L’ultima chiamata

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Il “grande” giorno è arrivato. Virgolettato d’obbligo visto che stiamo parlando della partita di ritorno di uno spareggio che l’Italia non ha praticamente mai dovuto affrontare nella sua storia calcistica per arrivare alla fase finale di un Mondiale. Dopo la sconfitta nella partita di andata però, quella di San Siro è diventata la partita più importante, oltre che della carriera di Gian Piero Ventura, degli ultimi anni per l’Italia. Questo perché un risultato negativo sarebbe il più catastrofico degli ultimi cinquant’anni. Un risultato positivo sarebbe invece semplicemente pura normalità.

Non era difficile prevedere come avrebbe giocato la Svezia, una Nazionale dall’identità tattica molto forte e capace di fare poche cose ma bene. Le previsioni ella vigilia dicono che Ventura sia pronto a cambiare modulo e a passare dalle certezze che pensava di avere col 3-5-2 al 3-4-3. Scelta probabilmente che si doveva fare anche a Stoccolma visto il momento di forma di Insigne ed El Shaarawy, ideali in questo caso nel formare il tridente offensivo con Immobile. A loro a nostro parere dovrà spettare il compito di scardinare la roccioso retroguardia scandinava a Milano. La prudenza di un modulo “sicuro” come quello scelto all’andata non ha però impedito alla Svezia di fare la partita che voleva, cosa che non dovrà succedere questa sera. I gialloblù anche questa volta lasceranno la costruzione del gioco ai difensori italiani, preoccupandosi molto di più di chiudere gli spazi e di accorciare le distanze dal centrocampo in su. Venerdì questo ha fatto sì che l’Italia non riuscisse praticamente mai a entrare in modo pericoloso nell’area di rigore avversaria. La zona centrale era infatti sempre coperta attentamente dal 4-4-2 padrone di casa.

 

L’Italia ha mostrato difficoltà sia nel trovare i riferimenti per uscire dalla pressione quando gli svedesi si alzavano nella metà campo azzurra (la gestione del possesso che porta alla rimessa laterale decisiva vale come esempio più illuminante), sia nel trovare spazi all’interno del blocco svedese posizionato sulle tre classiche linee del 4-4-2 che occupano il centro e indirizzano la manovra avversaria sulle fasce. Il fatto di avere Insigne ed El Shaarawy (anche se Ventura potrebbe optare per Candreva in questo ruolo al posto del romanista) potrebbe infatti costringere la Svezia a preoccuparsi di più anche dell’uno contro uno sulle fasce, cosa mai accaduta alla Friends Arena.

 

Insigne, però, ha bisogno di un sistema di gioco adatto a lui per esaltarsi: non è il tipo di giocatore che può risolvere le partite in ogni posizione. A Stoccolma è entrato in campo in un ruolo assolutamente non suo e si è visto come non fosse convinto della posizione. A San Siro Ventura dovrà subito metterlo in condizione di poter essere incisivo dai primi minuti. Fondamentale sarà infatti sbloccare la gara nel primo tempo, sia a livello mentale che di gioco.

Appurato che le due punte insieme (di cui una, Belotti, appena rientrato da un lungo infortunio e assolutamente non in condizione) non hanno minimamente scalfito la difesa svedese, pare ovvio che il tridente sia a questo punto l’unica soluzione a cui affidarsi per andare in Russia.

 

Anche a Milano il gioco della Svezia sarà improntato sulla fisicità dell’undici titolare (identico a quello di Stoccolma col solo ingresso di Lustig al posto di Krafth) e sulle doti atletiche dei due attaccanti Berg e Toivonen per raccogliere i lanci lunghi della difesa. Per evitare questo bisognerà impedire ai difensori di lanciare il pallone in avanti in libertà andandoli ad aggredire per costringerli all’errore. E questo dovrebbe sicuramente essere più semplice con un modulo come il 3-4-3 rispetto al 3-5-2.

 

Gli Azzurri dovranno fare la loro partita trovando il modo di far risultare decisiva la maggior tecnica rispetto alla fisicità degli avversari e scardinando le certezze di un “mono-sistema” come quello svedese. A Stoccolma la Svezia sapeva bene cosa fare e come farlo, l’Italia no. A Milano dovrà essere il contrario; la squadra di Ventura infatti non avrà tempo da sprecare quindi le idee dovranno essere chiare dal primo secondo di gioco.

L’ex allenatore del Torino dovrà dimostrare di aver saputo trovare gli accorgimenti giusti per sfruttare le debolezze svedesi. Pur con l’inferno alle porte infatti, l’Italia ha tutte le capacità per ribaltare il risultato e, nonostante il risultato avverso dell’andata, resta tra le due la favorita per andare in Russia.

Riccardo Bozzano
Riccardo Bozzano
Nato a Genova, dove vive attualmente. Ama molti sport tra cui basket, calcio, football americano e tennis. Segue il calcio italiano, europeo e sudamericano, con una forte passione per il campionato argentino.

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