De Boer, fallimento anche con il Crystal Palace: storia di una disastrosa avventura di solo 77 giorni

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L’avventura di Frank de Boer al Crystal Palace è già finita. 77 giorni in carica, cinque partite in panchina con solo sconfitte subite in campionato e una vittoria in Coppa di Lega, peggio persino di quanto fatto all’Inter, in cui la sua esperienza durò leggermente di più, 85 giorni. La decisione della dirigenza dei Glaziers è arrivata in mattinata, all’indomani della brutta disfatta in ottica salvezza contro il Burnley per 1-0: doveva essere il test decisivo per salvare la panchina e l’olandese ha fallito anche stavolta. Certo, resta una partita persa solo per un clamoroso errore commesso da Lee Chung-Yong dopo pochi minuti che ha mandato in porta Wood e la prestazione complessiva della squadra è stata anche migliore rispetto a quanto visto nelle prime uscite stagionali. Ma per il presidente Parish non è stato abbastanza per convincersi a offrire un’ultima occasione contro il Southampton il prossimo week-end.

A Londra, già da tempo vi era la convinzione generale che l’arrivo di de Boer sulla panchina di una squadra abituata a giocare un calcio molto maschio, all'”inglese” e con troppi pochi elementi dotati tecnicamente sarebbe stata una vera e propria scommessa. L’olandese, desideroso di riscattarsi dopo il fallimento all’Inter, ha provato a dare ai Glaziers un’identità del tutto nuova rispetto a quella avuta lo scorso anno con Allardyce, capace di traghettare la squadra fino alla salvezza: una rivoluzione che poteva concludersi soltanto con un successo straordinario o un fallimento totale. Una via di mezzo era quasi impossibile. Dirigenza e tifosi speravano di vedere un Crystal Palace nuovo, bello, forte nel possesso palla come l’Ajax dei 6 anni con l’ex difensore alla guida; invece, ci si è trovati a vedere una squadra confusa tatticamente, che fatica tanto sia a creare occasioni sia a difendere, senza leader in campo come furono lo scorso anno Benteke, Zaha e Sakho.

Dopo quattro giornate, i Glaziers si sono ritrovati ultimi in classifica con zero punti conquistati e nessuna rete messa a segno: il peggior inizio in 93 anni di una squadra della massima serie inglese. Pochi segnali anche da parte dei pochi, nuovi acquisti Riedewald, Fosu-Mensah e Loftus-Cheek, a testimonianza di un mercato tutto sommato deludente e che non ha fornito all’olandese i mezzi giusti per il suo tipo di calcio. Contro il Burnley, de Boer ha provato persino una formazione diversa, passando dalla difesa a tre proposta nelle prime gare a quella a quattro nella speranza di potenziare soprattutto il reparto offensivo con il tridente Townsend-Benteke-Lee (in sostituzione dell’infortunato Zaha), ma senza risultati. La cattiveria necessaria sottoporta per non rendere il proprio possesso palla un gioco futile, come scrivemmo qua, non è arrivata e così la squadra ha finito per affondare in sfide contro potenziali rivali per la salvezza come Huddersfield, Swansea e, appunto, i Clarets.

Il dubbio è ancora una volta lo stesso: siamo sicuri che il tecnico di Hoorn non meritasse più tempo, forse necessario per far maturare le sue idee in una squadra così diversa dal suo stile di gioco? Possibile, ma l’impressione generale è che tra le parti ci fosse un’incompatibilità di fondo, difficile da sanare nel breve periodo. E, alla fine, ha prevalso la paura che il tempo necessario per far funzionare il suo gioco sarebbe stato troppo rispetto all’esigenza, assai più sentita, di ottenere al più presto la salvezza.

Ecco perché nelle prossime ore, sulla panchina dei londinesi arriverà Roy Hodgson, reduce dalle grandi delusioni ottenute con la Nazionale inglese, ma storicamente un allenatore molto abile nella gestione di squadre medio-piccole, come furono ai tempi WBA e Fulham. Un allenatore all’inglese per una squadra che ha quasi nel Dna un gioco fisico e fatto di lanci lunghi per il centravanti-torre Benteke. Una caratteristica che nemmeno de Boer è riuscito a cambiare nella sua fin troppo breve esperienza in rossoblù, diventata una nuova, pesante delusione per la sua carriera: un’altra, dopo il disastro in nerazzurro. Due fallimenti che hanno reso meno scintillante la stella del tecnico olandese, un ex astro nascente del mondo del calcio allenato che non riesce più a trovare il progetto adatto alla sua filosofia di gioco.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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