Eh sì, ogni tanto tocca dar ragione anche a qualche luogo comune pesantemente abusato. Ma quel che è giusto è giusto e bisogna dirlo: un errore arbitrale come quello di Valeri, ieri sera nel derby di Torino, dà fastidio. Prima di tutto perché è marchiano (e, a prescindere, Acquah poteva essere più prudente prima di giocarsi il jolly del tackle scivolato aggressivo) e poi – che forse è quel che più restituisce quel senso di noia – perché toglie competitività alla partita. Toglie suspense, toglie la sensazione di parità di mezzi, rende troppo più complessa la vita a una delle due parti in causa. Ed è un peccato, un grosso peccato.

Chiariamoci: non avremo mai la controprova che il Toro potesse vincere anche rimanendo in undici contro undici perché la Juventus conserva abbondante potenza di fuoco per poter ribaltare un derby della Mole anche senza giocare in undici contro dieci. Anzi, magari rimanendo in campo Acquah avrebbe potuto compiere due errori gravi e così spianare la strada ai bianconeri, chi lo sa. La controprova non esiste, infatti.

Però il tarlo del dubbio fa quel che deve fare e rode, rode a fondo. Perché non è del tutto giusto che una partita del genere venga in qualche modo squilibrata da un errore arbitrale così facile da evitare, tra l’altro – anche se l’intervento, a velocità normale, pare ben più duro e travolgente di quanto non sia stato in realtà, questo va sempre considerato (e, di norma, non lo si dice mai abbastanza) – perché il quarto uomo era in posizione perfetta per vedere l’accaduto, a differenza di Valeri che era coperto dallo stesso Acquah. Non è giusto che il Torino, già meno forte e per di più in trasferta, abbia dovuto scontare mezz’ora di inferiorità numerica per una colpa che, alla fine, non ha commesso.

E sì, dà fastidio che il favore l’abbia ricevuto la Juventus. Ma non per i motivi che portano avanti i malpensanti, bensì perché qualunque “aiuto” ai Campioni d’Italia finisce per coincidere con l’espressione: “una settimana di polemiche”. E francamente ne faremmo a meno, visto che sono l’unica cosa ancor più noiosa degli errori arbitrali. Poi se i complottari si divertono a vedere disegni del Palazzo o volontà grigie che tirano fila di non si sa cosa vadano pure avanti, qui si parla solo della delusione esclusivamente sportiva che comporta vedere quella che doveva essere una battaglia totale ad armi pari diventare sì battaglia totale ma impari. E non dà mai quel gusto pieno e rotondo che dà la parità numerica perché la Juventus sotto nel punteggio, nel suo stadio, nel derby di Torino e con l’uomo in più la partita la raddrizza. Ecco, favorire il più forte alla fine riconduce il calcolo della probabilità della vittoria verso il favorito e rende più complesso il colpaccio della parte in causa più debole.

Probabilmente è per questo che i torti arbitrali ai danni di chi è sfavorito ma, nonostante tutto, sta quasi ribaltando il pronostico risultano così urticanti: rubano un po’ il piacere di assistere a quello che, nel suo piccolo, è un evento raro – e quindi più interessante – che non vedere la classica corazzata fare i soliti tre punti. Poi in questo caso Higuaín ha deciso di segnare un gol talmente bello che ci si riconcilia anche con una partita segnata pesantemente dall’arbitro. Però stavolta, nel male, è andata bene (oddio, magari i tifosi granata non sono d’accordo, ora che ci viene in mente). Comunque sia, non è sempre così.

Dunque ben venga la VAR, ben venga ogni possibile aiuto tecnologico ai nostri arbitri affinché quella sensazione di fastidio che danno le chiamate arbitrali sbagliate venga limitata talmente tanto da diventare quasi impossibile. Perché non sappiamo voi ma a noi quel retrogusto di noia derivante dalla tipica sensazione di “aaaaah, ma allora so già come va a finire” non piace proprio.