La prima fatica di Di Francesco

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Nove anni. Tanto è il tempo trascorso tra l’ultima volta in cui la Roma riuscì a strappare il passi per gli ottavi di Coppa dei Campioni da prima del suo girone. Molte cose sono successe da allora e sicuramente sono già partiti i meme che le ricordano tutte ma quel che ci preme sottolineare è che i giallorossi attuali sono riusciti a mettersi alle spalle non solo il Chelsea, oggi come allora, ma anche l’Atlético Madrid, compiendo quella che è, senza mezzi termini, una bella impresa. Vero, questo inizio di stagione tanto dei Blues quanto dei Colchoneros non è stato particolarmente brillante, anzi, però è indubbio che entrambe le compagini abbiano avuto, specie negli ultimi anni, un rapporto molto più brillante con la Champions rispetto a quello dei capitolini. Senza poi contare le differenze di budget et similia che si tirano fuori a ogni occasione del genere, naturalmente.

Fermandoci al solo aspetto sportivo, la Roma è riuscita a imporsi su due realtà europee ben più consolidate, dimostrando (specie nel doppio confronto coi londinesi) di essere attrezzata per giocarsi alla pari un’eventuale sfida contro squadre con oggettive ambizioni continentali ed è un primo risultato enorme per la nuova gestione di Eusebio Di Francesco il quale, ricordiamo, aveva allenato solo in Europa League fino ad adesso e solo nella scorsa stagione (per un totale di dieci partite, tra l’altro, non trenta).

Incrociando questo successo tardo autunnale con il rendimento in campionato della Lupa, quarta a cinque punti di distanza dalla vetta ma con una partita da recuperare e forte della miglior difesa, non si può proprio dir male di questo inizio di gestione del buon Di Francesco che, anzi, ha saputo invertire completamente la percezione di sé presso tutti quegli scettici che dubitavano delle possibilità di successo del suo progetto.

Certo, il gioco ha faticato parecchio a decollare e, ancora, non si può dire che la Roma sia bella tanto quanto è efficace ma, di norma, in questi casi il tempo è galantuomo (e già adesso siamo a un livello di fluidità incomparabilmente superiore rispetto a quello di metà settembre, per dire). Però è indubbio che i vari correttivi che DiFra sta apportando qua e là col passare delle settimane stiano migliorando i meccanismi: El Shaarawy adattato stabilmente a destra al posto di un Defrel che aveva iniziato da titolare ma non ha mai convinto molto, la ferma convinzione su quanto sia irrinunciabile Perotti a sinistra, il reinserimento di Florenzi condotto alla perfezione, l’integrazione di Kolarov in un sistema che lo esalta e che gli ha tolto otto anni sulla carta d’identità, la gestione delle riserve tipo Ünder, Pellegrini, Gonalons o Bruno Peres, la resurrezione di Gerson. Tutte mosse che non erano affatto scontate ma che l’occhialuto Eusebio ha studiato e messo in pratica senza fare un plissé. E, ovviamente, ha sempre avuto ragione, per adesso.

È evidente che la sottovalutazione della Roma di cui un po’ tutti ci siamo resi responsabili durante la finestra di mercato estiva soprattutto a causa della cessione di Salah (e un po’ di quella di Paredes) più l’addio di Spalletti è stata francamente esagerata. Per adesso, per Di Francesco, questa è già una bella vittoria. Poi, per il futuro, siamo certi che si stia attrezzando…

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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