Il dito di Higuaín

-

Due gol che valgono una finale. Una doppietta al San Paolo che ammazza i sogni dei tifosi napoletani ancora speranzosi di un’incredibile rimonta. L’indice puntato in tribuna, al suo vecchio presidente. Un allenatore a bordo campo che sbraita, urla e, infine, gioisce. L’altro che fuma. Tutto in una notte. La Juventus conquista la sua terza finale di Coppa Italia in tre anni. Se la giocherà con la Lazio, come nel 2015, quando i bianconeri rischiarono di fare il triplete. Anzi, tripletta, all’italiana. Il portoghese lasciamolo ai nostalgici.

In estate, l’arrivo di Higuaín aveva diviso gli animi di appassionati di colori diversi. Ieri sera l’argentino ha tagliato l’ultimo pezzo di cordone ombelicale che lo legava alla città campana. Un dito, ben puntato, contro chi, secondo lui, lo ha costretto all’addio. E non solo. Contro chi si è nascosto dietro novanta milioni per scaricare le responsabilità di un trasferimento che ha giovato a tutti. Squadre, procuratori, presidenti, e giocatori.

Gonzalo, forse, non si è mai esposto troppo. Ha sempre preferito essere corretto verso tutti e, in primis, verso se stesso. Io qui non posso vincere quello che vorrei e, visto che sono un centravanti coi fiocchi, voglio andare in una società che lotta per successi maggiori. Chiaro, limpido e corretto. Nessuno ha mai avuto il coraggio di fare il primo passo. Tutti nascosti dietro, proprio, a quel dito. Indice infame, il classico che usano i dirigenti per evidenziare il punto dove va posta la firma su un contratto. Lo stesso che molti hanno usato in campo per zittire fischi e insulti.

Meglio usarlo come ha fatto Higuaín, anche per togliersi dalle spalle quella nomea di grandissima lota. Ovviamente gli rimarrà addosso per i più, ma sarà l’alba d’oro a parlare a fine carriera. C’è chi lascia con rispetto, per puntare a successi in carriera e chi rimane, stancamente, tra alti e bassi all’insegna dell’anno prossimo e prossimo ancora. Chi abbandona e rimane campione, chi resta e si conferma detrattore. Una cosa è certa: la finale ci Coppa Italia del prossimo 2 giugno non la giocherà e, forse, il dito servirà a qualcuno per accendere la Tv.

Eugenio Cignatta
Eugenio Cignatta
Pavese d'origine, pragmatico di natura."Burrito" in campo e fuori, vive alla giornata scrivendo di futebol e basket. Nella vita in tackle come Montero, ma pur sempre romantico come un tiro sulla sirena.

MondoPallone Racconta… Jean Vincent, Bleu leggendario

E' stato uno dei fuoriclasse che hanno fatto grande il Reims e la Nazionale francese a cavallo tra gli anni '50 e '60. La...
error: Content is protected !!