Il Mondiale? Viviamolo lo stesso

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Non sembra vero ma è così: per la prima volta dopo un’era zoologica, l’Italia non parteciperà alla Coppa del Mondo.

Ci mancheranno: un certo senso di fraternità, i maxischermi in piazza, pizza e birra con gli amici.

Ci mancheranno meno: la retorica su Italia-Germania (l’ultima volta son passati loro, e ci sono superiori in tutto), sulla squadra “messa meglio tatticamente”, un certo esageratamente becero nazionalismo che, strisciante, si affianca un’estate su quattro al normale appoggio e tifo per la Nazionale.

Siamo a pezzi, non lo nego: commercialmente e mediaticamente è una catastrofe, per non parlare degli aspetti emotivi e sentimentali.
Eppure, approfittiamone: facciamo pizza e birra con gli amici per puro amore del calcio e non solo per il tifo. Osserviamo i migliori, o chi perlomeno migliore di noi è stato: dove e in cosa siamo mancati, in cosa e come si sono fatti preferire. Appassioniamoci alle loro storie, i loro giocatori, i loro campionati. Leviamoci di dosso un po’ di supponenza: studieranno tattica anche a Madrid e Berlino, non solo a Coverciano.

Viviamoci il Mondiale per quello che è: una grande manifestazione sportiva, la più grande del calcio.

Costruiamoci, ‘grazie’ a questa eliminazione azzurra, un 1% di razionalità in più nell’analisi. Ci servirà per ripartire più forti di prima.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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