Argentina: incubo senza fine

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La rovinosa sconfitta subita dall’Argentina a Belo Horizonte contro gli storici rivali del Brasile ha infiammato ancora di più gli occhi dei tifosi sull’attuale stato della squadra. Bauza sembra non avere idee, a patto che ne abbia mai avute da quando è arrivato sulla panchina dell’Albiceleste, e non si sa bene che partita abbia visto dopo aver dichiarato che in campo non c’era stata un dominio verdeoro (sì, l’ha detto veramente).

Analizzando la partita partendo dalla difesa, infilata in ogni modo e costantemente dal tridente brasiliano, è chiaro come la coppia de centrali formata da Otamendi e Funes Mori al momento non dia alcuna garanzia. Il giocatore del Manchester City non sta certo vivendo una grande stagione alla corte di Guardiola, ancora peggio se possibile quella dell’ex giocatore del River Plate, che fa panchina nell’Everton. Entrambi avrebbero meritato di essere espulsi, specialmente Funes Mori per un’entrata da codice penale su Neymar. Perché non far giocare Musacchio che sta facendo un’ottima stagione col Villareal?

Un altro errore clamoroso di Bauza è stato quello di mettere Zabaleta (un giocatore ormai al tramonto della sua carriera) come terzino sulla fascia sinistra su cui agiva Neymar. Il laterale del Manchester City è stato il giocatore ad aver commesso più falli durante l’incontro e non ha mai preso il pallone, con il fenomeno del Barcellona che ha fatto quello che ha voluto facendo venire il mal di testa al malcapitato argentino. Perché non far giocare Mercado che sta facendo un’ottima stagione col Siviglia?

E poi, anche se incolpevole per i gol subiti, resta difficile da comprendere come un portiere che non gioca da titolare da ormai due anni come Romero possa essere titolare nell’Argentina.

Sulla fascia destra come terzino ha giocato invece Más. Il terzino del San Lorenzo ha fatto quello che ha potuto, ma praticamente ha dovuto contenere da solo le sortite di Dani Alves e di uno scatenato Coutinho. Questo perché davanti a lui agiva Di Mária, che sicuramente non è il tipo di giocatore che fa costantemente le due fasi. La stella del Paris Saint-Germain ha così fatto una partita più da terzino che da ala, perdendo così ogni sua caratteristica e rendendosi protagonista di una prestazione anonima senza poter sfruttare minimamente le sue doti tecniche.

Come se non bastasse, la giornata totalmente negativa di Mascherano e di Biglia ha fatto sì che si creassero anche enormi buchi centrali, come testimoniano le prime due reti del Brasile, oltre a enormi lacune nel creare gioco e azioni degne di nota. Pessima la partita del Jefe, forse al punto più basso toccato con la Selección.

Poi c’è il capitolo Enzo Pérez. Il centrocampista del Valencia è stato schierato sulla fascia destra, posizione che non ricopriva dai tempi dell’Estudiantes. Detto questo, sicuramente Pérez non è stato tra i peggiori del primo tempo, quindi perché sostituirlo nell’intervallo? E perché mettere subito Agüero? È vero che così Messi ha avuto un compagno di reparto più attivo di Higuaín (di cui parleremo tra poco), ma così il centrocampo, già in difficoltà, è andato completamente in confusione non riuscendo a costruire neanche un minimo di gioco. Mettere attaccanti a caso è sinonimo di frenesia e, a meno di non essere nei minuti finali, questo spesso non porta a nessuna soluzione efficace.

Veniamo a Higuaín. Il ciclo dell’attaccante della Juventus con l’Argentina sembra essere al capolinea. Inutile usare tanti giri di parole, questa è la realtà. Zero intesa con Messi, zero intensità, zero tiri fino al 91′. Nessuno discute che il Pipita sia un finalizzatore fenomenale, ma è evidente che tra Mondiale 2014 (gol mangiato davanti a Neuer), Copa América 2015 (gol mangiato davanti a Bravo e calcio di rigore sbagliato) e Copa América 2016 si sia rotto qualcosa nel suo rapporto con la maglia Albiceleste.

Come sempre arriveranno innumerevoli critiche a Messi. Il fenomeno del Barcellona è naufragato insieme ai suoi compagni, ma la colpa di questo momento non è certo né esclusivamente, né per la maggior parte sua. L’unica “colpa” che ha probabilmente è non esserci stato per infortunio nelle partite contro Venezuela, Perù e Uruguay. Con un centrocampo incapace di produrre gioco Messi deve arretrare e prendersi in mano tutti i limiti di una formazione messa in campo senza criterio. Lo schema di Bauza sembra essere “Messi farà qualcosa, poi vediamo”. Così non funziona: Messi dovrebbe essere la stella di un’ottima squadra, invece sembra predica da solo nel deserto risultando essere un giocatore normale tra degli zombie. Dargli la colpa è facile perché la Pulga fa da parafulmine, ma un parafulmine è inutile quando c’è un urgano. Messi ha parlato di “momento più basso raggiunto dall’Argentina” e di “compattarsi ripartendo per uscire da questa situazione pessima ritrovando l’affetto dei tifosi a partire dalla partita contro la Colombia di martedì”. Sarà tutta da verificare però l’accoglienza che verrà riservata alla Selección a San Juan.

Il 3-0 maturato a Belo Horizonte è paradossalmente un buon risultato considerando che l’Argentina poteva benissimo prendere cinque o sei reti incappando in una goleada storica. Fortunatamente per Bauza e i suoi, il Brasile sul 3-0 si è divorato un paio di gol e ha poi abbassato i ritmi salvando la Selección da una figuraccia galattica. La sfida di martedì contro la Colombia a San Juan vale come una finale da vincere o vincere (non una gran cosa visto come sono andate le ultime finali) e l’Albiceleste è chiamata a invertire la rotta. L’Argentina è infatti la peggior squadra del momento nel girone sudamericano insieme alla Bolivia: due punti nelle ultime quattro partite, non vince da quattro incontri e ha pareggiato o perso contro tre squadre che difficilmente si qualificheranno per i Mondiali (Venezuela, Perù e Paraguay). Il dato che però fa riflettere più di tutti è che l’Argentina, che sulla carta ha gli attaccanti più forti del mondo, ha il secondo peggior attacco del girone con sole undici reti all’attivo in undici incontri. Anche alla luce di questi dati, risulta incomprensibile la convocazione di Lavezzi (dieci presenze e nessun gol nell’Hebei China Fortune) e la mancata chiamata invece di Icardi (capocannoniere della Serie A con dieci centri in dodici partite). E ci sarebbe da discutere anche sulle “assenze” di Perotti, Vietto, Blanco, Acuña, Ascacibar e Cervi; mentre già abbiamo parlato in negativo del tenere in panchina due giocatori in forma come Mercado e Musacchio in difesa.

Sul momento attuale dell’Argentina, inequivocabile il commento di César Luis Menotti, che punta il dito contro Bauza e contro la AFA (Menotti disse che Messi non doveva tornare in nazionale con la AFA in questa situazione): “Non riesco a capire che gioco fa l’Argentina. Non capisco come attacca, né come difende. Non capisco questa squadra e mi preoccupo il modo in cui gioca. Dobbiamo qualificarci, ma questa squadra gioca molto male. La situazione è complicata, ma credo che l’Argentina si qualificherà. Contro il Brasile ho visto una squadra disorientata. Credo che Messi negli ultimi trenta metri non abbia toccato più di cinque partite e se lui non fa i gol li devono fare Higuaín o Di María. Perché i solisti rendano, deve suonare bene l’orchestra. Si vogliamo avere un calcio serio, dobbiamo avere dirigenti capaci. La verità è che la gestione del calcio argentino è spaventosa e il rendimento in campo è anche la conseguenza di tutto quello che si sta vivendo a livello dirigenziale”.

Intanto l’hashtag #AndateBauza nella notte è risultato essere al terzo posto tra i più gettonati su Twitter a livello mondiale, e se andasse male la sfida con la Colombia potrebbe non rimanere soltanto un hashtag.

Riccardo Bozzano
Riccardo Bozzano
Nato a Genova, dove vive attualmente. Ama molti sport tra cui basket, calcio, football americano e tennis. Segue il calcio italiano, europeo e sudamericano, con una forte passione per il campionato argentino.

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