Mondo A-League, 2/a puntata: la rinascita di Wellington e i 41mila di Sydney

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Parla neozelandese, per una volta, la Hyundai A-League. Proprio così, nessun errore: i Wellington Phoenix sono vivi e lottano in mezzo a noi.

Giù il cappello, per davvero, di fronte ai ragazzi di Ernie Merrick, giramondo della panchina nato a Edimburgo poi transitato per svariate panchine dello stato di Victoria e la nazionale di Hong Kong: possibile immaginare un tecnico migliore per una franchigia neozelandese inserita nel campionato australiano?

Stavolta, oltre al fascino esotico di un undici di partenza fatto di 6 Kiwis, 2 australiani, un olandese e due spagnoli … Si può finalmente parlare del campo, dei risultati. Wellington ha vinto – udite udite – sul campo della terza forza del 2014, a casa dei Central Coast Mariners qualificati alla Champions League asiatica. Ha vinto con stile, soffrendo il giusto ma senza rinunciare a un football piacevole, ordinato, tatticamente impeccabile. E dire che il sabato pomeriggio di Gosford (New South Wales) era iniziato, manco a dirlo, col solito scivolone: gol di Thomas Doyle e Phoenix colpiti duro, coi presagi della tipica amarezza. Ma ecco il piatto gustosissimo, preparato da Michael McGlinchey al 35′ e servito da Nathan Burns poco prima dell’ora di gioco: uno due micidiale, difesa attenta e 3 punti in saccoccia. Al timoniere scozzese d’Australia dimostrare che non è un fuoco di paglia.

Wellington Phoenix A-League formazioneA parte la sorpresa d’apertura, la seconda giornata ha regalato colpi d’occhio degni dei migliori campionati europei: erano in 33 mila ad Adelaide per Adelaide United-Melbourne Victory, addirittura 41 mila a Sydney per la stracittadina. Folle festanti, chiassose e rumorose. Anche troppo coinvolte, se vogliamo, ma l’importante è che questa nazione il calcio se lo stia coccolando tutto e che a chiamarlo soccer rimangano solo i seguaci degli altri sport.

Per esempio The Roar – il portale dell’approfondimento e degli editoriali sugli sport australiani – chiama “football” il gioco con la palla rotonda e ne ha ben donde, tanto cresce l’interesse attorno al beautiful game. Che a volte, come a ogni latitudine, è intrattenimento e altre volte noia: ci sono rivalità e tensioni che partoriscono sfide serali bloccate e poco divertenti (Adelaide-Victory 1-1: la montagna ha partorito un topolino) e ce ne sono altre che raccontano di depressioni, doppi svantaggi ed epiche rimonte.

Come a Sydney, dove i Wanderers sono passati dal Paradiso all’Inferno nel breve spazio di un tempo: 0-2 in 24′, testa forse alla finale di AFC Champions League, gambe stremate. Colpisce qui, allora, la parte Sky Blues della città, che accorcia le distanze con Corey Gameiro prima dell’intervallo e poi – complice anche l’espulsione del nervosissimo e fuori contesto Vitor Saba – completa l’opera nella ripresa. Il gol di Alex Brosque, capitano e beniamino dei tifosi, vale 3 punti e la supremazia cittadina: Western Sydney sarà pure in finale di Champions, ma Sydney è di un altro colore.

Altrove, un Melbourne City formato campione del mondo ferma, grazie al guizzo di David Villa all’87’, Newcastle, con Perth che porta a casa lo spumeggiante big match della domenica: l’irlandese Andy Keogh, fresco di arrivo dalla Championship inglese, firma una tripletta da sogno. Che ci porta, unita all’esito del derby di Sydney, allo strano spettacolo delle finaliste della scorsa A-League ultime in classifica.

Hyundai A-League – 2/a giornata

Adelaide United-Melbourne Victory 1-1
Central Coast Mariners-Wellington Phoenix 1-2
Sydney FC-Western Sydney Wanderers 3-2
Melbourne City-Newcastle Jets 1-1
Perth Glory-Brisbane Roar 3-2

CLASSIFICA: Perth 6, Melbourne Victory, Sydney FC, Adelaide 4, Wellington, Central Coast 3, Melbourne City, 2, Newcastle 1, Brisbane, Wanderers 0

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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