Lugano, Tramezzani: “Si cresce anche con le sconfitte”

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Dopo la “visita motivazionale” di lunedì scorso, alle sei del mattino, a una fabbrica nei dintorni di Lugano, la squadra bianconera ha, come sempre, lavorato, in settimana, con grande intensità. Che il momento sia delicato lo dimostra anche il fatto che, contrariamente a quanto accaduto nelle ultime due settimane, e a quanto annunciato ai media, alla tradizionale conferenza stampa del venerdì si è presentato Paolo Tramezzani, e non due giocatori, come preannunciato ai media.

Un piccolo inciso: non abbiamo scritto della “visita motivazionale” di lunedì, che ha occupato anche le pagine di siti e giornali della Penisola che di solito non si interessano del calcio elvetico, per rispetto della nostra linea editoriale, che tende a non parlare di questi fatti. Siamo, comunque, rimasti perplessi: riteniamo che i giocatori di calcio, di qualunque squadra, sappiano cosa vuol dire lavorare fuori dal campo. Personalmente, abbiamo apprezzato maggiormente le scelte di allenatori come Zinnbauer che, a San Gallo, in certi momenti, ha fatto allenare la squadra anche di notte. Perché il lavoro del calciatore, in fondo, è quello: e le motivazioni si cercano (e si trovano) in campo e negli spogliatoi. E con questo, unitamente a Tramezzani (come leggerete più avanti), chiudiamo l’argomento.

Ciò non toglie che il clamore della vicenda è stato tale da non poter che essere l’argomento della prima domanda fatta all’allenatore emiliano: “Il messaggio non era legato solo al presente; ciò che faccio è rivolto al futuro, al prosieguo del campionato, a quelle dei prossimi anni, visto che ho un contratto valido per altre due stagioni. Il messaggio è arrivato, abbiamo voltato pagina. C’è una cosa che voglio che voi sappiate: amo da morire le persone che cadono, e sono capaci di rialzarsi. Sono convinto che se questa squadra riuscirà in futuro a trovare sempre la forza di reagire ai momenti difficili, potrà fare un buon cammino. Finora ci siamo riusciti; ogni tanto capita però di sbagliare, e allora serve ripartire. Di sicuro, non ho parlato e non parlerò più di questo fatto, che nelle mie intenzioni doveva rimanere privato.”

“Rispetto ai nostri avversari di domenica, l’analisi delle ultime prestazioni fa emergere una squadra che, forse, ha accusato l’eliminazione a sorpresa dalla Coppa svizzera. Non è un mistero che, dopo il Basilea, i bernesi, a livello individuale, siano la squadra più forte, e sono convinto che possano esprimersi molto meglio rispetto a quanto hanno fatto vedere di recente. Li temiamo e li rispettiamo.”

“Avevamo lavorato bene anche la scorsa settimana, poi le cose sono andate come avete visto. Sono alla mia prima panchina come capo allenatore, come amate ricordare spesso: mi trovo a gestire cose nuove, perlomeno in prima persona. Però ho giocato 20 anni, ho fatto altre professioni oltre al calcio, so bene che la sconfitta può essere sempre dietro l’angolo. Si tratta di episodi che vanno analizzati, perché diventino occasioni di crescita.”

“Abbiamo dato un segnale forte, rispetto alla classifica, nelle quattro gare precedenti a quella di domenica scorsa, costruendo un discreto margine sull’ultima in classifica. L’obiettivo rimane salvarsi: tuttavia devo fare, nel frattempo, anche altre considerazioni. Crescita non vuol dire non perdere più: significa capire perché sbagliamo certe partite, perché non riusciamo a fare determinate cose in certe occasioni. Non vi so dire quanto tempo ci vorrà: però la strada che abbiamo intrapreso è questa, e ho fiducia pensando al prosieguo del campionato. Non guardo solamente allo Young Boys.”

“I ragazzi hanno la mia fiducia. Quando giocavo, ciò che mi faceva crescere, era sentirmi dire dove avevo sbagliato. Terrò presente, come sempre, quello che i ragazzi mi hanno dimostrato in questi giorni. Sono contento di avere difficoltà nello scegliere ogni fine settimana, perché i ragazzi si impegnano tutti, e hanno voglia di giocare. Non ho solo undici titolari, ma molti di più. Chi è dietro scalpita, e fa sentire il fiato sul collo a chi è andato in campo la domenica prima. Manderò in campo una squadra che si trovi bene, equilibrata, che sappia quello che deve fare, e sia pronta a farlo nel migliore dei modi.”

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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