Abbraccia il tuo destino!

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Patrizio Solitano non si aspetta il ritorno a casa del figlio omonimo. È infatti andata sua moglie a prenderlo al centro di recupero, dopo otto mesi di quello che è nient’altro che un manicomio. A Pat Junior non piace più la domenica: non lo rallegra più la lasagna preparata dalla genitrice e nemmeno la partita dei Philadelphia Eagles. Il padre, ora che ce l’ha di nuovo a casa, è contento: è il suo talismano, come i telecomandi sul tappetino con il logo dell’aquila, il cardigan anni ‘60 verde e bianco, le chele di granchio, gli stuzzichini.

Questo l’inizio di “Silver Linings Playbook”, film del 2012 con Bradley Cooper e Robert De Niro. La lotta contro i demoni mentali di Junior passerà attraverso gli Eagles, le risse fuori dallo stadio (al quale Senior non può nemmeno più avvicinarsi), una nuova ragazza, uno strizzacervelli irreprensibile che la domenica si trasforma anch’egli in uno scatenato aquilotto. La battaglia è quella di una intera classe sociale, di livello medio-basso borghese, che attende il riscatto della domenica, la catalizzante vittoria contro i New York Giants per raggiungere i Playoff.

Nella vita reale, la situazione non è così diversa. Chiedetelo ai supporter dei Vikings, che due domeniche fa a Philadelphia si sono presi le lattine lanciate dagli avversari e una valanga di sfottò. Come a fine partita, dopo che Nick Foles li aveva demoliti con 35 punti segnati, e si sono dovuti subire la loro stessa esultanza, con coro modificato da “skol” in “Foles”. Insomma, se state cercando la squadra dell’aristocrazia statunitense, state lontani dalla città dell’amore fraterno.

Nick Foles, comunque andrà domani notte, sarà l’uomo del destino per gli Eagles. Disoccupato a marzo, poi firmato da Phila per sostituire il secondo anno Carson Wentz qualora fosse servito. Wentz nel 2017 gioca alla grande, è lui l’MVP della stagione e il messaggero del popolo neroverde. Colui che recapiterà il Vince Lombardi a tutti i Solitano di Philly.
Ma il destino aveva altri piani: salta il ginocchio e Foles si ritrova a portare avanti il carrozzone.
Falcons battuti, a sorpresa. Vikings come detto devastati, ancora più a sorpresa. Foles è come Pat Junior, al posto giusto al momento giusto. La domenica inizia a piacergli nuovamente. Basta complessi di inferiorità, gli Eagles sono il crack del football e vanno al cinquantaduesimo Super Bowl.

Super Bowl: due parole familiari per chi tenterà di togliere l’estremo riscatto al proletariato della Pennsylvania. Tom Brady e Bill Belichick sono ancora lì, così come tre anni fa e l’anno scorso. Come otto volte da quando collaborano. Il quarterback e il suo head coach, più forti di tutto e tutti, incastonati nella leggenda dello sport mondiale come la più grande squadra di sempre. Gioielli che, lo dicevamo l’anno scorso di questi tempi, dividono aspramente sostenitori e detrattori. Sanno che vinceranno, che da lunedì ci sarà il sesto Vince Lombardi a Foxborough.

Non credono sarà facile, non lo è mai.
Philadelphia è una grande squadra, assomiglia molto a quei Seahawks che distrussero i Broncos qualche anno fa nella finale delle finali. Se c’è un pertugio, una speranza di vittoria, ci si infileranno. Il problema è che contro i Patriots il varco è un’illusione. La stessa che ha la classe operaia di giungere in cima, la stessa che ha Pat Junior di recuperare il rapporto con sua moglie dopo aver picchiato a sangue l’uomo con cui lo tradiva.

Pat deve necessariamente voltare pagina, e nel film lo farà. I Philadelphia Eagles l’hanno fatto l’anno scorso assumendo un nuovo head coach e scegliendo Wentz al draft. Ma per una squadra come loro vincere il Super Bowl senza soffrire, senza che però il destino alla fine arrida loro, non è pensabile. Ci voleva l’infortunio del quarterback titolare, ci voleva un’ultima grande occasione per il sottovalutato Foles.

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Patrizio Senior, disperato perché il figlio vuole andare a correre invece che guardare la partita con lui, gli dice, per trattenerlo davanti alla televisione: “Pat, abbraccia il tuo destino!”

Nick, fallo anche tu.

Dario Alfredo Michielini
Dario Alfredo Michielini
È convinto la vita sia una brutta imitazione di una bella partita di football. Telecronista, editorialista, allenatore. Vive di passioni quindi probabilmente morirà in miseria. Gioca a golf con pessimi risultati; ma d'altra parte, chi può affermare il contrario?

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