A Lugano, è Renzetti il vero personaggio

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Non sappiamo se siamo fortunati o se, al contrario, siamo dei talismani (in tribuna stampa, c’è chi lo dice): noi, da uomini di sport (ahimè, troppo spesso dalla tribuna: ma d’inverno mettiamo spesso gli sci, sappiamo quanto sia importante la scaramanzia nel calcio e, soprattutto, che in questo campo è meglio passare per portafortuna che per menagramo. Di oggettivo, c’è che abbiamo assistito a due feste in due stagioni che seguiamo con assiduità la squadra bianconera: e, considerato ciò che è accaduto negli ultimi lustri, dobbiamo dire che non era così scontato. Quindi, ci prendiamo i nostri meriti, prima di iniziare a parlare, (seriamente, questa volta: ovviamente stavamo giocando) di quello che è successo, ieri sera, a Cornaredo.

Il presidente Renzetti, dicevamo. In tempi non sospetti, avevamo scritto che questo Lugano era suo. Non solo come proprietà azionaria, ma come meriti e colpe di come sarebbe andata la stagione. Eravamo presenti a giugno, il giorno del raduno, e abbiamo visto le contestazioni della tifoseria, la quale temeva che, con la partenza di Zeman, sarebbero venuti meno stimoli e capacità di creare una squadra in grado di salvarsi. Poi la vicenda dell’“interim” per Andrea Manzo, che aveva lasciato perplessi molti tifosi. I primi successi dei bianconeri, con l’ex milanista alla guida: bel gioco, concretezza, e la sensazione che, in squadra, ci fossero, soprattutto tra i nuovi arrivati, diversi elementi dai piedi buoni.

Poi, l’autunno freddo e piovoso, con l’eliminazione in Coppa svizzera a opera dell’Aarau (subito dopo il bel pareggio casalingo con il Basilea), le quattro sconfitte consecutive, interrotte dal pareggio casalingo con il Thun, ottenuto grazie alla fortuna e a un arbitraggio generoso (dopo tanti torti ricevuti precedentemente, su tutti quelli della partita casalinga con il San Gallo). Il Presidente capisce che deve fare qualcosa. La squadra conferma l’appoggio al tecnico, ma il Lugano non vince più. A Zurigo, nell’ultima di andata, i bianconeri strappano il pareggio con la forza dei nervi; Renzetti, dopo pochi giorni, comunica la chiusura del rapporto tra la società e il tecnico veneziano. La decisione era nell’aria, ma l’ambiente (tifosi, addetti ai lavori, e forse anche diversi giocatori) resta quantomeno perplesso.

Il Pres va per la sua strada: porta, sulle rive del Ceresio, Paolo Tramezzani, una scommessa: un professionista preparato, secondo di Gianni De Biasi nell’Albania dei miracoli, ma nessuna esperienza come primo allenatore. Renzetti, poi, fa il colpo: Armando Sadiku in prestito dallo Zurigo. Il centravanti della nazionale del Paese delle Aquile si dimostrerà il vero uomo in più dei bianconeri, non solo coi suoi gol, ma con la capacità di creare gli spazi davanti, e di essere una valida alternativa ad Alioski, con il quale compone una vera e propria “Coppia delle meraviglie”.

Il nuovo tecnico effettua la preparazione invernale, parte male (sconfitta 4-0 a Basilea), ma poi il suo Lugano prende il volo. Certo, ci sono stati momenti difficili (la sconfitta di Thun, la mitica visita in fabbrica alle sei del mattino, le polemiche e le contestazioni che ne sono seguite); Tramezzani e Renzetti entrano in collisione. Caratteri entrambi andrenalici, un po’ prime donne, arrivano ai ferri corti. Poi, però, la situazione si appiana: merito anche dei risultati, e di una primavera che, iniziata a Lucerna il 2 aprile, continua ancora oggi: 7 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta nelle ultime nove gare. Neppure il Basilea ha mantenuto un ritmo del genere, nello stesso periodo.

Ieri, il Pres aveva gli occhi lucidi: e non è la prima volta, in questi due anni. Come ci ha rivelato ieri, non riesce a godere a fondo questi momenti: quando arriva a un traguardo, si pone subito un nuovo obbiettivo. È Ariete, come noi: che abbiamo imparato un po’ di astrologia per capire come comportarci con le ragazze, in discoteca, da giovani, e fingiamo di capirci qualcosa. Di sicuro, è una persona caparbia e, soprattutto, un uomo di calcio non banale. Si può condividerne, o meno, le posizioni: i fatti, però, dicono che il Lugano ha fatto la stagione con un budget con il quale, a Basilea, ci pagano i giocatori in panchina. Giocatori come Alioski e Mariani, per dire, 18 mesi fa giocavano a Sciaffusa, in Challenge League. “Gianni”, in riva al Reno, giocava da terzino: oggi ha già segnato 16 gol. Certo, partirà tra poche settimane: ma nessuno può escludere che, tra i nuovi arrivati, ci sarà un altro in grado di rinverdirne le gesta.

Questa sera, il Lugano è addirittura terzo in classifica, con prospettive europee davvero inimmaginabili fino a pochi mesi fa. La riga verrà tirata il 2 giugno, dopo il 90′: qualunque cosa ne venga fuori, sarà un risultato del Presidente. Perché tutti hanno fatto bene (anche Andrea Manzo, per un certo periodo: ed è stato bello che più di uno ne abbia riconosciuti i meriti, da capitan Sabbatini allo stesso Tramezzani, prima che decidesse di smettere di parlare con la stampa), ma lui li ha portati in riva al Ceresio. E per noi, lui resta il vero protagonista della stagione, anche coi suoi eccessi, le sue sparate, e con quegli occhi lucidi, che appartengono agli uomini di sport che ci mettono del loro. Ci vediamo il 2 giugno, Pres: sarà un piacere vederla “Tirare la riga”. 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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