L’Europeo delle sorprese

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Piccola rivoluzione nel calcio femminile.
Cambiano, almeno momentaneamente, le gerarchie a livello internazionale: classifica FIFA alla mano, sono uscite di scena le 2 nazionali più quotate, la Francia n. 3 del ranking mondiale e soprattutto la Germania, 2111 punti contro i 2118 degli USA n. 1. Le tedesche venivano da 6 trionfi consecutivi nella massima competizione continentale e da 8 titoli nelle ultime 9 edizioni. Eravamo stati noi, grazie al gol della grande Carolina Morace prima e alla lotteria dei calci di rigore, gli ultimi ad eliminarle: era il e luglio 1993 e giocavamo in casa, a Rimini.

Da lì in poi la Germania era stata un rullo compressore: suoi gli Women’s Euro 1995, 1997, 2001, 2005, 2009 e 2013. Davanti al pubblico amico come nelle edizioni dall’organizzazione condivisa, in Inghilterra come in Scandinavia: dovunque la massima coppa continentale per nazionali decidesse di andare, alla fine tornava sempre in mani tedesche.
In mezzo, 2 primi posti in Coppa del Mondo (2003 e 2007), con lo sfizio di umiliare gli USA in casa loro in semifinale. E tanto altro: amichevoli e tornei semiufficiali di prestigio, l’oro olimpico a Rio de Janeiro, un movimento solido e numeroso alla spalle. Come testimonia l’albo d’oro della Champions League praticamente dominato, insieme alla Francia vicina-rivale, dalle varie FFC Francoforte, Turbine Potsdam, 2001 Duisburg e Wolfsburg, inglesi e svedesi in crescita ma sempre in ritardo di quel particolare e di quel dettaglio che ha continuato a fare delle tedesche le regine d’Europa.

Non si può dire che ora tutto questo non esita più, anzi. Dall’eliminazione patita domenica mattina a Rotterdam con la Danimarca (1-2 nel recupero della gara rinviata per pioggia) la Germania uscirà più forte di prima, ne siamo certi. Eppure il vento è cambiato: è uscita anche la Francia, l’altra big, e la stessa Spagna migliorata tantissimo come campionato, ambizioni di club e filosofia, è caduta ai rigori sotto i colpi della matricola terribile Austria.
Piace la Danimarca (mai oltre il quarto di finale iridato e la semifinale europea), resistono Olanda e Inghilterra. Ognuna favorita, a suo modo: l’Olanda gioca in casa ed è uno stuzzicante mix di talento esportato nei campionati più performanti e altri che militano nelle potenze locali Ajax e Twente; l’Inghilterra è diventata grande: finalista nel 2009, si è tolta 2 anni fa lo sfizio di far fuori le stesse tedesche nella finale per il 3° posto a Edmonton. Mark Sampson, gallese specialista di calcio femminile (pregevole il lavoro con la Bristol Academy sino al 2013), ha ridato vigore e rilanciato una nazionale spenta alla fine del ciclo di Hope Powell, pioniera del gioco in Inghilterra tuttavia arrivata nel 2013 a un punto di non ritorno. Da lì in poi le Leonesse non si sono più fermate: sfortunate ai Mondiali col Giappone, favorite adesso.

A ben guardare, è un dato che incoraggia ma può anche intimorire le inglesi: non possono più procedere a fari spenti, sentiranno la pressione.
Danimarca-Austria e Olanda-Inghilterra, semifinali sorprendenti e proprio per questo tutte da seguire: chi è a casa, capisca dove ha sbagliato.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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