Coppa Italia – Alessandria, Gregucci: “Il pareggio non era un’utopia”

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Angelo Gregucci, tecnico dell’Alessandria, si è presentato in sala stampa al termine della semifinale di andata di Coppa Italia vinta dal Milan 0-1.

“Sotto il profilo dell’atteggiamento sul campo, dello spirito di squadra l’Alessandria non poteva fare meglio. L’obiettivo principale era rappresentare al meglio la città e da Alessandria abbiamo portato tanta gente che ha applaudito la squadra per la compattezza sul campo e per lo spirito di sacrificio. Il risultato ci penalizza ma secondo me è ancora aperta. Nel secondo tempo abbiamo avuto qualche opportunità che avremmo dovuto finalizzare meglio. Non era un’utopia pareggiare. Abbiamo cercato di rappresentare al meglio il calcio piccolo che deve avere valori morali altissimi, e noi abbiamo riempito il contenuto di questi valori. Abbiamo sempre tenuto bene il campo. Ci è costata quell’ingenuità sul finire di primo tempo, ma il secondo tempo abbiamo avuto le distanze corrette sul campo”.

Al termine di questo monologo Gregucci fa i complimenti  ai propri giocatori, alla società e allo staff.

Gregucci prosegue: “Forse andando a riposo sul risultato di 0-0 psicologicamente ci avrebbe aiutato, anche se nel secondo tempo abbiamo continuato a giocare senza battere ciglio”.

Sulle speranze di arrivare in finale il tecnico dell’Alessandria scherza: “Sullo 0-1 di andata per il ritorno sogno ovviamente di fare la partita a San Siro, sogno i supplementari, non posso sognare uno 0-3 per il Milan”.

Sulla differenza di fisicità dei giocatori Gregucci dice: “Penso che la fisicità a livello atletico oggi sia una componente importante rispetto a quando giocavo io. Oggi abbiamo cercato di diluire lo sforzo cercando di forzare con intelligenza la partita alzando la fisicità. Penso che la differenza la facciano i chili e la velocità”.

“Sapevamo di dover correre molto, sotto il profilo della tenuta atletica c’eravamo, avevamo buone gambe e ho avuto la sensazione che il pareggio non fosse un’utopia perché la porta era vicina e l’abbiamo vista. Portavamo una pressione medio-alta, sul portiere avversario abbiamo dato pressione, potevamo essere meno frenetici sulle combinazioni e più puliti, ma anche il finale è stato buono e non eravamo alle corde”.

Giacomo Latorre
Giacomo Latorre
Classe 1993, alessandrino di nascita ma pugliese di origini. Appassionato di sport e aspirante telecronista. Ama pedalare e viaggiare e vorrebbe imparare più lingue.

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