Mazzarri e il Watford, la fine di un amore mai davvero sbocciato

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QUI l’ufficialità dell’addio di Mazzarri al Watford.

All’annuncio dell’ingaggio di Mazzarri in panchina lo scorso luglio, alcuni tifosi del Watford sognavano di avere trovato finalmente il proprio Claudio Ranieri. Lo credeva anche l’Express, che in suo articolo aveva proposto tutta una serie di motivazioni sul perché l’ex tecnico di Inter e Napoli avesse le potenzialità per seguire le tracce di “King Claudio” e trasformare in poco tempo gli Hornets nella nuova favola della Premier League.

L’Inghilterra, d’altra parte, era ancora nel bel mezzo di quel clima di grande entusiasmo misto a meraviglia che aveva accompagnato l’impresa titanica delle Foxes, guidate da un tecnico umile, preparato e con una grande gavetta alle spalle. Ma, soprattutto, italiano, da cui ne era derivata proprio l’idea che la maggior cura (agli occhi di molti, persino maniacale) per la tattica tipica degli allenatori del nostro paese garantisse davvero quel quid in più alle squadre inglesi per fare bene in un campionato spettacolare, ma poco abituato a questa attenzione per gli aspetti tecnico-tattici. Ecco perché, alla luce di tutto ciò, stupisce meno un dato estremamente gratificante per gli allenatori nostrani: nelle ultime 8 stagioni, la Premier League è stata vinta la metà delle volte da squadre guidate da 4 tecnici italiani (Ancelotti, Mancini, Ranieri e, in ultimo, Conte). Insomma, bravi e anche vincenti.

La scelta di affidare l’eredità di Sánchez Flores (dimessosi al termine della scorsa stagione, ndr) a Mazzarri è stata, almeno in parte, figlia di questo amore improvviso per l’italianità calcistica. Il patron degli Hornets Pozzo era convinto che l’esperienza del tecnico di San Vincenzo fosse l’ideale per guidare al meglio una squadra in rapida crescita e su cui si era deciso di investire anche parecchi soldi per permetterle di rimanere a galla in un campionato sempre più complicato e imprevedibile come quello inglese. Era anche una sfida per lo stesso Mazzarri, reduce dalla disastrosa esperienza all’Inter e mai uscito dai confini nazionali durante la propria carriera, per riscattarsi e poter diventare l’idolo della propria tifoseria come quel Ranieri che si era preso gli applausi di un intero paese. Ma, in realtà, a differenza di Ranieri e il Leicester, l’amore tra Mazzarri e il Watford non è mai davvero sbocciato.

Il primo ostacolo è stato, inevitabilmente, quello della lingua. O meglio, lo è stato a maggior ragione per il tecnico di San Vincenzo, arrivato a Londra senza sapere una parola d’inglese (come emerso chiaramente dalla quasi comica intervista in cui salutò la prima volta i tifosi) e andato avanti per tutta la stagione in maniera piuttosto testarda a parlare in conferenza stampa in italiano con il proprio traduttore al suo fianco. Un fatto rimasto indigesto alla stampa britannica, che più volte nel corso dell’annata non ha perso l’occasione per rinfacciare questa lacuna linguistica al tecnico degli Hornets, chiedendosi come facesse a dare precise disposizioni in campo ai propri giocatori. Anzi, negli ultimi tempi erano diventate addirittura abituali domande in conferenza stampa come: quando parlerà ai giornalisti in inglese? Come fa a comunicare con i suoi giocatori?. Domande a cui Mazzarri finiva per rispondere sempre in modo stizzito, chiedendo che fosse lasciato lavorare in pace e di fidarsi dei suoi metodi. Senza ottenere, tra l’altro, alcun risultato se non quello di inimicarsi sempre di più la stampa britannica, capace di trasformarti da re a fallito, from the top to the bottom, in meno di un giorno.

Eppure, il tecnico ex Inter è riuscito comunque a ottenere sul campo i risultati richiesti dalla dirigenza. Si puntava a una salvezza tranquilla e così è andata, nonostante un finale di stagione da incubo, visto che gli Hornets sono reduci da sette sconfitte di fila. Anzi, qualcuno è rimasto persino deluso dal risultato finale di questa stagione, come se alla fin fine la squadra avesse fatto il compitino e niente di più: una tesi forse avvalorata anche dal fatto che tra il mercato estivo e invernale vi sono stati circa una decina di nuovi innesti, con anche nomi discretamente importanti (si pensi ai vari Niang, Pereyra, Okaka, Cleverley o Janmaat).

Ma, evidentemente, non è stato questo il motivo che ha spinto la dirigenza a rescindere consensualmente il contratto di Mazzarri al termine della stagione, come annunciato poco fa sui propri canali ufficiali. Alcuni tabloid inglesi avevano cominciato a sostenere negli scorsi giorni che il rapporto tra il tecnico e lo spogliatoio fosse ormai compromesso, tanto da spingere molti giocatori a lasciare Vicarage Road in caso di una sua permanenza: le troppe indicazioni in italiano tra partite e allenamenti avrebbero creato solo nuova confusione, disorientando i ragazzi. Una tesi in parte già smentita, ma che testimonia il clima poco sereno in cui ormai stava allenando Mazzarri.

Alla base della decisione ci sarebbero altre ragioni, in primis una distanza tra il tecnico e la dirigenza nel definire il progetto degli Hornets in vista della prossima stagione. Meglio, dunque, concludere qui il rapporto, prima di rischiare di gettare al vento mesi e soldi nel mercato estivo. Domenica sarà l’ultima volta con l’italiano in panchina, poi comincerà un nuovo progetto con uno dei tanti e affascinanti nomi già accostati ai londinesi: Howe, Karanka, Puel, Marco Silva. Ma qualcuno già sogna proprio quel Ranieri che i tifosi speravano potesse essere imitato da Walter Mazzarri.

 

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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