La speranza azzurr(in)a

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Buona la prima, direbbero Ale & Franz. Buona la prima diciamo noi dopo aver visto l’Italia Under 21 sconfiggere la Danimarca nell’esordio di ieri sera agli Europei di categoria. Tra l’altro, dopo aver magnificato la rosa a disposizione di Di Biagio in ogni modo possibile nelle passate settimane, in tantissimi si saranno pure aspettati qualcosa di meglio a livello di gioco e fluidità: aspirazione legittima in senso assoluto, forse ingenerosa se si tiene a mente che questo gruppo non è proprio quello delle qualificazione e diversi “pezzi” anche importanti non hanno quasi mai giocato assieme.

L’importante, comunque, era partire col piede giusto. E il piede giusto in particolare è stato quello di Lorenzo Pellegrini, ventun anni proprio oggi, che è da un anno una delle colonne di questa Under e vanta un passato formativo alla Roma, un presente al Sassuolo – stagione brillante la sua – e un prossimo futuro (quasi immediato, si dice) di ritorno alla casa madre. Suo il gol pazzesco che ha rotto gli indugi della partita e della manifestazione, una rovesciata che si spera possa essere di ottimo auspicio per i destini finali degli Azzurrini.

Ora, in merito a ciò che ci si aspetta dai ragazzi di Di Biagio, occorre spendere qualche parola: dopo tutto ciò che si è detto, ci si potrebbe lasciar andare a pensare che qualunque cosa che non sia la vittoria finale possa essere un fallimento. E sarebbe un errore madornale, però. Perché il valore dei convocati è indubbio, ed è sacrosanto, ma prima di tutto esistono anche gli avversari. Su tutti la Spagna, come ha ripetuto fino allo sfinimento chiunque in sede di commento alle convocazioni (e, nel dubbio, Asensio è ancora on fire dai minuti conclusivi della finale di Champions, pare), ma anche il Portogallo ha dei validi argomenti e, ricordando che ce la ritroviamo pure nel girone degli Azzurrini, anche la Germania non si può snobbare.

Con avversari di questo livello è obbligatorio contestualizzare le proprie ambizioni all’interno di una competizione che non è priva della sua griglia di favoriti: l’obiettivo è ovviamente vincere ma una qualunque delle prime quattro posizioni dovrà categoricamente essere accolta ottimamente perché, alla fine, in tornei così brevi anche il minimo dettaglio che va storto può inficiare un percorso fin lì perfetto. È banale e trito ma resta uno degli assiomi più validi e veri del calcio ed è fondamentale capire che si possa comunque essere di fronte a una generazione (ci auguriamo) d’oro anche nel malaugurato caso in cui non si vinca. Un podio (o un quarto posto, visto che non c’è una finalina) significa comunque aver disputato un gran torneo. Più importante sarà osservare come si giocherà e come si otterrà il risultato finale, qualunque esso sia. Ma, per favore, non pensiamo che questa sia una Nazionale condannata a vincere.

Certo, se non si riuscisse nemmeno a passare il girone la faccenda cambierebbe e non poco. Ma quella è una possibilità che nessuno vuol prendere in considerazione, vero?

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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