Che succede?

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La prima giornata della Champions League ha già annullato l’entusiasmo per il passaggio alla fase a gironi della terza classificata nella Serie A 2016-2017, alimentando dubbi non tanto sulla competitività delle italiane, quanto sull’attendibilità delle sentenze del calcio d’estate.
E sul nostro italo-centrismo: tanta stampa – televisiva e cartacea – aveva già eletto Paulo Dybala al ruolo di nuovo Messi, sulla base di performance importanti ma non tali da alimentare il confronto con uno dei fuoriclasse più forti di tutta la storia del gioco.

Non ci siamo, non riusciamo ad andare (quasi) mai oltre il nostro orticello. Va bene l’amore per il calcio di casa – l’intero mondo diventa una stanza, poetava John Donne – ma le stesse persone che anni fa sindacavano su Bale ora esaltavano Dybala innalzandolo al rango dei Messi, dei Ronaldo, dei Neymar.

Non ci siamo, insisto, e questo inizio di stagione pare divertirsi – in generale – a sfatare mesi di dati, previsioni, quote, articoli e power ranking. Un esempio? La porta di Tătărușanu rimasta imbattuta domenica scorsa, la cinquina della Fiorentina. O il crollo del Milan e di Bonucci in campionato: da difensore top al mondo (?) a distratto leader di un XI impreparato il passo è stato breve.
E lo stesso potremmo dire di Benatia (ex riserva del Bayern, o top mondiale in pectore?), come anche di sua maestà Buffon: la Champions ha messo a nudo la Juventus dominatrice del campionato, finalista uscente che però queste (top) spagnole le sta iniziando proprio a soffrire.

La Roma, nonostante qualche episodio sfavorevole, s’è aggrappata a un portiere brasiliano (ah, i luoghi comuni!) e forse 3 punti in casa li avrebbe dovuti fare, dato il girone di ferro con Atlético e Chelsea.
Il Napoli – miglior gioco d’Europa, ecc. ecc. – è sparito letteralmente, inghiottito dalla sua (troppa) convinzione, risucchiato dallo Shakhtar.

Non ci siamo e abbiamo portato a casa solo 1 punto su 9.
La Champions League è lunga ma occhi aperti: un altro turno di magra complicherebbe le cose.
E di parecchio.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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