Milan più fresco e di cuore, all’Inter serve una boccata d’ossigeno: riflessioni di un Derby brutto ma intenso

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A Milano non c’è stato nemmeno il tempo di riprendersi dal cenone di Natale e di rientrare dalle vacanze che è già arrivato il momento di un’altra grande “festa”: il Derby della Madonnina. E la risposta dei tifosi è stata buona, con quasi 50 mila spettatori che, in un freddo e piovoso martedì sera, si sono recati a San Siro per sostenere i propri colori preferiti, nonostante si trattasse soltanto di un quarto di finale di un trofeo così poco sentito come la Coppa Italia. A Milan e Inter, entrambe reduci da un periodo complicato culminato con due sconfitte di fila in campionato contro avversarie decisamente meno blasonate, serviva proprio questo sostegno per provare a raggiungere l’obiettivo che ha reso questa sfida ancora più sentita del solito: aggiudicarsi il Derby e allontanare i fantasmi della crisi.

Alla fine, è stato il Milan a spuntarla grazie a una rete di Cutrone all’ultimo minuto del primo tempo supplementare: intuizione da urlo di Suso per il giovane attaccante che, davanti alla porta, ha saputo trovare la giusta freddezza (e anche fortuna) per battere Handanovič. Un gol da attaccante puro, che testimonia un talento ora da maneggiare con cura per non rovinarlo come accaduto con tanti altri giovani di questi ultimi anni: ma, a oggi, è proprio questo classe ’98, “strappato” alla Primavera e lanciato quasi per caso in prima squadra, uno degli idoli indiscussi della Curva Sud, già chiamata a urlare il suo nome ben nove volte in questa stagione. E quasi sempre per gol decisivi come quello di ieri sera.

E così, in una serata cominciata nello scetticismo generale dovuto all’infortunio di Storari che ha costretto Gattuso a lanciare per la prima volta Antonio Donnarumma (che, fatti salvi i primi minuti e qualche intervento poco ortodosso dovuto alla tensione, si è saputo comportare in buona maniera), i rossoneri si sono riusciti a imporre in una gara certamente non bella sul piano della qualità, ma molto intensa su quello della quantità. Ed è proprio su questo livello che il Milan è riuscito a dimostrare una leggera, ma decisiva superiorità rispetto all’Inter: ha vinto la maggior fame e voglia dei ragazzi di Gattuso, quasi più motivati ed efficaci nelle gare “secche”, rispetto a dei nerazzurri intensi solo a fasi alterne e comunque in generale sottotono sul piano fisico soprattutto nel finale.

Le occasioni clamorose non sono mancate nemmeno per i ragazzi di Spalletti, certamente, e nella ripresa sono stati anche fin troppi gli errori commessi negli ultimi 30 metri: viene difficile, per esempio, definire precisamente dove inizi il merito dell’ottimo riflesso di Donnarumma e il demerito dell’errore di João Mário nel capitalizzare a pochi passi dalla porta la migliore opportunità della gara dei nerazzurri. Ma con il passare dei minuti, senza l’arrivo di una svolta nel risultato, il carburante è cominciato a finire, come accaduto nelle ultime gare: una stanchezza quasi mentale, rimasta nascosta nel filone di vittorie ottenute negli ultimi mesi e ora emersa in maniera impetuosa al primo stop.

Sia chiaro: nulla di irrecuperabile, nonostante in molti stiano facendo passare la crisi dell’Inter come irreversibile. Fino a una settimana fa, persino il Napoli, dopo un momento in cui la squadra aveva dovuto prendere una necessaria boccata d’ossigeno fallendo una serie di gare consecutive, era passato da “l’anno buono” a “ennesimo fallimento di De Laurentiis e Sarri”, prima di tornare a incantare come fatto contro Torino e Sampdoria. Ora è arrivato un evidente momento di pausa in casa dei nerazzurri e starà a Spalletti riuscire a ridare alla sua squadra la praticità e l’ordine necessari per rialzarsi. Anche perché l’eliminazione di ieri sera dovrà far riflettere tutti, dal tecnico fino alla dirigenza, ma non troppo a lungo: sabato c’è la difficile sfida contro la Lazio per difendere il posto in Champions League, un obiettivo che i nerazzurri non possono permettersi di fallire.

E mentre piange la parte nerazzurra di Milano, quella rossonera può finalmente esultare. Le due coppe in cui il Milan è ancora in corsa (Coppa Italia ed Europa League) assumono un significato totalmente diverso alla luce delle delusioni in campionato e, sul piano emotivo, questo significato ha avuto un riflesso evidente sulla prestazione di ieri sera. La vittoria del Derby non risolve i tanti, immensi problemi di una squadra ancora da costruire, ma fa capire a Gattuso che tra i suoi giocatori c’è ancora voglia di combattere per degli obiettivi: un’arma in più da non sottovalutare soprattutto in queste gare a eliminazione diretta. Interessanti anche gli spunti emersi nel 4-3-3 di ieri, in cui il gioco degli esterni (Suso-Abate a destra e Bonaventura-Rodríguez a sinistra) si è rivelato efficace e che potrebbe essere il punto di partenza anche in vista dei prossimi impegni in campionato. Ma, almeno per il momento, lo stesso Gattuso vuole volare basso: bello l’atteggiamento, il senso di appartenenza mostrato in campo, ma la crisi non è ancora superata. E per capire se la vittoria del Derby sarà la svolta anche per la Serie A lo si potrà capire già dal prossimo week-end, con la complicata trasferta al Franchi contro la Fiorentina.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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