Lugano: fare tesoro della sconfitta, per ripartire

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“RebaThun”: il titolo, riuscitissimo, apparso sulla pagina online della RSI, incomprensibile per i nostri lettori non ticinesi o, comunque, lombardofoni (è una trascrizione ironica, che gioca sul nome della squadra ieri rivale del Lugano, di un’espressione dialettale locale, che significa, più o meno, “bastonata”), ha reso perfettamente l’idea di quanto accaduto ieri, nell’Oberland bernese.

A fine partita, un Paolo Tramezzani letteralmente imbufalito, ha espresso chiari concetti alla stampa presente“La responsabilità è, ovviamente, anche mia: sono io a capo del gruppo, sono io che li alleno durante la settimana, sono io che decido chi va in campo. Ma sono anche uno che non guarda in faccia nessuno. Questa partita mi farà ritornare su alcune mie valutazioni: chi pensava di avere la maglia da titolare in modo definitivo, dovrà ragionare diversamente. Questione di palle: o le hai, o non le hai. Senza carattere, non vai da nessuna parte. Si riparte tutti da zero, io per primo: perché quando la squadra si esprime a questa modo, ci sono responsabilità anche da parte mia. Non posso tollerare un atteggiamento del genere. A fine primo tempo, potendo, li avrei cambiati tutti.” 

La sensazione, per l’osservatore, è che si sia ripetuta la partita di Losanna: squadra spenta, vuota, sovrastata sia atleticamente, che fisicamente, dagli avversari. Tramezzani, insomma, si è ritrovato nella stessa condizione di Manzo, alcuni mesi fa: una squadra che fa benissimo sino a pochi giorni prima e che, a un certo punto, si spegne, come se un folletto dispettoso fosse riuscito ad arrivare all’interruttore “ON-OFF”. 

Lo avevamo scritto alcuni giorni fa: il Lugano è un cantiere aperto. La squadra ha delle potenzialità, sia tecniche che individuali (nel disastro, Armando Sadiku, nonostante una prestazione insufficiente, ha trovato comunque la via della rete); tuttavia, è ancora da rifinire, soprattutto dal punto di vista della mentalità: e questo, è un aspetto che il tecnico ha ben chiaro, e che fatto presente anche nelle dichiarazioni del passato.

La cosa che lascia, però, perplessi, è il veder ripetere alcuni errori: a Thun, nel nuovo stadio, la squadra bianconera non ha mai vinto, e anche in questa stagione i precedenti indicavano due pareggi (uno dei quali, quello di Cornaredo, decisamente stretto per i biancorossi di Saibene). Una squadra ostica, insomma, come lo era il Losanna della scorsa settimana, e che andava affrontata con la stessa concentrazione e determinazione. Tramezzani ha detto di non avere colto, in settimana, segnali negativi: forse, anche lui dovrà riflettere su questo aspetto. Perché, come sappiamo, i folletti non esistono; perlomeno, a Thun, ieri pomeriggio, non ne abbiamo visti.

Tutto ciò premesso, bisognerà non ripetere i medesimi errori dell’andata. Tra i secondi 45′ minuti della settimana scorsa e i primi di ieri (vale a dire i migliori e i peggiori dell’attuale gestione), sono passati solo sette giorni: è un tempo troppo ridotto, per disimparare a giocare al calcio. Il gruppo dovrà evitate di ricadere negli errori di qualche mese fa, e prendere consapevolezza sia della propria forza, che dei propri limiti. Le partite, per esempio, si vincono arrivando prima sulla palla rispetto agli avversari, pressandoli in mezzo al campo, in modo da indurli all’errore: cosa che, ieri, non è accaduta. La squadra bianconera è in grado di giocare in questo modo, e lo ha dimostrato. Però, certe lezioni andranno apprese: insomma, queste partite non vanno dimenticate (come auspicava Sabbatini, ieri pomeriggio, prima di venire ripreso da Omar Gargantini della RSI), ma tenute sempre presenti, per non doverle ripetere di nuovo.

Per Tramezzani arriva, ora, la seconda fase, quella temuta (e che, ci si augurava, terminata): affrontare un momento di crisi del gruppo. Il suo predecessore fu, soprattutto, sfortunato: al di là dei risultati, si trovò a gestire i problemi dovuti agli infortuni di alcuni uomini chiave (Sabbatini e Piccinocchi), oltre a inciampare in alcune prestazioni arbitrali negative (con Basilea e, soprattutto, San Gallo a Cornaredo). Il tecnico emiliano potrà ripartire da un organico quasi al completo e avrà, in più, un Sadiku che sta garantendo un gol a partita, anche quando gioca male.

La tifoseria ha accolto con ovvia delusione il risultato; tuttavia, non ha certo dimenticato quanto di buono visto in precedenza. Insomma, la possibilità, già da domenica, di confinare questa partita tra gli incidenti di percorso, è concreta. Arriverà a Cornaredo lo Young Boys di Berna: squadra tosta, molto fisica, con un attacco forte, ma con una retroguardia perforabile: non mancheranno, certo, le motivazioni.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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