NFL – MSChoice: dove vai se la doppia minaccia non ce l’hai?

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“Double threat” è il termine che si usa in NFL per definire principalmente i quarterback che oltre a lanciare corrono anche con ottimi risultati. Cam Newton, Marcus Mariota ma anche Michael Vick sono esempi di questo tipo.
Nella prima settimana di gioco abbiamo notato che non è solo questa doppia minaccia a mettere in difficoltà le difese avversarie, ma anche quella da parte dei runningback. A dispetto del nome, se corri e basta in NFL non hai più un posto da titolare, e i fatti di week 1 hanno evidenziato questo trend in modo disarmante.
Facciamo qualche esempio a mente fredda.

Tarik Cohen non era uno dei runningack più seguiti nell’ultimo draft. Quando venne scelto da Chicago molti analisti furono scettici: con Jordan Howard al secondo anno e 1300 yard corse nella sua stagione da matricola, Cohen sembrava solamente una riserva con poche possibilità di giocare continuativamente.
Invece domenica contro Atlanta 12 passaggi verso di lui, 66 yard e un touchdown. 5 portate contro le 13 di Howard, che si ritrova a essere un contorno di lusso per i Bearsa a causa del fatt che il nuovo collega riceve meglio.
Se c’era un runningback sicuro del posto e dei riflettori in NFL era proprio Howard: giovane, già produttivo, sano, capace, parte di una squadra che gioca bene sulle corse. Ma pure lui è caduto di fronte alla doppia minaccia.

Definizione stessa di double threat è David Johnson. Il 31 di Arizona ha visto 11 passaggi arrivare dalle sue parti domenica, e ha corso 9 volte. L’utilizzo di Johnson è palese in una giocata della partita contro i Lions: traccia wheel, ricezione in mezzo a tre uomini, primo down.
In quella stessa giocata il giocatore si è infortunato – starà fuori fino a Natale. E allora che si fa? Mentre vi parliamo Bruce Arians (che di quella traccia wheel fa la sua fortuna di allenatore da anni) sta cercando di sostituire Johnson combinando tre giocatori, Kerwyn Williams, Andre Ellington e Chris Johnson.

Propagazione di problema tattico riscontrabile anche in altre franchigie e che sta avendo grosse ripercussioni anche sulla carriera di alcuni runningback.
Nella sua prima stagione da professionista infatti Todd Gurley corse per 1100 yard. Sembrava l’inizio di una carriera stellare, ma nel secondo anno, la scorsa stagione, perse circa due yard a portata. Le ricezioni sono però raddoppiate, da 21 a 43. Domenica, nella partita stravinta dai Rams contro i ridicoli Colts, 56 yard su ricezione (30 in più della sua media 2016).
Gurley sta cambiando, così come la NFL.

Lega in cui, ormai, il runningback cosiddetto “workhorse” non esiste quasi più. Come già visto settimana scorsa, il sottopagato ruolo di corridore è in un periodo storico segnato dai cambiamenti.
In vista di week 2 ci chiediamo quindi cosa succederà ai Cardinals, se Cohen ruberà ancora tutti quei palloni a Howard e se Gurley, contro un avversario meno abbordabile come i Redskins, confermerà i suoi numeri da ricevitore.

Chissà se anche i numeri di Ezekiel Elliot, runningback di Dallas che ancora vede il 41% degli attacchi della sua squadra passare dalle sue corse, cambieranno da qui a fine stagione. Come sempre, qualsiasi cambiamento passa dalla sopravvivenza: è auspicabile che se non servirà, i suoi allenatori rimangano dell’idea di prediligere le sue corse. Privilegiando una razza in via d’estinzione.

Dario Alfredo Michielini
Dario Alfredo Michielini
È convinto la vita sia una brutta imitazione di una bella partita di football. Telecronista, editorialista, allenatore. Vive di passioni quindi probabilmente morirà in miseria. Gioca a golf con pessimi risultati; ma d'altra parte, chi può affermare il contrario?

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