ESCLUSIVA – Antonio Cincotta: “Fiorentina, Verona e Brescia stanno tracciando un percorso”

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Se la Fiorentina maschile sta vivendo un momento molto difficile nella Serie A, non è lo stesso per quella femminile che sta comandando il massimo campionato in rosa con un tabellino invidiabile e con uno score senza nessuna sconfitta in quindici gare. Per questo motivo abbiamo deciso di intervistare uno dei suoi due allenatori, Antonio Cincotta, e ne è nata una lunga chiacchierata sul calcio italiano e non solo con molti spunti davvero interessanti.

Salve mister Cincotta. La ringrazio per la sua disponibilità. Le chiedo di presentarsi ai nostri lettori, per chi ancora non la conoscesse.

Salve a tutti, mi chiamo Antonio Cincotta, lavoro come allenatore professionista e nelle ultime esperienze ho avuto la fortuna di trovare ragazze brave che hanno condotto le squadre che allenavo alla vittoria: è successo col Milan in Serie C, col Como dalla Serie B alla Serie A, sempre col Milan dalla A2 alla A1 e col Monza dalla A2 alla A1. Io credo che la carriera di un allenatore vincente passi attraverso calciatrici che lo rendono ricco e mi ritengo fortunato di aver trovato giocatrici così.

A proposito di questi suoi successi in sequenza, lei è considerato uno dei tecnici più vincenti dell’ultima generazione. Si sente addosso questa etichetta? Le dà fastidio?

No, sinceramente io credo che la forza di un allenatore vincente sia nella forza delle giocatrici che gli hanno messo a disposizione, quindi io non posso fare altro che ringraziare le atlete che hanno vinto con me e insieme a me. Questa è l’unica cosa che mi sento di dire quando mi ricordano il filotto di successi. L’allenatore che vince e che non ringrazia le atlete che ha avuto è soltanto una persona presuntuosa e io non lo sono.

Parliamo della sua Fiorentina. La sua squadra è prima a 45 punti, sei in più del Brescia. Secondo lei siete andati oltre ogni aspettativa o se l’aspettava?

Siamo andati oltre ogni aspettativa per due motivi: il primo è il Brescia che si era notevolmente rinforzato con Salvai, uno dei difensori più veloci d’Italia, e con Manieri, una giocatrice con un bagaglio internazionale che non ha bisogno di spiegazioni, e che non ti aspettavi avesse questi passaggi a vuoto, il secondo è una squadra con giocatrici nuove in ogni reparto che nessuno si sognava facesse una stagione così trionfale. Certo, eravamo convinti di avere una rosa per poter fare bene ma non eravamo convinti di trovare in così poco tempo le geometrie giuste per fare sentire ogni campionessa a casa sua. Ci siamo riusciti e sono contento di questo ma non potevo aspettarmelo.

Lei ancora teme il ritorno del Brescia? Ce la farà la Fiorentina a terminare questa cavalcata trionfale soprattutto tra le mura amiche?

Certo che temo ancora il Brescia. Abbiamo vinto tutti gli scontri diretti ma in casa e in trasferta a Verona e ora mancano Mozzanica e Brescia. Come ci si può sentire di avere qualcosa in tasca quando devi ancora andare nei campi più difficili di Italia con solo sei punti di vantaggio? Non ci si può sentire con in tasca niente quando sai che queste due gare potrebbero ribaltare ogni logica. L’unica cosa che si può fare è lavorare sapendo che nulla al momento è conquistato.

Passando ai raggi X la rosa della Fiorentina, salta all’occhio il fatto che ogni settimana segnino sempre tante giocatrici diverse…

Questo credo sia un dato che emerge grazie ad una manovra collettiva che lavora molto sugli inserimenti dalle retrovie e quando hai nelle tue codifiche movimenti del genere smarchi sempre giocatrici diverse. Il lavoro che devi fare è tanto e negli ultimi anni è riuscito e siamo orgogliosi di questo. Il dato che credo che debba risaltare più agli occhi di tutti credo sia Alice Tortelli, una ragazza della sua età titolare alla Fiorentina e che negli scontri decisivi ha messo in ombra calciatrici di livello internazionale dando una prova di maturità straordinaria.

A proposito di Tortelli, la sua squadra è una miscela di giovani talenti e giocatrici molto più esperte. Se la sente di sbilanciarsi sul futuro di qualcuna anche in prospettiva di una carriera all’estero?

Guarda, mi sbilancio in questo modo: il movimento italiano sta crescendo così tanto che non credo nei prossimi tre anni sia necessario andare all’estero per cercare esperienze altissime perché credo che l’Italia potrà dare grosse certezze alle calciatrici in termini di proposta tecnica. Non mi esprimo in termini manageriali o economici, ma in termine tecnico credo che non sarà più necessario andare all’estero a tutti i costi.

Fa strano sentirlo proprio da lei che è stato uno degli allenatori più vincenti in America…

Io ho allenato per primo lì la Serie B americana cinque anni fa e ti posso dire che le cose sono cambiate e migliorate. Non siamo ancora al livello della Serie A americana ma il gap è più basso e voglio credere che si andrà a migliorare, pertanto non è più scontato andare fuori per fare esperienza ma magari qualcuna da fuori desidera cominciare a venire qui e tu come ben sai abbiamo avuto la visita qualche settimana fa di Hope Solo…

A proposito di questo dualismo, lei ha deciso di tornare in Italia e vista la distanza tra i due campionati soprattutto in termini di visibilità molti parlerebbero di un suicidio sportivo…

È vero, ma avevo voglia di ritrovare gli affetti personali. Quando sono tornato qua ho avuto una grande offerta per tornare in America per un triennale ma ho preferito stare qui perché avevo voglia di ritrovare degli affetti familiari e tornando mi sono appassionato a far crescere la realtà in Italia. Ho allenato molte giocatrici e credo nel mio piccolo di aver fatto del bene facendo crescere in Italia alcuni profili interessanti.

A proposito di calciatrici e della Nazionale Italiana, lei ha seguito la partita della Nazionale Femminile contro la Corea del Nord? Cosa ne pensa?

Sì, l’ho vista e per onestà intellettuale credo che si debbano dare grossi meriti alla Corea per quello che ha fatto oggi e non iniziare a dire che Cabrini ha sbagliato o le ragazze hanno fatto male perché a volte si perde perché l’avversario è più preparato e ha più abilità individuali e io credo che la Corea di oggi abbia dimostrato di avere delle giocatrici molti importanti e quando perdi contro una squadra forte non è nessun dramma. C’è solo da rimboccarsi le maniche e magari rinviare l’appuntamento con la Corea di qualche mese o di qualche anno. E ci può stare perché la Corea ha un ranking FIFA che dimostra che le mie parole hanno un perché e che è migliore del nostro (10ma posizione dietro il Brasile mentre l’Italia è 16esima, NdR). Sento molti addetti del settore che si lamentano in queste ore perché noi facciamo la Corea piccola perché conosciamo quella maschile ma quella femminile è una certezza, abbiamo perso contro una certezza e ci può stare.

Torniamo di nuovo a casa. Qualche giorno fa la FIGC ha presentato cinque nuovi Centri Territoriali Federali per il calcio maschile e femminile. Secondo lei cosa si può ancora fare per il calcio italiano?

Esco dall’aspetto tecnico e dico che c’è bisogno di un aiuto economico dalla Federazione per far crescere le squadre come negli USA dove la federazione paga lo stipendio alle nazionali anche giovanili. C’è bisogno di fondi anche per quei club che hanno fatto la storia del calcio femminile e che rischiano di essere messi da parte perché arrivano le affiliazioni con i club maschili.

Secondo lei si può migliorare qualcosa? I media hanno colpe?

Il problema è a 360°, i media dovrebbero seguire di più ma mi rendo conto che sia difficile che Sky possa seguire un evento che ha 300 persone in tribuna. Oggi non si può richiedere chissà che cosa, il movimento deve continuare a crescere un gradino alla volta arrivando ad ottenere più attenzione e qualche fondo in più aiuterebbe a far crescere il movimento e di riflesso porterebbe alle migliorie mediatiche di cui il movimento necessita per crescere.

Riguardo la Fiorentina, lei vive in panchina questo dualismo con Sauro Fattori. Com’è questa convivenza?

Non è un dualismo, la società ci ha parlato a giugno e ci ha presi dicendo che avrebbero voluto due primi allenatori. Abbiamo dei compiti ben definiti e ben divisi e un rapporto interpersonale estremamente positivo poiché abbiamo due caratteri che vanno molto d’accordo per cui devo dire che questa convivenza è solo positiva sotto ogni punto di vista.

Lei crede che la Fiorentina dei Della Valle abbia sulle spalle il ruolo di apripista per quanto riguarda una nuova visione del calcio femminile in Italia? Voi siete ormai Fiorentina sotto tutti gli aspetti, il Verona si è affiliato con l’Hellas, il Brescia si è affiliato con la controparte maschile…

Noi, Verona e Brescia stiamo tracciando un percorso incredibile. Qualche settimana fa leggevo di questo paragone tra il Brescia e il Turbine Potsdam in Germania, un superclub che fa solo calcio femminile ma lo fa in maniera professionale e professionistica. Anche se sono allenatore della Fiorentina non posso non dire che loro fanno del professionismo pur avendo solo donne quindi tanto di cappello.

Da qui a due anni riesce a vedersi nei quarti di Women’s Champions League?

Domanda difficile… Mi piacerebbe arrivare ai quarti di Champions League, sicuramente fare bene a livello europeo è uno dei sogni che ho nel cassetto, però tra il dire e il fare c’è di mezzo il lavoro quindi non faccio altro che lavorare e vedere se riusciremo a farcela ma sicuramente sarebbe un sogno che si avvera.

Chiudiamo con una domanda: so che lei è un attento osservatore di tutto il calcio femminile italiano. Se lei dovesse consigliare alla Fiorentina una giovane su cui investire nel prossimo mercato estivo, che nome farebbe?

Sinceramente credo che Vigilucci, Zazzera e Tortelli, tre giovani che abbiamo in casa, siano da tenere, coltivare e far crescere e credo sia il migliore acquisto e il migliore investimento perché abbiamo in casa tre talenti ed è giusto valorizzarli.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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