Brasile 2014, il personaggio: Sergio Romero

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Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal rettangolo di gioco, fino al 14 luglio: durante tutti i Mondiali vi regaleremo quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Sergio Romero, scarto del campionato italiano e anche di quello francese.

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Due giorni fa una partita atroce, ieri una partita orrenda. Conclusasi nel modo peggiore per i brasiliani, per la seconda sera consecutiva. Da una parte le alchimie inventive di van Gaal, dall’altra le alchimie sofistiche di Sabella. Risultato: una partita a scacchi di rara noia. Sempre bravo Sabella a cambiare volto alla squadra non in seguito a necessità, ma a opportunità; in altre parole: anche di fronte alle necessità (fuori Di María), è stato capace di vedere un preciso disegno di squadra.

Per l’Olanda, vincere due volte di fila ai rigori, sinceramente, sarebbe diventata una statistica interessante; ma la mossa-Krul non era ripetibile: l’effetto-sorpresa se n’è andato, e come minimo l’Argentina avrà studiato tutti e tre i portieri olandesi, nel caso. Quindi tocca a Cillessen e il suo record immacolato: prima o poi riuscirà a sporcare la statistica che lo vede ancora a zero nei rigori parati. (Bravo sull’ultimo… ma quando un rigore è tirato bene non c’è portiere che tenga, chiedere ad Aránguiz.)

È andata a finire nel modo più prevedibile: è Romero a travestirsi da Krul, senza neanche l’incomodo di usare una sostituzione. E senza fare il bullo, senza infastidire gli avversari, senza intimidire. Anzi, con la giusta onestà anche a fine partita, quando dichiara che “ai rigori è fortuna: questa è la verità. Uno può buttarsi, la tocca e poi la palla entra ugualmente, come è successo a Cillessen”.

Lui che è titolare solo nell’Argentina: scarto della Sampdoria, nell’ultima stagione ha giocato nel ricco Monaco, in Ligue 1. Che poi dire “gioca” è eccessivo: tre presenze, di cui una neanche completa. Il suo titolare è il croato Danijel Subašić: cioè la riserva di Pletikosa, primo protagonista del Personaggio. Ieri, Romero ha già vinto.

E così abbiamo di nuovo la prospettiva di una finale Germania-Argentina. Dopo 1986 e 1990, diciamo che domenica si giocano la bella. Una squadra chirurgica e scientifica, una Argentina più istintiva e animalesca. E un portiere che potrebbe avere motivazioni speciali (“se vinciamo i Mondiali, presto mio marito a Rihanna per una settimana” ha dichiarato la moglie di Romero – anche se non si conosce il punto di vista della cantante, peraltro). Altre motivazioni speciali: vincere un Mondiale, e magari anche trovare una squadra in cui essere titolare.

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Puntate precedenti

13 giugno – Stipe Pletikosa
14 giugno – Stefano Bizzotto
15 giugno – Gary Lewin
16 giugno – il sorteggio
17 giugno – Pepe
18 giugno – Guillermo Ochoa
19 giugno – Iker Casillas
20 giugno – Roy Hodgson
21 giugno – Giorgio Chiellini
22 giugno – Miroslav Klose
23 giugno – Fabio Capello
24 giugno – il parrucchiere (di Neymar)
25 giugno – Cesare… Maldini
26 giugno – l’esprit de l’escalier
27 giugno – Claudio Sulser
28 giugno – lo psicologo dimissionario
29 giugno – Mauricio Pinilla
30 giugno – Arjen Robben
1° luglio – Thomas Müller
2 luglio – Mario Ferri
3 luglio – Jürgen Klinsmann
4 luglio – Dunga
5 luglio – Neymar
6 luglio – Tim Krul
7 luglio – Ángel Di María
8 luglio – Alfredo Di Stéfano
9 luglio – Luiz Felipe Scolari

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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