#dallaprimaallasesta. 2017: l’anno delle leggende

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Dalla prima alla sesta. Sei cambi di rapporto, sei velocità diverse, sei protagonisti e sei chiavi di lettura.

1) Hamilton. Il nono posto in Messico ha semplicemente ufficializzato un titolo mondiale che aveva prenotato un posto, sulla bacheca personale del pilota di Stevenage, ormai da settimane. Quattro titoli iridati, quanto Alain Prost e Sebastian Vettel, peggio soltanto di due immortali come Juan Manuel Fangio, a quota cinque, e chiaramente Michael Schumacher irraggiungibile con sette corone in carriera. Il vanto di essere il pilota britannico più vincente in Formula 1, staccando un’icona del calibro di Jakie Stewart, e l’onore di poter sfoggiare il grado, d’ora in poi, di campione dei campioni in uno spogliatoio contagiosamente di prime donne, visto che il suo attuale presidente onorario in Mercedes, Niki Lauda, non è andato oltre i tre titoli mondiali. Da dieci anni (dal suo debutto in F1 in pratica) a questa parte è sempre stato protagonista, vincendo almeno una gara e conquistando almeno una pole a stagione. Nessuno come lui statistiche alla mano. In una parola: leggendario.

2) Ogier. Comunque finirà l’ultimo rally in Australia, quello arrivato matematicamente con il terzo posto in Galles è il mondiale con meno vittorie all’attivo per Sebastien Ogier. Il cannibale di Gap quest’anno si è limitato a salire soltanto due volte sul gradino più alto del podio e senza vincere, per ora, neanche una power stage. Ciò nonostante, ed ecco la grandezza, quinto titolo iridato consecutivo e primo, con tentativi uno all’attivo, al volante della Ford Fiesta. Dopo un’egemonia, quasi un impero, nelle ultime stagioni sotto i colori Volkswagen. Secondo nella classifica dei plurivincitori all time solo alle spalle di Sebastien Loeb. Del doman non c’è certezza, ma fino a prova contraria lunga vita a re Sebastien.

3) Rea. Lo scorso 30 settembre, tra le curve indemoniate di Magny Cours Jonathan da Ballymena, Irlanda del Nord, conquistava con due gare d’anticipo il titolo mondiale 2017. Classe 1987, da tre anni semplicemente il dominatore della Superbike. Quattordici volte sul gradino più alto del podio per il britannico di Kawasaki, compreso l’ultimo doppio assolo in terra spagnola, e la frustrante idea trasmessa un po’ a tutti, Ducati in primis, che con una derivata a due ruote in mano nessuno, ma davvero nessuno, può impensierirlo sul serio. 

4) Cairoli. Sfogliando l’album delle leggende annata 2017 impossibile, se non quasi eretico, non fermarsi al paragrafo dedicato doverosamente ad Antonio Tonino Cairoli. Nono titolo mondiale in ghiaccio per il fenomeno di Patti, che dopo due stagioni a leccarsi le ferite torna prepotentemente a dominare in motocross. Secondo per numero di titoli iridati, ad una sola lunghezza dai dieci di Stefan Everts, Tony è il pilota con più gare vinte nella classe regina e il maggior candidato a raggiungere il belga in cima alla classifica all time.

5) Andreucci. In attesa di capire come finirà la Moto Gp, e se Andrea Dovizioso saprà tirar fuori dal cilindro il coniglio più bello di una stagione già così strepitosa, concedeteci un tassello tutto italiano per Paolo Andreucci, toscanaccio classe ’65 che al volante della sua Peugeot 2018 T16 un paio di settimane fa, al Rally due Valli, ha staccato il pass per il suo decimo titolo italiano. Respingendo gli assalti di un regolamento difficile da decifrare e di avversari, Simone Campedelli e Umberto Scandola, in grado di tenere la gara incollata sul filo dei secondi fin sotto l’Arena di Verona. Andreucci si è confermato una volta di più padrone e storia, indiscussa, del rally tricolore. Meritando un posto, anche lui, nell’anno delle leggende.


6) Marquez (Dovizioso permettendo). Per coloro che avevano preparato fumogeni e titoli celebrativi in quel di Sepang, nulla di fatto. L’appuntamento tra Marc Marquez e il suo sesto titolo mondiale, il quarto in Moto Gp nelle ultime cinque stagioni, è da rimandare in terra valenciana. Merito, o colpa, dell’ormai solito, enorme e meravigliosamente italiano Andrea Dovizioso, alla vittoria numero sei in stagione in sella alla sua Desmosedici. La storia, e di conseguenza anche la leggenda, aspettano il giovane 24enne spagnolo di Cervera, predestinato e talentuoso come nessuno dall’egemonia Valentino Rossi in poi, ma se la storia può anche, ed ancora, raccontare favole insperate, allora permetteteci di sognare un Dovizioso in sella alla Ducati sul tetto del mondo. Lì dove la leggenda sa aspettare chi è convinto di meritarla.

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