uomo di calcio, ha però preso questa decisione improvvisa, tra le perplessità di molti addetti ai lavori. Tuttavia, i fatti (almeno per ora) gli hanno dato ragione: vedremo cosa accadrà in primavera, una stagione che, per il club tigurino, sarà caldissima.

La partita, dunque. Diciamo subito che non è stata al livello dell’altra semifinale, sia a livello d’intensità che di qualità del gioco espresso da entrambe le compagini: tuttavia, specialmente nei minuti finali, ha saputo creare quella tensione e quell’atmosfera da “dentro o fuori” in partita secca che rendono questa competizione amatissima (e a ragione, dobbiamo dirlo) dagli appassionati elvetici.

Premesso questo, la vittoria è arrivata alla squadra che l’ha cercata con più voglia, che ha attaccato di più, e che ha creato più occasioni, anche se il Grasshopper, dal punto di vista della qualità e del palleggio, non ha demeritato. Per vincere, però, serviva più grinta: e i ragazzi di Magnin ne hanno messa in campo a badilate, lottando caparbiamente a centrocampo, e risolvendo la contesa nei minuti finali, con un’azione dove hanno davvero buttato dentro tutto quello che avevano. L’undici di Yakin, invece, pur avendo a nostro parere un livello tecnico superiore nei propri interpreti, tende ad aspettare e ripartire: e non sempre il giochino funziona.

Pensare che le cose si erano messe subito bene, per le Cavallette, passate in vantaggio, nei primi minuti, con un gol davvero pregevole (in fase di esecuzione), all’11’, da parte di Lavanchy: il quale attaccante non è, ma ha dote tecniche superiori alle media di buona parte dei giocatori militanti nel massimo campionato svizzero.

La strada sembrava spianata, a quel punto, per l’undici di Yakin, che sa gestire queste situazioni nel migliore dei modi. Invece, è venuta fuori la cattiveria agonistica dello Zurigo, che ha raddrizzato la situazione 11′ più tardi, con una rete che ha messo in evidenza tutta la grinta che il nuovo allenatore ha trasferito al gruppo. La sfida, anche per le indubbie capacità tattiche soprattutto del Grasshopper, non ha regalato più nulla nella prima frazione.

Nella ripresa, la trama dell’incontro è stata la medesima: tuttavia, negli ultimi minuti, lo Zurigo ha buttato nella mischia qualcosa in più, e i concittadini non hanno avuto il guizzo necessario per fare male nelle ripartenze. La rete finale di Brunner, proprio sotto la curva dei propri tifosi, alla fine, è stato un premio meritato.

La squadra di Canepa, dunque, raggiunge la finale di Coppa svizzera, la seconda in tre anni. Il presidente, insomma (anche se non esiste la controprova che, con Forte in panchina, le cose sarebbero andate diversamente), sembrerebbe avere indovinato la mossa, con l’avvicendamento in panchina, nonostante l’esordio (con sconfitta) nel derby (questa volta di campionato) di domenica scorsa da parte di Magnin.

Vedremo cosa succederà, in primavera. La squadra tigurina, infatti, è in piena corsa, in campionato, per un posto in Europa, e vanta un organico di tutto rispetto, con un attacco e un centrocampo di qualità, una difesa arcigna (anche se ha preso, ultimamente, qualche gol di troppo) e, in generale, un grande impatto fisico (Frei e Dwanema davanti e Pa Modou dietro, per fare dei nomi).

Se il nuovo allenatore, uomo grintoso e di spogliatoio, dovesse trovare la quadra tra i reparti, registrando la retroguardia, i biancoblù diventeranno indigesti per tutti, Young Boys compreso, che se li troverà davanti a maggio, per una finale inedita in 92 anni di storia della competizione, e che appare tutt’altro che scontata. E allora, capiremo se il presidente Canepa avrà avuto l’intuizione giusta, o se (come due stagioni fa, quando allontanò Urs Meier e affidò la squadra all’inesperto Hyypiä, che contribuì non poco alla retrocessione) la sua mossa non darà i risultati sperati.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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