E lo zio Sam sorride

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Sorride lo zio Sam, sorridono tutti gli Stati Uniti.
Nella finalissima di Santa Clara (California), la nazionale statunitense ha portato a casa la sua sesta CONCACAF Gold Cup e insidia ora il primato messicano di 7 successi.

Una vittoria meritata, quella degli USA, che hanno saputo soffrire, stanno pian piano rinnovando e soprattutto guardano al futuro con grande fiducia. Il recente percorso sino alla semifinale della Copa América Centenario, ospitata proprio dagli stadi della MLS e delle altre leghe professionistiche americane, ha dato alla nazionale a stelle e strisce nuova linfa. E nuova voglia di alimentare il sogno internazionale.
Con una certezza, che allontana il calcio e lo rende – per una volta – migliore degli altri sport praticati dalla costa dell’Atlantico a quella del Pacifico: le competizioni internazionali contano, eccome.

Non è, per intenderci, come nella pallacanestro. Dove per esempio la selezione degli States che non approda all’oro olimpico, iridato o continentale viene stigmatizzata da tutti. E dove, ancora peggio!, quella che vince viene applaudita e nulla più: Durant e soci fanno il loro dovere a rullare le altre nazionali ai Giochi Olimpici e alle competizioni FIBA, gli Under 19 hanno osato farsi battere dal vicino canadese nei recenti mondiali di categoria.

Ecco, qui sta la differenza con le partite di calcio e in questo – almeno stavolta è il caso di dirlo – sta il bello del soccer: lo giocano anche gli altri e lo giocano alla grande.
Prima oggetto esotico, curioso e al limite noioso, e ora invece fenomeno alla moda e capace di riempire stadi su stadi anche per la più insignificante delle amichevoli estive tra club europei in tour, il calcio continua a riscuotere successi negli Stati Uniti. Che vi stanno imponendo il loro – magnifico, specie alla luce delle esagerazioni del mercato europeo attuale – sistema a livello di stile, etica e regolamenti (salary cap, blocco retrocessioni, franchigie messe alla pari potenzialmente, GM da valutare per scelte e non per il portafogli, il draft…), preparando poi i calciatori per il grande salto oltreoceano.

E se per noi è un orgoglio l’ultimo contratto ottenuto da Danilo Gallinari nella NBA, stavolta oltreoceano è un’espressione che rende umili gli americani. Facendoli orgogliosi del percorso fatto in carriera da Altidore, Howard e Dempsey nel football del Vecchio Continente.

Proprio loro 3, giustizieri di Costa Rica e Giamaica nella fase finale di questa Gold Cup.
Un torneo da 32,784 spettatori per gara (l’ultima Serie A ne ha fatto registrare 22,047), che ha appassionato nonostante l’esiguo numero di stelle in campo.
O forse proprio per questo: il calcio è bello tutto, con le sue sfide equilibrate, torride e dure da sbloccare quando in palio ci sono una medaglia e un approdo in finale.

Congrats USA e ora aspettiamo la telefonata di Trump al capitano.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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