Russia 2018 – La Spagna si è evoluta

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O tu che vieni al doloroso ospizio“: sembra l’avvertimento di Minosse a Dante e invece è il mio a voi lettori. Siamo all’inizio del settimo girone dell’Inferno (detto anche girone G), qui la pena per i peccatori è confusione e scarse idee di gioco: c’è la temibile Furia Roja ad infliggerla, costringendo l’Italia a passare da quel tunnel sotterraneo chiamato play-off per arrivare alla collina della fase finale.

Nove vittorie su dieci per gli uomini di Lopetegui, l’unico pareggio è quello contro gli azzurri a Torino il 6 ottobre 2016: sempre schiacciata, l’Italia paga nella ripresa un grave errore di Buffon, con Vitolo libero di appoggiare in rete il pallone del vantaggio; poi il pareggio all’82’ di De Rossi su rigore e 1-1 finale. Peccato che la Spagna ci pigli a pesci in faccia al ritorno di Madrid: attaccano quasi sempre loro e un mostruoso Isco ne infila due durante il primo tempo, Morata ci fredda al 77′ e il 3-0 è servito.

Sono queste due, ovviamente, le partite chiave del girone G. Perché erano queste due, ovviamente le erano, le pretendenti al primo posto. È Madrid a consegnare alla Spagna le chiavi per l’accesso diretto alla fase finale del Mondiale di Russia 2018. La Roja segna molto più di noi (36 gol contro 21) e subisce meno di noi (3 gol subiti contro 8), merita abbondantemente il passaggio del turno vincendo un girone che, è giusto segnalarlo, hanno maledetto anche loro. Una delle due doveva andare ai play-off ed è toccato a un Italia troppo indietro rispetto agli iberici, o forse troppo indietro e basta.

Lopetegui non fa distinzioni tattiche o voli pindarici nella scelta dei calciatori da convocare e la scelta paga, la Spagna ha evoluto il suo modo di giocare, ora è più rapido e meglio accordabile al ruolo della punta. Attenzione: non voglio dire che questa squadra sia migliore di quella che tutti temevano sette o otto anni fa, semplicemente il gioco è stato mutato sulla base di quello stile. Le ali sono diventate più offensive, meno attente all’inserimento arretrato e alle sovrapposizioni dei terzini e più avide di tagli in area e di ricerca del tiro. Questo anche perché il modulo negli anni è cambiato e con Lopetegui si è stabilizzato in 4-2-3-1, formazione indispensabile per continuare a spingere sulle fasce e avanzare il fuoriclasse che è diventato Isco.

Poi c’è la punta centrale, che era diventato un pallino di tutti i commissari tecnici della Spagna. Hanno provato credo l’intero Barcellona come falso nueve, poi si sono accorti di Diego Costa (che però ha sempre deluso). Morata è la vera rivoluzione, una punta rapida e abituata al gioco tipico della Nazionale: non un perno centrale di boa, ma un attento finalizzatore. E se non c’è lui c’è Aduriz e c’è Rodrigo e poi c’è sempre Diego Costa.

Così è cambiata la Spagna in questi due anni di Lopetegui, attenzione: non voglio dire che questa squadra sia pronta a tornare sul tetto del mondo, ma sicuramente ha vinto il proprio girone con merito e ha trovato nuovamente una quadratura di modulo adatta a sé e ai suoi giocatori. Russia 2018 ha una nuova pretendente tutta roja e il tandem Isco-Morata può veramente comporre, forse un po’ a sorpresa, un cast da premio finale.

Lorenzo David Salvadori
Lorenzo David Salvadori
Nato nel 1997 a Negrar (VR), studente prossimo alla vita universitaria. Appassionato di calcio, amante dei grandi numeri 10, della lettura e della buona musica, specie se a interpretarla è Samuele Bersani.

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