Che ci manca?

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Poteva andare meglio. Lione batte Roma 4-2 e spedisce dietro la lavagna i giallorossi, colpevoli di aver creato tanto e sprecato troppo. Perché se il secondo tempo è stato quasi del tutto monotematico, con Alisson impegnato a respingere cannonate, nella prima frazione la squadra di Spalletti avrebbe potuto ipotecare il passaggio del turno.

Esagerato? No. La Roma è una società che negli ultimi anni si è mossa bene. Ha acquistato giocatori di qualità assumendo un allenatore capace con esperienza internazionale. Ha investito con giudizio arrivando a ottenere ottimi risultati. Come rosa, in campionato, è seconda solo alla Juventus. E allora che gli manca?

Cinismo. La consapevolezza di poter essere davvero una grande. Purtroppo, è cosa risaputa che nella capitale l’aria è pesante. Che si vinca o si perda sei sempre alla mercé di tutti. E per evitare che la cosa possa recare danno al gruppo, aiuterebbe essere completamente apatici. Non sentire altro che allenatore e società. Rendersi impermeabili a qualsiasi agente esterno.

Banalità direte voi, ma la partita di ieri sera ne è l’esempio. Dopo il 3-1 a San Siro contro l’Inter, la Roma era una corazzata. Una difesa di ferro e un centrocampo formidabile, capace di spezzare il gioco avversario e ribaltare le manovre in un battito di ciglia. Poi, là davanti, il pennellone dai piedi fini completava il tutto.

L’esaltazione del proprio ego non è mai stata una fortuna in nessun campo, figuratevi in un gioco. Il guardarsi allo specchio ha riportato a galla un po’ di insicurezze. E la poca cattiveria sotto porta vista in Francia lo dimostra. In più di un’occasione i giallorossi potevano fare meglio. Mettere la palla in rete e chiudere la partita con freddezza, distacco.

Invece l’imprecisione, il braccino, hanno gabbato la magica. Belli da vedere ma poco quadrati. La Roma ha dato la sensazione di avere le carte in regola per vincere in scioltezza rimanendo impantanata, però, nell’immagine di se stessa. Sprecona al contrario. E nonostante questo, con più lucidità, l’avrebbe portata a casa.

Manca questo. Il vincere partite anche quando manca qualcosa, quando la serata non è quella giusta. Rimanere impassibili di fronte a una palla sbagliata o una deviazione fortuita che semplica la vita agli avversari. Magari su una punizione, da dove nasce un gol. Non ha torto Spalletti a spronare la ciurma. Con più carattere, soprattutto in Europa, si vince.

Vedremo che succederà all’Olimpico. La qualificazione, di sicuro, è ancora apertissima.

Eugenio Cignatta
Eugenio Cignatta
Pavese d'origine, pragmatico di natura."Burrito" in campo e fuori, vive alla giornata scrivendo di futebol e basket. Nella vita in tackle come Montero, ma pur sempre romantico come un tiro sulla sirena.

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