Rugby, British&Irish Lions tour 2017 – Pari nella serie con gli All Blacks. Hanno vinto tutti o nessuno?

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Ci eravamo dimenticati del pareggio. Nell’altro codice, addirittura, qualcuno lo vieta: la NRL, per esempio, lo ha abolito anche in campionato.
Eppure, esiste: se ne sono accorti Leoni e Tutti Neri, che davanti al pubblico di Eden Park si sono dati in battaglia sino all’ultimo, dividendosi – qui è proprio il caso di dirlo – la famosa ‘posta in palio’: coppa alzata da entrambi i capitani. Contemporaneamente, con un braccio ciascuno.

Hanno vinto tutti ma in realtà non ha vinto nessuno. O il contrario.
Decidete voi: i Lions non vincono una serie in Nuova Zelanda dal 1971 e dovranno aspettare ancora. Ma sono usciti imbattuti contro gli All Blacks, cosa che non capita tutti i giorni e capita proprio a pochi.

Per gentile concessione dei British&Irish Lions

Al tour dei Lions – selezione che alimentando una tradizione che risale al 1888 schiera i migliori rugbisti delle Isole Britannica – non è mancato proprio nulla.
La location non è stata un ostacolo, anzi: rugby che scorre come il sangue nelle vene della Nuova Zelanda, delle sue isole e di ogni neozelandese. Ed è stato un bagno di folla: merito dell’interesse che il B&I Tour genera ogni 4 anni ma anche dei tanti cittadini britannici che si sono trasferiti agli ‘antipodi’ per amore o per lavoro.
Dal 7-13 a Whangarei contro i New Zealand Provincial Barbarians sino al 15-15 dell’ultimo test con gli All Blacks, è stato un successo. Non sempre sul campo (2 ko contro i club) ma di certo a livello di organizzazione, evento e sensazione di assistere a qualcosa di storico: come e meglio de 2013, oltre che sul lato tecnico.

Ce lo aveva detto, del resto, il grande Vittorio Munari, uno che di storia del rugby internazionale se ne intende. La ‘voce’ dell’ovale italiana in tv era stata, al telefono con noi, molto chiara: “Questo tour sarà in assoluto la cosa più bella degli ultimi anni“. Anche perché “il tour dei British and Irish Lions raggiunge secondo me un picco tecnico superiore anche al mondiale, di gran lunga“.

Ma guardiamoli tutti, gli ingredienti per la ricetta perfetta. A partire dai giocatori, gli ovvi e principali protagonisti: nel biennio del dominio inglese sul 6 Nazioni, tanti i convocati di Sua Maestà; senza però il capitano della Rosa, clamorosamente escluso per scelta tecnica e onesto nell’accompagnare l’Inghilterra nel classico tour ‘sperimentale’ in Argentina: per Dylan Hartley, nativo proprio della Nuova Zelanda, deve essere stato umiliante non vestirsi di rosso, nonostante la consolazione del cappotto ai Pumas (34–38 e 25–35 a San Juan e Santa Fe).

Era anche il primo tour dal ritiro di Brian O’Driscoll (133 presenze con l’Irlanda, 8 coi Lions e 3 coi Barbarians) ma Irlanda comunque ben rappresentata, soprattutto dallo splendido Conor Murray titolare da mediano di mischia nei 3 test.
Se non è mancato il contributo gallese anche nei momenti decisivi, lo stesso non si può dire per chi rappresentava la Scozia. Nessuno scozzese è infatti sceso in campo nella serie, con Stuart Hogg, Tommy Seymour e Greig Laidlaw schierati solo nei match contro squadre e rappresentative provinciali/di club.

Per gentile concessione dei British&Irish Lions

Particolarmente suggestiva, nel tour, la tappa a Rotorua, contro i Māori. Ma nessuna delle partite giocate è sembrata inutile, per cornice o funzionalità al progetto di Warren Gatland: serviva costruire e cementare l’unità di gruppo e l’intesa tra giocatore, stare sulla stessa pagina, avvicinarsi agli All Blacks.
Fino alla serie, culmine di un quadriennio internazionale anche più della Rugby World Cup, come diceva Munari: la cosa più bella vista ultimamente su un rettangolo verde, per intensità, tensione e contenuti.

Autoritario il 30–15 neozelandese in gara 1 (24 giugno, Auckland). Idem la risposta britannica (e irlandese!) in gara 2 a Wellington, 7 giorni dopo: un 21-24 con mete di Faletau e Murray, segnato soprattutto dall’espulsione (con squalifica) di Sonny Bill Williams (proprio lui, che aveva trafitto i Lions con la maglia di club).
Controversie che non sono mancate nemmeno ieri in gara 3 (ma poteva essere altrimenti?), per un arbitraggio che non ha convinto sino in fondo. Gli All Blacks, insolitamente nervosi (ed evidentemente consapevoli che vincendo questa serie avrebbero fatto epoca) e polemici, rimanevano perplessi per un fuorigioco valutato ‘accidental’ da Romain Poite, proprio quando un calcio di punizione sarebbe stato fatale ai Lions.

La decisione, in sé, ha lasciato perplessi ma il bello del rugby è che tutto finisce lì, al fischio finale: pari nella serie, intatto l’orgoglio di entrambi i blasonati contendenti.

British and Irish Lions tour to New Zealand 2017 – Risultati

New Zealand Provincial Barbarians-Lions 7-13
Blues-Lions 22-16
Crusaders-Lions 3-12
Highlanders-Lions 23-22
Māori All Blacks-Lions 10-32
Chiefs-Lions 6-34
Nuova Zelanda-Lions 30-15*
Hurricanes-Lions 31-31
Nuova Zelanda-Lions 21-24*
Nuova Zelanda-Lions 15-15*

*test match

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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