Maledetto tempo che passi

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Ci sono giocatori che credi immortali. Li vedi calcare i campi di tutto il mondo e non riesci a pensare a un calcio privo del loro talento. È storia di ogni epoca e ogni paese: da Pelé a Maradona, da Maldini a Totti, da Cruijff ad… Andrea Pirlo. Ogni volta che li hai visti toccare il pallone, ognuno con la sua dose di delicatezza, cattiveria e classe pura, hai sempre pensato fosse impossibile che il tempo, per loro, potesse davvero passare come per tutti gli altri.

Invece il tempo passa. Eccome se passa. Pelé, Maradona, Maldini, Totti… Pirlo. Il giocatore che ha inventato un modo di chiamare e interpretare il calcio, un campione che non sembrava fosse tale nei primi anni di carriera solo perché il calcio a quei tempi era “indietro”: quel calcio non era ancora pronto a uno come lui. Dice addio, il “Maestro”: appende gli scarpini al chiodo uno degli ultimissimi di quella generazione di fenomeni che più passa il tempo e più ti rendi conto che il calcio di oggi non sa più produrre.

Dicevamo che ha inventato un modo di giocare, Pirlo. Giocare alla sua maniera, “alla Pirlo” appunto, ha significato, nell’ultimo decennio abbondante, mettersi a centrocampo e iniziare a disegnare geometrie palla al piede, e farlo con traiettorie così precise che neanche fossero state progettate goniometro alla mano. Parlando di lui, Gattuso un giorno disse che con la palla al piede faceva cose talmente sublimi da fargli rendere conto che forse lui, Ringhio, non potesse neanche considerarsi calciatore (E lo ha detto Gattuso, eh: non l’ultimo degli stolti).

Pirlo è stato classe pura, tecnica sopraffina. E quanto dobbiamo ringraziarlo, Mazzone, per averlo piazzato una ventina di metri più dietro ai tempi del Brescia per consentirgli la convivere con Roby Baggio (già, ricordate? nel 2001, il Brescia aveva Pirlo e Baggio in rosa. Insieme). Negli anni, Pirlo è stato quello delle verticalizzazioni immediate, delle “maledette” su punizione, dei dissidi con Allegri; è stato quello della “palla tagliata” a Grosso nel 2006 e del cucchiaio ad Hart nel 2012, è stato un emblema di un calcio in trasformazione, uno dei pionieri della modernità, in campo sin da subito con uno stile diverso quando il pallone aveva altri schemi e altre abitudini. Pirlo è stato un campione: di calcio ed eleganza. Mai sopra le righe, forse perfino troppo equilibrato per un personaggio del suo calibro.

Andrea Pirlo è stato anni di gloria di calcio italiano. Le ultime esperienze negli States, utili a insegnare calcio in un paese che in questi anni sta dimostrando di avere voglia di apprenderlo. Neanche a dirlo, lo hanno sin da subito chiamato “maestro”.

Appende gli scarpini al chiodo, dunque, Pirlo, e le sue geometrie d’ora in poi saranno solo fotografie, video, ricordi tra amici.

Buona pensione, Maestro. Maledetto tempo che passi.

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Alex Milone
Alex Milonehttp://www.mondosportivo.it
Appassionato di sport – calcio, NFL e Tennis su tutti. Direttore di MondoSportivo.it, giornalista e telecronista. Dal 2010 a Sportitalia, nel 2018 DAZN, nel 2017 a Premium Sport.

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