Il meno fumoso che c’è

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E dunque?

Abbiamo già deciso che Coutinho, che immagino ci siamo sforzati di veder giocare ogni settimana in campionato, non è un fuoriclasse? Siamo maestri, in queste cose. Non ci stupiamo di ciò.

Patriottismo calcistico, o non saper andare oltre il proprio orticello. Entrambe le cose, magari. Perché Cou, che si è infilato con carisma una n. 10 del Liverpool anche discretamente pesante, ha fatto cose straordinarie in questi anni ad Anfield.

Intuizione di un Brendan Rodgers tradito dallo scivolone di Steven Gerrard proprio lì, sul più bello, ha inciso sin dal primo giorno: il tocco di chi vede calcio, una completezza nella capacità di giocare in più ruoli e sempre ad alto livello.

Ciò che impressiona, del suo quadriennio coi Reds, è la tenuta mentale, oltre ad aver dato sempre del tu al pallone. Pragmatico, per nulla fumoso, concreto e letale. Gol e assist, specialmente nella versione più bella (e illusoria) del Liverpool di Rodgers, come in quella ovviamente estrosa e offensiva di Jurgen Klopp.

Coutinho, nonostante la pressione, ha tenuto mentalmente. Una roccia, folletto duro a morire è vero leader per i compagni. Non un condottiero tutto proteste e falli duri, ma uno di quelli capaci di lead by example, come si dice da quelle parti.

Tutto ciò unito, sul campo, da doti tecniche e visione/i di gioco fuori dal comune. Che consegnano al Barcellona uno dei giocatori offensivi più frizzanti e imprevedibili d’Europa.

Qualcuno gli chieda scusa.

Qualcuno si degni d’ora in poi di seguirne le partite.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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