Cosa vuoi fare da grande?

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Cosa vuoi fare da grande?

È la domanda che tante volte ci siamo sentiti rivolgere, quando grandi non eravamo ancora. E di norma le risposte variavano da «l’astronauta» a «lo zoologo», con nel mezzo cose come «il calciatore» o «il giornalista». Erano i tempi in cui gli adulti ci regalavano proditoriamente la maglia di una squadra, cercando di tirarci dalla loro parte. E spesse volte ci riuscivano.

Anni diversi, per molti di noi: era un calcio diverso, un mondo diverso, una vita diversa. Diversi eravamo noi: più piccoli, e meno disillusi. Potevamo essere appassionati alla cronaca verde senza dovere sconfinare nel rosa delle serate in discoteca, dei fidanzamenti e dei tradimenti, delle veline di routine. Di tutto quello che, volente o nolente, riempie tante pagine della carta stampata e della Rete.

Poi, appunto, c’è MondoPallone. Ci siamo noi. Magari cresciuti all’ombra di uno sport pre-rivoluzione televisiva, che vogliamo ancora coltivare quei sogni, e desideriamo farlo senza compromessi: quindi senza necessariamente dovere essere di moda. Senza rincorrere l’ultima tendenza di grido; con i nostri limiti, e con le nostre potenzialità.

Quindi: dopo tre anni di vita, cosa vogliamo fare da grandi?

La prima risposta, la più semplice e la più complessa a un tempo, è «crescere». Crescere come numeri: come collaboratori, come seguaci su Facebook (siamo a poche unità dai 4000 sostenitori) e su Twitter (sfondata quota 900). E tutto questo senza una proprietà facoltosa alle spalle, e senza sponsor. Con le nostre gambe, coltivando il nostro modo di vedere il mondo.

Crescere, appunto. Come persone. Come rapporti umani: quelli che, come le piante, vanno coltivati, altrimenti inaridiscono e si spengono. Siamo qui per dare e ricevere emozioni: per costruire insieme un giornalismo differente, un angolo dove parlare in un modo differente. E per condividere successi e insuccessi di questa nostra avventura. Esaltandoci quando possibile, e stringendoci gli uni agli altri quando necessario.

Crescere, maturare. Aiutarsi e sacrificarsi gli uni per gli altri, e tutti per un progetto, un’idea, un obiettivo condiviso. Per far sì che il sogno di fare un dato mestiere diventi poi realtà. E lo diventi in modo puro, disincantato ma non scettico. Costruttivo.

Avevamo bisogno di costruirci un’intera esistenza, quando sognavamo di fare l’astronauta. Adesso siamo adulti, e possiamo mettere la nostra volontà al servizio gli uni degli altri. Perché fare informazione significa mettersi al servizio di chi legge: di chi ha il diritto di essere informato.

Questo è ciò che cerca MondoPallone, giunto all’inizio del proprio quarto anno di vita. Una creatura viva, vivace, coesa. Una realtà da coltivare. Un modo di vedere il mondo. Sarà il nostro punto di forza, o forse il nostro limite: ma è l’unico modo che conosciamo. Abbiamo la forza delle parole, e ne abbiamo la responsabilità. È questo il nostro coraggio.

Siamo una squadra fatta di parole, e fatta di fatti: per noi parlano i tre anni già trascorsi insieme, e tutto il tempo che riusciremo a ricavarci nel futuro. Leali tra di noi, e con i lettori; con la forza, ma soprattutto con la volontà. Auguri, MondoPallone: il cammino è iniziato tre anni fa, ma lo spirito si rinnova ogni giorno.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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