Un’Inter da formattare

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Altro giro, altro risultato negativo e, soprattutto, altra prestazione imbarazzante per un’Inter che pare avere definitivamente terminato quell’effetto Pioli di cui così tanto s’è parlato tra fine dicembre e fine febbraio. Cinque gol rimediati da una Fiorentina che ha smesso di correre almeno cinque o sei giornate fa, rassegnatasi a una tiepida esistenza mediocre in attesa del divorzio da Sousa e dall’ennesima nuova ripartenza del progetto dei Della Valle.

Una ripartenza che, peraltro, si concederà anche l’Inter, ormai praticamente fuori dalla lotta per l’Europa League e quasi certamente orientata a scegliere per il prossimo anno un nuovo condottiero visto che il buon Stefano Pioli, dopo aver fatto ottime cose in quei due mesi di picco di forma che all’Inter non si negano mai a nessuno, è adesso nell’occhio del ciclone per aver gestito oggettivamente male le ultime cinque o sei uscite della sua squadra.

Tuttavia non è solo l’allenatore che non parrebbe essere quello giusto perché in casa nerazzurra è ben poco a funzionare, al momento. Certamente non è perfetta la composizione dirigenziale, con un Thohir teoricamente delegittimato ma ancora svolazzante (e in possesso di non si sa quanto potere decisionale, probabilmente pochissimo), uno Steven Zhang sempre più presente ma ancora comprensibilmente inesperto, uno Zanetti che in teoria dovrebbe fare rappresentanza ma che in tanti definiscono come longa manus di Moratti e un Ausilio che ricopre almeno tre ruoli quando l’organigramma societario vorrebbe invece che fosse solo il DS. Oltre a tutta una serie di figure evanescenti che compaiono sui documenti ufficiali ma non nelle normali cronache. In altre parole: gente che avrebbe anche dei compiti ma che nessuno ha mai visto.

La faccenda non migliora nemmeno passando al comparto più squisitamente tecnico, ossia la rosa della squadra. Al di là di qualche elemento oggettivamente da Inter che può e deve essere riconfermato per le prossime stagioni (su tutti: Icardi, Gagliardini, Perišić, Candreva, João Mário e poco altro), per il resto è il caso di valutare caso per caso con estrema delicatezza in maniera da poter migliorare a sufficienza un parco giocatori che non è scadente in senso assoluto ma è certamente lacunoso e non proprio bene assortito, con diversi doppioni e qualche mancanza imperdonabile per una compagine che abbia ambizioni da podio in Serie A.

Dunque perché non approfittare dell’occasione del cambio di proprietà ancora tendenzialmente fresco e radere più o meno al suolo tutto quel che c’è in questo momento ripartendo da pochi giocatori e, visto che ha appena rinnovato, da un Piero Ausilio finalmente nelle vesti esclusive di direttore sportivo e non ad interim su almeno un altro paio di dicasteri? Poi, per il resto, si possono prendere anche persone nuove e competenti, non solo dalla parte del ramo finanziario-

Chiaramente è una provocazione, è altamente improbabile che il Biscione faccia piazza pulita di quasi tutti i dirigenti attuali e si adoperi per cambiare almeno il 50% della rosa, anche se i beninformati assicurano che i fondi potrebbero persino esserci. Però considerando come è finita – perché è finita – quest’annata, perlomeno contemplare l’ipotesi della formattazione societaria potrebbe anche non essere una perdita di tempo. Anche se è proprio il tempo la prima risorsa che sembra mancare come l’aria dalle parti di corso Vittorio Emanuele.

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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