ESCLUSIVA – I nuovi talenti: Tommaso Emanuele Nobile

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Prosegue il nostro viaggio tra le giovani stelle del campionato di Lega Pro e questa settimana la scelta è ricaduta su uno dei portieri più promettenti del Girone A. Dopo Simone Perilli della Reggiana e Mirko Albertazzi della Virtus Francavilla, abbiamo raggiunto Tommaso Emanuele Nobile estremo difensore della Lucchese.

Tommaso a soli vent’anni, ma con un fisico reattivo e prestante (192 cm per 87 kg) si è conquistato un posto da titolare a furia di grandi prestazioni mostrando una sicurezza da veterano tra i pali. Certo, ha notevoli margini di miglioramento ed è normale per un ragazzo così giovane, ma un dato è certo e non è frutto del caso: Tommaso possiede un talento straordinario e si è già costruito la fama di portiere para-rigori.

Ciao Tommaso, sei napoletano e cresciuto calcisticamente nell’Internapoli Ciro Caruso prima di approdare in vari club dell’hinterland. Cosa ricordi di quella fase iniziale della tua carriera?

È stata la mia prima esperienza nel mondo del calcio e fu proprio mister Ciro Caruso che mi spinse a giocare come portiere e da quel momento in poi iniziai a coltivare la mia grande passione per questo ruolo. In realtà, da bambino, il mio primo ruolo fu quello di ala sinistra; poi, mi incuriosì molto questo spostamento tra i pali e da lì non mi sono più mosso. Ho giocato in varie scuole calcio del napoletano, come per esempio la San Sebastiano Calcio Mazzeo, per poi andare all’Internapoli in Serie D, quindi, all’Ischia a fare la Juniores e, infine, al Melfi in quella che un tempo si chiamava Serie C2.

Nel complesso, nell’arco di questa epoca quali sono gli allenatori che ti hanno insegnato di più?

Allenatori ne ho avuti tanti e tutti mi hanno lasciato importanti insegnamenti, per cui ne approfitto per ringraziarli tutti e per avere creduto in me. Anche successivamente ce ne sono stati che hanno rivestito grande rilevanza nella mia vita come Salvatore Di Lorenzo, per esempio, fino ad arrivare ai giorni nostri: infatti, Biato (attuale preparatore dei portieri) mi sta dando un grosso aiuto. 

C’è un torneo giovanile, tra i tanti che hai disputato, che ricordi con maggiore orgoglio?

Da piccolino, categoria Pulcini, feci un torneo con la Ciro Caruso a Torino contro Juve, Bayern Monaco, Milan e altre. Arrivammo in finale e la vincemmo contro il Bayer Leverkusen.

Capitolo Melfi, si tratta del tuo primo approccio con il calcio professionistico. Che ricordi conservi?

Quella è stata una stagione cruciale perché mi ha permesso di capire davvero cosa significa giocare a calcio a certi livelli. Per la prima volta stavo all’interno di uno spogliatoio composto da “grandi” e ho imparato tanto, nonostante non sia riuscito ad accumulare presenze, ma solo diverse panchine. Di quell’annata ricordo con grande affetto tutti e in particolare Pietro Perina, che era il portiere titolare, e Dermaku, che ora gioca con me nella Lucchese.

L’esperienza con la Sarnese rappresenta un po’ una piccola consacrazione per te perché inizi a costruirti la fama di portiere para-rigori. Cosa ti va di raccontarci? 

Sì, Sarno è stata una tappa importantissima perché mi ha dato la possibilità di giocare con più frequenza e di mettermi in mostra. Indimenticabile il mio esordio a Brindisi nonostante la sconfitta per 3-0, ma, in generale, il campionato fu ricco di soddisfazioni: io giocai bene e alla fine arrivammo ottavi rispettando gli obiettivi di inizio stagione.

Dei tre rigori parati in quella stagione, ne ricordi uno in particolare?

Sinceramente, no. Ma ricordo quello quando presi gol sulla respinta. 

Poi, vai a Matelica voluto fortemente dal direttore sportivo di allora, e attualmente della Lucchese, Antonio Obbedio. Nelle Marche ti costruisci sul serio la fama di para-rigori, che sensazioni conservi di quell’annata?

Obbedio l’ho conosciuto più quest’anno che allora: è una grande persona e nutro grande stima nei suoi confronti. E del resto la stima è reciproca perché mi ha seguito per molto tempo e ha un’immensa fiducia nelle mie potenzialità. A Matelica è stata una stagione fantastica, essendo riuscito a parare sette rigori su nove. La più bella è stata sicuramente quella nel 2-0 contro la Jesina e sullo 0-0. Eravamo una squadra molto ben organizzata e facemmo un ottimo campionato, purtroppo a fine stagione subimmo un calo e il grande insegnamento che ho tratto è che non bisogna mollare, non darsi mai per vinti e tenere sempre alta la concentrazione.

Come avviene il trasferimento alla Lucchese e come ti trovi in Toscana? E un accenno, magari, anche al rapporto coi tuoi compagni e in particolare con Di Masi, visto che proprio un suo infortunio ti apre le porte della titolarità.

È stata un’operazione di mercato portata avanti dal direttore Obbedio e dal mio procuratore. Una trattativa fatta bene al termine di una scelta ben ponderata. La Lucchese ha un grande blasone e io sono stato orgoglioso di sapere che il club credesse in me. In Toscana mi trovo benissimo e Lucca è una bellissima città con persone solari e tranquille. Lo spogliatoio è molto unito e siamo un gran gruppo. Di Masi è stato sfortunato ed è vero che è un po’ stata la mia fortuna perché ho dovuto sostituirlo: con Giuseppe ho un gran rapporto e mi fa un po’ da chioccia perché mi dice in cosa sbaglio e mi da tanti buoni consigli.

Attualmente, siete in lotta per un posto nei playoff, ma negli ultimi tempi i risultati non vi hanno premiati. Tanto è vero che proprio in settimana la società ha deciso di esonerare Galderisi e affidare la squadra a Giovanni Lopez. Come pensi possa reagire la squadra?

Sicuramente è un momento buio, ma noi dobbiamo continuare a lavorare per migliorarci e dare il massimo. Naturalmente, un po’ mi dispiace il cambio di allenatore perché Galderisi è quello che ha creduto in me e gli devo tantissimo. Sono anche convinto che Lopez, dall’alto della sua grande esperienza, abbia ben chiare le idee e sia un grande allenatore così come ha dimostrato in queste sessioni di allenamento. Penso che i playoff siano alla nostra portata e sono sicuro che riusciremo a raggiungerli.

Sabato già il banco di prova sarà ostico; infatti, vi attende la trasferta a Meda contro il Renate, che è squadra quadrata e ben organizzata. Cosa temi di più della compagine lombarda?

Sarà una gara molto difficile, ma noi ci stiamo preparando al meglio ovviamente. Temere non credo sia il vocabolo giusto, ma naturalmente nutro grande rispetto.

Tra le squadre del girone A quale ti ha impressionato maggiormente e perché? 

Onestamente, mi hanno impressionato un po’ tutte per il loro modo di giocare. Tra la Serie D e la Lega Pro c’è un abisso e tutte le squadre che ho affrontato quest’anno hanno dimostrato di essere ben organizzate, di possedere un’idea chiara del calcio che vogliono esprimere e un tasso tecnico elevato nella gestione della palla.

E il giocatore più forte?

Credo che tutti, tra quelli affrontati, abbiano almeno una caratteristica che può mettermi in difficoltà. Io mi impegno allo stesso modo contro tutti, cercando di non prendere mai sotto gamba gli avversari.

Qual è stata la tua partita più bella e perché?

Senza dubbio, quella dell’esordio quest’anno contro un avversario importante e forte come l’Arezzo. Ho fatto anche qualche bell’intervento come, per esempio, quello sul tiro dalla distanza di Polidori che riuscii a deviare sul palo sul 2-1.

E la tua parata più bella?

Sicuramente, quella contro il Livorno nella gara di ritorno sul colpo di testa di Murilo. 

Qual è il tuo punto forte?

Non credo di avere punti forte: cerco di migliorare giorno dopo giorno un po’ tutte le abilità. Se proprio devo dirne uno, credo di essere bravo tra i pali. 

E quale quello debole? In cosa senti di dover migliorare?

Sicuramente sulle palle alte.

A quali portieri del passato e del presente ti ispiri?

Da piccolo, ma anche adesso, Gigi Buffon perché unico e per la continuità nell’essere il migliore per così tanti anni. Tra quelli più recenti, rispondo Neuer perché il più completo dal punto di vista fisico, tecnico e caratteriale.

Infine, dicci il tuo sogno nel cassetto. Quale maglia vorresti indossare un giorno?

Quella del Napoli.

Antonio Ioppolo
Antonio Ioppolo
Giornalista, appassionato di storia, letteratura, calcio e mediani: quegli “omini invisibili” che rendono imbattibile una squadra. Il numero 8 come fisolofia di vita: grinta, equilibrio, altruismo e licenza del gol.

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