Un consiglio per un uomo che non ne ha alcun bisogno

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È notizia di qualche giorno fa: il Manchester United – leggi Mourinho – non ha rinnovato il contratto di Zlatan Ibrahimović. Di qui è già partita la sarabanda su quel che sarà il futuro dello svedesone, compresa una specie di mezza gaffe dello Zenit di San Pietroburgo che prima ha pubblicato un fotomontaggio in maglia azzurra di King Kadabra (sul proprio profilo Instagram ufficiale) per rimuoverlo subito dopo. Raiola ha semplicemente dichiarato che Zlatan giocherà ancora ma non è dato sapere dove, per adesso.

Sarebbe ovviamente affascinante vedere Ibra tornare in Spagna ma sul versante del Real Madrid per fare la stella di scorta e, dopo aver già giocato con Messi, instaurare un rapporto anche con Cristiano Ronaldo. Magari con entrambi alla ricerca della terza Champions di fila, che per Zlatan sarebbe la prima. Ma il rischio di vedere un minutaggio bassissimo per lo svedese sarebbe enorme e non sarebbe carino. No, non perché non sia all’altezza, ci mancherebbe, ma perché le società del caso hanno già dei piani a medio-lungo termine che non possono rinnegare in nome di un trentaseienne dallo stipendio immenso.  E lo svedese in panchina a immalinconirsi non ci sta. Accadrebbe anche nel caso tornasse in Italia: che sia Napoli, Roma, Milan o Inter, Ibrahimović non sarebbe più la star di cinque anni fa né un sicuro titolare. Lo stesso dicasi per un passaggio al Chelsea, al Tottenham o al Liverpool (ammesso e non concesso che questi club possano essere interessati).

Ecco, se Ibra volesse rimanere in Premier si potrebbe sgombrare un posticino per lui all’Everton, che pare in procinto di rivendere Lukaku al Chelsea. Un club come quello dei Toffees potrebbe essere la cornice ideale per uno Zlatan che rientra da un infortunio decisamente grave per uno della sua età: non troppa pressione ma caratura di rosa e ambizioni del club ad altezza europea. Una versione azzurra dello United di quest’anno senza però tutto quell’immenso blasone.

Oppure potrebbe essere molto, molto suggestiva l’ipotesi di un rientro in Svezia. Lui ha dichiarato un anno fa di essere ancora troppo forte per rientrare al Malmö ma era ancora perfettamente integro e nel pieno della forma. Di sicuro sarebbe bello se, un giorno, tra qualche anno, chiudesse il cerchio tornando laddove tutto è cominciato. Così come sarebbe affascinante, nel caso il Borussia Dortmund o il Red Bull Lipsia vendessero rispettivamente Aubameyang e Werner, vedere King Kadabra in Bundesliga, nell’unico campionato europeo rilevante che ancora gli manca. Un Ibrahimović che fa da finalizzatore esperto per un gruppo di talenti giovanissimi ma esplosivi come quello dei gialloneri o che diventa una sorta di santone nello spogliatoio di Lipsia nonché l’uomo che guida la transizione della squadra da società sponsor ambulante a realtà concreta del panorama europeo. Infine, come sempre in questi casi, non bisogna trascurare l’ipotesi Siviglia. Perché il Siviglia c’è sempre, in questo tipo di discorsi estivi.

Ma arriviamo al succo, al benedetto consiglio, che Ibra non ha ovviamente richiesto e di cui sicuramente non ha il benché minimo bisogno, ciò nonostante glielo diamo lo stesso: Zlatan, vai dove puoi giocare sempre e divertirti. Lascia perdere se potrai o meno rastrellare titoli, non ha più alcuna importanza. Vai dove vogliono sul serio puntare su di te così come un anno fa ha fatto Mourinho. Puoi dare ancora tanto, cerca una sfida che ti intrighi. Perché lo sappiamo già che sei il migliore, conosciamo già il tuo valore e, adesso, hai addirittura un trofeo europeo nella tua personale bacheca: lascia perdere la competitività ai massimi livelli delle squadre che ti cercheranno o gli zeri degli stipendi, vai dove puoi essere ancora e pienamente Ibrahimović. Magari per una platea meno ampia – e comunque sarebbe tutto da dimostrare – ma rimani coerente fino in fondo e non andare a fare la superstar in pensione.

Dopo che ce l’hai menata in lungo e in largo con la retorica del superuomo leggendario, con i #DareToZlatan del caso e compagnia bella, non prendere a picconate il tuo mito proprio adesso. Resta coerente fino in fondo. Resta Ibra.

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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