Dare i numeri, usare i numeri, essere solo un numero

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Qual è il primo scopo dell’analisi statistica? Vincere.
Non è l’unico però: una recente ricerca ce lo dimostra, ma per scoprire a cosa ci riferiamo bisogna tornare nell’America del primo dopoguerra.

Nel 1919 la situazione economica negli Stati Uniti era inversamente proporzionale alla popolarità del baseball. L’era Babe Ruth si sarebbe aperta di lì a poco, con il passaggio del giocatore più famoso di ogni tempo da Boston a New York. Ma, forse, non staremmo parlando del più potente battitore che il Mondo abbia mai visto se non fosse stato per quella stessa crisi economica.
Le palle da baseball hanno uno dei loro rivestimenti interni in lana. Dopo la prima guerra mondiale il prezzo di questa materia prima salì talmente tanto da costringere i “capi” delle Major League a ordinare della nuova lana dall’Australia. Lana, evidentemente, molto diversa da quella statunitense. Ruth passò da 29 fuoricampo nel ‘19 a 54 nel ‘20. I contemporanei dissero: “Queste palline rimbalzano di più!”
Nel 2015 la crisi diede un altro strattone: la MLB fece produrre le palline in Costa Rica, dove la manodopera costa meno. Una recentissima ricerca ci spiega che anche le palline della Costa Rica “rimbalzano di più”.

Tale rimbalzo non è altro che il COR, o coefficiente di restituzione, che lo studioso Mitchell Lichtman ha dimostrato essere notevolmente aumentato dal 2015 a oggi. L’altezza del filo delle cuciture, diminuendo, diminuisce la resistenza dell’aria. Inoltre, la pallina è leggermente più piccola. Tutti questi fattori portano la stessa a viaggiare in aria due metri in più di prima. Il che ci sembra ininfluente, se non fosse che un altro studio dimostra che questa differenza spiega efficacemente l’aumento del numero di fuoricampo registrati in MLB negli ultimi due anni solari (luglio 2015- maggio 2017). Per i dettagli vi rimando al link incluso in questo paragrafo.

La stessa MLB paga questi scienziati per trarre le conclusioni appena descritte. Chiaramente le squadre ne sono consce e “ordinano” ai loro battitori di approfittarne. Questo 2017 sarà infatti ricordato come il ritorno dei grandi slugger, cioè dei battitori potenti, che vanno spesso fuori campo.
Ricapitolando il processo: crisi economica, cambio palla, studi su di essa, anomalie nelle statistiche, studio statistico per giustificarle.
Il risultato ultimo è che l’allenatore dei New York Yankees ordina ad Aaron Judge (nuova matricola terribile in MLB) di girare la palla più spesso e cercare sempre il fuoricampo, ma anche che questo editoriale può trovare una ragione pragmatica nello spiegare un preciso fenomeno di campo.

È quindi, ci chiediamo, così futile nel racconto dello sport fare a meno delle statistiche? Esse servono unicamente alle squadre per vincere oppure nascondono indizi per scrivere con più precisione?
Nel 1919 la figura di Babe Ruth assunse i contorni mitologici che noi tutti ora le riconosciamo. Stiamo forse parlando di uno tra i primi venti sportivi più famosi a livello mondiale, America o no. Gli strilloni urlavano il suo nome nelle strade di New York, i 54 fuoricampo sulle copertine dei loro giornali. Le pecore australiane non venivano mai menzionate, anche se intrise nel mito di questo giocatore, anche se facenti parte di esso.

Non crediamo di essere pronti, 100 anni dopo, per fare gli strilloni. Abbiamo un computer e possiamo fare tutte le verifiche del caso prima di idolatrare ciecamente Aaron Judge e gli altri nuovi fenomenali battitori MLB. Possiamo tirare in ballo la Costa Rica, le palle fatte in quel paese, l’altezza delle cuciture al millimetro. Lo facciamo a ragion veduta, con la certezza dei numeri.
In un’era che sembra dare licenza di editto a qualsiasi personaggio che riesca ad aprire un account Twitter, concedeteci almeno questa distinzione.

Nel racconto dello sport, ne sono convinto, bisogna fare delle scelte e porsi degli obiettivi. Purtroppo i risultati che ne derivano sono tardivi, se mai arrivano. Evitando di strillare arrivano ancora dopo, sempre più tardi. Se si strilla, nel 2017, i risultati arrivano e sembra abbastanza inutile sottolinearlo a luglio e in Italia, dove basta accoppiare il nome di una squadra di calcio alla dicitura “in arrivo” per rimediare qualche clic.
Ma chi ha scelto di leggere i numeri, di usare le statistiche, vi può raccontare ben più di una falsa notizia. Può, con i mezzi odierni, rendervi conto della storicità di alcuni avvenimenti mentre succedono, cosa mai successa prima; e la cui incidenza dipenderà solo da cosa l’utente voglia leggere, quali scelte sposi e cosa dia più importanza.

Dario Alfredo Michielini
Dario Alfredo Michielini
È convinto la vita sia una brutta imitazione di una bella partita di football. Telecronista, editorialista, allenatore. Vive di passioni quindi probabilmente morirà in miseria. Gioca a golf con pessimi risultati; ma d'altra parte, chi può affermare il contrario?

Addio Pasquale Casillo, viva Zemanlandia!

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