Grasso è bello

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Minuto ottantadue del derby della Mole: Siniša Mihajlović ha appena rimodellato il suo Torino con quattro punte per cercare la vittoria, la Juventus lancia lungo dalla difesa a scavalcare il centrocampo, Gonzalo Higuaín combatte con Barreca per il possesso della palla, il terzino sfiora la palla facendola rimbalzare vicino al 9 della Juve, che non ci pensa due volte e al volo trafigge Hart, segnando il gol decisivo di una partita fin lì in bilico. Gol meraviglioso. Di una prepotenza, di una coordinazione e di un senso del gol difficili da trovare in un giocatore normale.
Ma Higuaín, infatti, non è un giocatore normale.

Andate a riguardare gli highlights della partita e cercatene uno in cui facciano vedere il gol con la tecnica del “super slo-mo” (odio il termine, ma non ce n’è uno in italiano adatto): nel momento dell’impatto del piede destro con la palla, si vedrà tutta la precaria forma fisica di Higuaín. Le cosce abbondanti, il girovita morbido, le braccia grosse. E allora la domanda che sorge spontanea è una sola: ma come fa? Come fa a essere così fisicamente poco adatto al calcio moderno e a essere così forte? Come fa a essere così decisivo nonostante una condizione fisica che a voler essere galanti si può definire “precaria”?

Andando indietro con la memoria e cercando un caso simile a quello del Pipita (non di giocatori palesemente sovrappeso e fuori forma, perché lì ce ne sarebbero stati molti, partendo dall’ultimo Adriano e passando dallo Jardel visto ad Ancona nel 2003/2004, ma proprio di giocatori con una forma fisica precaria e allo stesso modo determinanti), il primo nome che viene in mente è il Maradona di Napoli. Le circostanze, però, sono troppo diverse: il calcio di fine anni ’80/inizio anni ’90 era un altro calcio, molto meno fisico di questo, con meno ritmo, con più pause. Il gioco era più lento, un fenomeno “non scolpito” come poteva essere Maradona aveva senso di esistere. Ma oggi, con i ritmi che ci sono, con i giocatori professionisti che sono tutti dei super atleti scolpiti nel marmo, con la velocità che ha il gioco stesso è impensabile che un attaccante con la forma fisica di Higuaín sia così forte.

Eppure ieri il Pipita ha dato una dimostrazione di come, per fortuna, la classe e il saper giocare al gioco del calcio vengano ancora prima (seppur in maniera ridotta rispetto al passato) rispetto alla corsa, al fisico, alla velocità e alla resistenza. Ha dimostrato di come la tecnica individuale, la fantasia e l’intelligenza di gioco siano ancora le componenti fondamentali di un gioco sempre più avviato verso la strada della velocità e della ripetizione del gesto tecnico in sé, a prescindere dal momento in cui lo si faccia. Ha dimostrato di come questo gioco appartenga ancora, nonostante tutto, agli ultimi romantici del calcio.
E allora c’è da dire solo una cosa: è grasso? Ma chi se ne importa, sempre viva Gonzalo Higuaín. Grasso, ma bello.

Francesco Mariani
Francesco Mariani
Twitter addicted, vive di calcio. In campo è convinto di essere Pirlo, ma in realtà è un Carrozzieri qualunque. Per lui il trequartista è una questione di principio.

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