Anche Ryan Giggs si aggiunge alla lista dei giocatori contrari al ritiro del numero di maglia

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Il campione gallese Ryan Giggs si è ritirato dal calcio giocato dopo ventidue anni di Manchester United, e alla domanda sul possibile ritiro della sua maglia numero 11 si è espresso così: “È chiaro, dipende tutto dalla società, ma non penso che questa cosa sia un bene per lo United dove ci sono costantemente dei grandi giocatori. Non ho pensato a chi potrebbe indossarla subito, però non vedo l’ora di vedere chi lo farà ora e in futuro e a loro auguro il meglio”

Giggs, che ora diventerà uno degli assistenti di van Gaal sulla panchina dei Red Devils, si pone quindi sulla stessa linea di pensiero di Del Piero, il quale aveva detto, riguardo al possibile ritiro della maglia numero 10 (ora sulle spalle di Carlos Tévez) da parte della Juventus, che indossare quella casacca è il sogno di ogni bambino e non sarebbe stato giusto ritirarla.

Anche in una realtà più piccola come Livorno si è assistito a un episodio simile, con Igor Protti (111 reti in 196 presenze tra con la maglia amaranto e unico giocatore, assieme a Dario Hübner, capace di essere capocannoniere in Serie A, Serie B e Serie C1) che, al momento del suo ritiro nel 2005, ha voluto che la maglia numero 10 non fosse ritirata in modo da permettere ad altri di poter avere la gioia di indossarla.

Personalmente credo che sia giusto pensarla in questo modo, infatti la storia del calcio è lunga e ogni giocatore ha il diritto di poter indossare una maglia con un ceto numero, così come un tifoso di volerla vedere in campo. Ovviamente certi campioni rimarranno per sempre indelebilmente nella storia di alcune squadre, ma questo non vuol dire che il loro numero vada ritirato per forza o che questo serva per aumentarne la grandezza.

Prendendo come esempio proprio il Manchester United, si può vedere come la maglia numero 7 sia stata indossata prima da Best e poi da Cantona, Beckham e Cristiano Ronaldo: quattro grandi campioni che rimarranno nella storia dei diavoli rossi per sempre, indipendentemente dal numero indossato e anzi per alcuni di loro il sogno di poter avere dietro le spalle il numero di maglia appartenuta al proprio idolo si è così realizzato. Una cosa del genere non potrà invece mai capitare a un giocatore col sogno di mettere un giorno la maglia numero 10 del Napoli, la 3 del Milan o la 4 dell’Inter per esempio.

Questa tradizione di ritirare le maglie è stata importata dagli Stati Uniti, dove non è raro vedere maglie ritirate in NFL, NHL e NBA (ultima in ordine di tempo, per esempio, la canotta numero 3 di Allen Iverson dei Philadelphia 76ers) ed è stata adottata anche in Italia, nel calcio, dopo la fine della numerazione obbligatoria dall’uno all’undici. Alcune squadre hanno addirittura ritirato la maglia numero 12, in quanto essa rappresenterebbe il dodicesimo uomo in campo, ovvero i tifosi.

Dato che ormai non si può, per questioni di merchandising, ritornare alla numerazione classica si potrebbe forse introdurre un limite numerico, o utilizzare i numeri progressivi (come accade in Lega Pro) per evitare di vedere numeri senza molto senso in ambito calcistico, più adatti appunto al basket, al football americano o all’hockey. Inoltre in questo modo si placherebbe la “moda” del ritiro dei numeri di maglia e forse si tornerebbe in qualche modo al passato, come quando giocatori fantastici come Sivori, Meazza e Rivera (per citarne alcuni) venivano ,e vengono tuttora ricordati per le loro qualità calcistiche e non certo per il numero di maglia che portavano.

Riccardo Bozzano
Riccardo Bozzano
Nato a Genova, dove vive attualmente. Ama molti sport tra cui basket, calcio, football americano e tennis. Segue il calcio italiano, europeo e sudamericano, con una forte passione per il campionato argentino.

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