#dallaprimaallasesta. Moto Gp: Marquez campione a Valencia, ma Dovi merita solo applausi

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Dalla prima alla sesta. Sei cambi di rapporto, sei velocità diverse, sei protagonisti e sei chiavi di lettura.

1) Márquez. Terzo posto finale e sesto titolo in bacheca, il quarto negli ultimi cinque anni di Moto GP. Si parlava di leggende legate al motor sport appena una settimana fa e su queste stesse righe, considerando che siamo davanti ad un classe ’93 aprite, a vostro piacimento, le porte dell’immortalità ad un giovane aspirante che domina, impressiona e diverte (vedi quasi caduta al giro numero 23 di Valencia) come pochi altri interpreti a due ruote prima di lui. Da migliorare? Giusto i festeggiamenti post titolo, con un dado apparentemente truccato che rotola nella direzione sperata. Ma sarebbe troppo, anche per lui.

2) Dovizioso. Il bilancio e i numeri, conclusivi, di questo 2017 sono di quelli da provarci e riprovarci nelle stagioni a seguire. L’eleganza di un sorriso strozzato dall’amarezza una volta rientrato nei box, ed una carta d’identità non proprio in linea con quella dei suoi avversari, fanno traspirare qualche piccolo dubbio in più. Lorenzo l’ha murato per troppi giri, Marquez gli ha dato l’illusione di poterci credere prima di schiantarlo a suon di staccate. Il Dovi resta l’eroe immortale, anche lui, di questo campionato. Un orgoglio tutto italiano da tifare al di la dei colori.

3) Pedrosa. Il ruolo marginale del “ah, ma alla fine ha vinto lui?” dell’ultimo atto di un mondiale così incerto e spettacolare spetta a Dani. Tuttavia la gara valenciana del pilota numero due del team ufficiale Honda è tatticamente da incorniciare. Nei primi giri difende Marquez da rischi (pochi) e brutti pensieri, nella fase centrale marca Zarco e nel finale scippa con puro talento ed opportunismo al francese la sua prima vittoria in Moto Gp. Bravi Dani, eterno secondo ma pur sempre campione.

4) Lorenzo. Il feeling con il circuito è ottimo, quello con la Ducati Desmosedici è migliorato e non poco nelle ultime gare della stagione. Rimane da analizzare il suo rapporto con i tifosi italiani, che ancora una volta, ancora a Valencia (come due anni fa), l’hanno messo sulla graticola per non aver fatto la “seconda guida”. Lui si è difeso dicendo che stava cercando di “trainare” Dovizioso verso i primi, la verità è che un cinque volte campione del mondo difficilmente si accontenta di fare il gregario. E il messaggio di Jorge, in tal senso, è sembrato chiarissimo.

5) Le Yamaha. L’infortunio di Rossi, l’involuzione di Viñales, gli altri che volano e i problemi di assetto a tratti quasi imbarazzanti. L’appendice finale di questa stagione ha vissuto (anche) un’assenza talmente rumorosa da non poter passare inosservata. L’ultimo successo lo scorso 25 giugno ad Assen firmato Valentino Rossi, da quel momento in poi solo e semplici spettatori nel duello Honda-Ducati, con Zarco e la sua M1 clienti a salvare quel che si poteva.

6) Zarco. Terzo podio stagionale, il secondo consecutivo, una crescita evidente e il sesto posto finale in campionato che alla prima stagione in Moto Gp (e che stagione!!) può rappresentare un più che valido biglietto d’ingresso nell’Olimpo dei grandi. Il ventisettenne Johann da Cannes deve ancora migliorare in termini di gestione della gara, a partire dalla scelta di gomme e traiettorie. A Valencia passi avanti in tal senso, ma tuttavia non sono bastati per evitare di farsi infilare da Pedrosa a poche curve dalla bandiera a scacchi.

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