Confederations Cup 2017: l’Australia

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Terminata la festa per la conquista della sua prima Coppa d’Asia della sua storia nella propria terra (vittoria per 2-1 dopo i supplementari con la quotata Corea del Sud), l’Australia torna a far parte della Confederations Cup dopo addirittura 12 anni, timbrando la quarta presenza nella sua storia. Nel torneo, però, i Socceroos non se la sono cavata male nel passato: il miglior risultato risale al 1997, quando soltanto la pesante sconfitta subita in finale contro il Brasile per 6-0 le negò la possibilità di vincere la coppa nell’anno del suo esordio. Buono anche il terzo posto ottenuto nel 2001 in Corea del Sud e Giappone, grazie alla sorprendente vittoria per 1-0 contro il Brasile futuro campione del Mondo.

DIFESA

Buona sicurezza tra i pali per l’Australia, coperta dal portiere Mathew Ryan e, come sostituto, da Langerak dello Stoccarda, entrambi già con una buona esperienza nei campionati europei. Il tecnico Postecoglou si affida soprattutto alla difesa a tre, con cui si permette di scambiare spesso i giocatori in campo: tra questi, spicca il nome di una nostra conoscenza “italiana”, il centrale dell’Inter Sainsbury, spesso schierato assieme a Degenek (negli ultimi mesi diventato un fedelissimo per l’allenatore australiano di origine greca) e uno tra Wright e McGowan.

CENTROCAMPO

In mezzo al campo, lo schema di Postecoglou è chiaro, con due centrocampisti difensivi schierati davanti al reparto arretrato e quattro giocatori più avanzati: è il centrocampo il reparto più interessante, anche dal punto di vista tattico, di questa Nazionale. Davanti alla difesa, la coppia sarà formata quasi obbligatoriamente dall’esperto Milligan e Luongo, chiamati a sostituire il pesante infortunio del capitano Jedinak. Molto più varia la scelta con gli interni in mezzo al campo più avanzati, tanto da rendere piuttosto imprevedibili le scelte del tecnico: qui si può contare sul playmaker del Celtic Rogic, sul duttile Troisi, sul fisico Irvine (1.89 m) o sulla quantità di Mooy. Fondamentale, invece, il gioco degli esterni, chiamati a spingere e a dare altrettante garanzie ai tre difensori. Uno dei due sarà quasi sicuramente l’ala Leckie (fresco di passaggio all’Hertha Berlino), mentre pesa l’infortunio del buonissimo Brad Smith: al suo posto ci sarà probabilmente Behich, con l’ex giocatore del Bayer Leverkusen Kruse pronto per essere schierato quando necessario un modulo più offensivo.

ATTACCO

La scelta per l’attacco è ricaduta negli ultimi mesi quasi esclusivamente sul centravanti del Lucerna Jurić: giocatore non particolarmente prolifico, con appena 4 reti messe a segno in 22 presenze con la maglia della Nazionale, ma molto utile nel gioco di Postecoglou. La vera star della rosa, però, sarà ancora una volta il sempreverde Tim Cahill: a 37 anni, è ancora l’ex Everton il leader di questa squadra, anche se ormai costretto spesso a dover partire dalla panchina per dare una mano nel finale di gara. Cahill nasce come centrocampista offensivo, ma in Nazionale (si veda l’ultima amichevole contro il Brasile) è stato talvolta schierato anche come prima punta: una scelta forse più adatta in partite contro squadre molto superiori per qualità.

IL COMMISSARIO TECNICO

Australiano con origini greche, Ange Postecoglou (classe ’65) è alla guida della Nazionale dall’ottobre 2013: dopo la deludente spedizione ai Mondiali del 2014, conclusi alla fase a gironi con zero punti nel gruppo con Olanda, Spagna e Cile, i Socceroos si sono rifatti un anno dopo vincendo la Coppa d’Asia tra le proprie mura. Prima della panchina della Nazionale, Postecoglou aveva allenato anche l’Under 17 e, soprattutto, l’Under 20 dell’Australia per ben 7 anni.

LA STELLA

Nonostante l’età avanzata, la stella dell’Australia è ancora Tim Cahill: una leggenda vivente per i tifosi, capace di essere un leader dentro e fuori dal campo, oltre a essere dotato di una tecnica fuori dal comune per il calcio oceanico. Resta da capire quale sarà il suo utilizzo da parte di Postecoglou, ma Cahill arriva all’appuntamento della Confederations Cup con la voglia di stupire ancora, anche partendo dalla panchina.

LA FORMAZIONE TIPO

(3-2-4-1): Ryan; Degenek, Sainsbury, Wright; Milligan, Luongo; Leckie, Irvine, Troisi, Behich; Jurić (Cahill).

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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