Cambio Lotus? No, cambio Formula

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È una Formula 1 che non funziona, una formula che non porta al risultato sperato, quello che di solito si può controllare nelle pagine finali di un libro di matematica delle superiori. Eppure c’è chi segue i passaggi in maniera corretta, ripetendo l’esercizio fino allo sfinimento. E allora, come da tradizione scolastica, la soluzione è classica: “La colpa è del libro, c’è un errore di stampa“.

Se volessimo continuare con i giochi di parole la stampa, quella che racconta ed esamina, c’entra poco in questa storia. Un brutto e triste racconto che parla di uno sport che è ancora, da tempo, in piena fase di implosione. Da quando le multinazionali delle sigarette hanno abbandonato il circus con la contingenza della crisi economica mondiale, la discesa ripida della Formula 1 non ha più trovato, almeno in un attimo, un breve tratto di pianura.

Male, malissimo la gestione della crisi da parte di Ecclestone e soci. Una sorta di complesso “sadomasochismo Turbo”. La continua ricerca di nuove squadre e scuderie per arrivare a 26 piloti, regolamenti e nuove idee concepiti per questo, con il cappello del mago che sforna un mazzo di tulipani appassiti piuttosto che un coniglio saltellante.

Nell’ultima decade i costi di gestione, a braccetto con gli scarsi risultati ottenuti, hanno strozzato e costretto all’addio Caterham, HRT, Virgin, Super Aguri e Spyker. La storica Jordan ha chiuso i battenti, la BAR una meteora mentre grandi case come BMW, Toyota e Jaguar hanno rinunciato scendendo di corsa dal carro, quasi a dire: “Questi son pazzi”. Negli ultimi 2 anni il difficile tenersi a galla della Marussia, ora sotto il nome di Manor da futuro ancora incerto.

Per arrivare alla grottesca (davvero risulta difficile trovare altri aggettivi) situazione che ha interessato il paddock negli ultimi giorni, in particolar modo la Lotus F1 Team, scuderia britannica che da alcune stagioni (la sua nascita avviene solo nel 2012 e ha poco a che vedere con la storia del nome che porta avanti, con quel marchio ormai non più esistente ndr) annaspa tra le spese folli di questa Formula 1. E, a differenza di altre squadre “minori”, i risultati arrivano, combattendo spesso per piazzamenti a punti e/o sul podio, senza poter spendere granché (se non addirittura zero) per lo sviluppo della monoposto. Ma nonostante questo la scuderia di Enstone non riesce ancora a risollevarsi.

Assurdo ciò che è successo a Spa. Prima del Gp Charles Pic, con un contratto in regola fumante che attesta il suo essere sotto contratto con la Lotus per tutta la stagione 2015, fa un esposto all’autorità belga per un compenso mai ricevuto di 750 mila euro. I dirigenti britannici fanno di tutto per consentire a Grosjean e a Maldonado di partecipare al Gran Premio e ci riescono, con il pilota francese poi autore di una splendida gara conclusasi con il terzo posto. Ma una volta spenti i riflettori sull’evento sportivo arrivano i sigilli e il blocco sulla scuderia: tutto il materiale viene sequestrato nei box del circuito, senza possibilità di far uscire un solo bullone. Il grande capo Bernie Ecclestone fa di tutto per mediare nell’ennesima vicenda “assurda” della sua decennale gestione e ci riesce. Il materiale Lotus viene così sbloccato, pronto per essere trasportato prima a Enstone e poi a Monza nel prossimo fine settimana.

Ma, nella miglior tradizione della filmografia tragicomica risalente agli anni ’70, la bella notizia ne fa scaturire un’altra piuttosto imbarazzante: si scopre che la Lotus ha solo 3 cambi, uno per Grosjean, uno per Maldonado e uno di sostituzione, con ben 8 week end di gara da disputare. Un po’ come capita ai ragazzini che si improvvisano meccanici con sole 10 viti, un volante, una scocca con 4 ruotini usati e un qualcosa che assomiglia a un motore.

Ecclestone e i suoi 26 piloti in pista, utopia continua e illusionismo per gli appassionati. E già c’è chi, con ironia e una sorta di predilezione funesta, ha aperto scommesse su quanto durerà (e con quali risultati) la Haas F1 Team, che dal 2016 e per tutta la stagione 2017 entrerà a far parte di questo meraviglioso mondo, tra l’altro con motorizzazione Ferrari.

Ai posteri l’ardua sentenza di ciò che sarà il futuro della Formula 1.

 

 

 

Vito Coppola
Vito Coppola
Telecronista e opinionista radio/TV, già a SportItalia e addetto stampa di diverse società. Non si vive di solo calcio: ciò che fa cultura è la fame di sapere, a saziarla il dinamismo del corpo e del verbo.

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