Il libro su Türkyilmaz diventerà uno spettacolo teatrale

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Dal nostro inviato a Bellinzona  (CH)

È stato presentato, nella serata di ieri, nella suggestiva cornice del Teatro Sociale di Bellinzona, in Svizzera, il libro-biografia (ma non troppo, come vedremo in seguito) dal titolo “Kubi goal!”, scritto dall’autore ticinese Flavio Stroppini, e dedicato all’ex centravanti della nazionale svizzera (nonché indimenticato giocatore di Bologna e Brescia) Kubilay “Kubi” Türkyilmaz, naturalmente presente (e piuttosto emozionato) in sala. Sul palco, oltre al protagonista (una vera gloria sportiva, per la capitale del Canton Ticino), l’autore, l’editore Casagrande  (noto tifoso dell’ACB) e il presentatore, nonché direttore di @radio3i, Matteo Pelli.

Dicevamo del libro, molto diverso dalle biografie (a volte troppo precoci) di molti calciatori delle nuove generazioni. Spiccano, sicuramente, l’agilità del testo, e l’assoluta mancanza di immagini, fatto inusuale per un libro che parla di sport. La prosa è particolare, visto che il testo nasce come base di uno spettacolo teatrale (del quale sarà protagonista l’attrice Amanda Sandrelli, presente in sala, che interpreterà la madre del calciatore), che andrà in scena, sempre a Bellinzona, nel gennaio del prossimo anno.

Ma “Kubi goal!” non è solo una storia di sport, tra l’altro a lieto fine (l’attaccante ha avuto, come noto, una grande carriera, arrivando a diventare capocannoniere assoluto della nazionale svizzera): è, soprattutto, un libro drammatico, che racconta una storia difficile, di immigrazione in un Paese dove l’integrazione era (ed è) complicata, e che è stata comune a molti nostri connazionali, che potranno facilmente riconoscersi nel protagonista. Non a caso, nel corso della serata, Kubi ha ricordato di avere fatto leggere la biografia, in anteprima, al neo presidente FIFA Gianni Infantino, il quale gli ha rivelato (come sappiamo, il massimo dirigente del calcio mondiale è di origini italiane) di avere avuto una gioventù molto simile.

Il libro, per le sue caratteristiche, si legge tutto d’un fiato (lo abbiamo divorato durante il viaggio di rientro in treno). Contiene qualche aneddoto gustoso, soprattutto sull’esperienza bolognese, che Kubi ricorda con grande affetto. Non troverete, però, pettegolezzi e storie viste dal buco della serratura degli spogliatoi di quegli anni: il calciatore (correttamente, secondo noi) li ha tenuti per sé. Türkyilmaz non fa, quasi mai, dei nomi: nella postfazione, infatti, scrive “Non servono nomi, lo sanno di chi parlo”. Niente nuovi casi Icardi, insomma, o rivelazioni esplosive su Maradona, Baresi o Roberto Baggio (che fu compagno di squadra dello svizzero, a Brescia).

Il libro, a noi, è piaciuto, soprattutto, per il coinvolgimento umano che sa trasmettere, pagina dopo pagina. Costante è la ricerca, da parte del protagonista, lungo tutta la parabola della propria vita, di trovare la propria collocazione: turco per i ticinesi, ticinese per gli altri svizzeri (e vedremo che pagherà con l’esclusione da USA 94 una sua decisa presa di posizione sul rispetto dell’identità italofona del Canton Ticino: lui, il turco…), svizzero per i turchi, quando andrà a giocare al Galatasaray di Istanbul.

Nonostante tutto, però, Kubi ci rivelerà di essersi sentito spesso a casa. A Bologna, per esempio, nonostante la sua avventura in rossoblù dovette chiudersi bruscamente per il fallimento della società. Poi in Turchia, dove scrisse pagine di grande calcio, con le reti all’Old Trafford e al Camp Nou. E, ovviamente, nella sua Bellinzona dove, pochissimi anni fa, smise i panni del commentatore televisivo, per indossare ancora la maglia granata, in un momento difficile per l’ACB.

Il libro, secondo quanto detto dall’editore, sarà presto disponibile anche in Italia, ma non è stato specificato se potrà o meno essere acquistato in formato elettronico. Crediamo, comunque, che sia una lettura piacevole. Va, però, maneggiato con cura: certo, si ride, in alcune pagine. Ma in altre, quando il calciatore racconta della sua famiglia, o alcuni episodi di gioventù, può scappare la lacrima. Soprattutto a chi, magari, ha avuto storie simili. Insomma, un libro che fa meditare, anche dopo averlo chiuso: il calcio, anche questa volta, è metafora della vita, sogno che unisce milioni di bambini nel mondo. Però, come è giusto che sia, in questa storia, spesso sta sullo sfondo. Buona lettura.

 

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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