La Pajella del giorno dopo

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Le pagelle fredde del giorno dopo: giudizi affrettati, prevenzioni dichiarate, qualche volgarità gratuita e quanto occorre per poter sorriderci sopra un po’.

Buffon: fautore dell’uscita a testa alta, non accetta l’eliminazione e insieme a De Rossi resterà in Brasile, proclamandosi a capo di una Nazionale pronta ad allearsi con i tedeschi. 6

Darmian: non ripete le prestazioni che lo hanno reso famoso per quasi dieci giorni. Che poi chissà come cazzo si chiama, di nome. 5

De Sciglio: spesso in infermeria, gode di stima indiscussa grazie ad alcune giocate che sono rimaste memorabili. Tipo quella volta che ha soffiato il tre con l’asso a Pirlo nell’ultima mano di briscola, poco prima di atterrare in Brasile. 2

Chiellini: un po’ terzino, un po’ Uomo Tigre, atterra Cavani ma Suarez lo trafigge con un morso. Se tutto va bene, entrerà nel cast di Twilight. 3

Bonucci: scalzato prima da Paletta, poi da Abate, gioca solo nella partita dell’eliminazione azzurra. Ora è in cura dallo psicologo di Suarez. 5,5

Barzagli: statuario, risoluto, esperto, con un maglione a collo alto e un’imbiancata alla barba, si candida per il nuovo spot del tonno insuperabile. 5

Verratti: non ha mai messo piede in serie A, ma da azzurro esce in lacrime dal mondiale. Ora sta cercando di rintracciare un nonno brasiliano o argentino. 6

Pirlo: più impiegato del catasto che Renzo Piano, si limita ai perimetri, senza mai cercare l’area. 5

Marchisio: svolge il consueto lavoro oscuro a centrocampo, ma a un certo punto l’arbitro lo sgama: “E chi cazz’è chìst ?”. Nel dubbio la caccia. 9.5

Immobile: come si fa a non far giocare il capocannoniere della serie A italiana? Fortunatamente se ne sta andando in Germania, così questo dilemma non ce l’avremo più. 2

Balotelli: storie di tutti i giorni, vecchi discorsi sempre da fare. S’innamora con niente, vita di sempre, ma in testa ha grandi idee. Un giorno in più che se ne va, con questa vita che non è grande come vorrebbe. Riccardo Fogli così ci ha vinto Sanremo nell’80, lui invece se ne torna a casa. 4

Parolo: subentra a Balotelli e con la disinvoltura di un veterano, porta il proprio contributo di mediocrità. 4

Cassano: di una cosa bisogna dagli atto: ancora una volta ha fregato tutti e s’è fatto convocare. Non trova il colpo di culo della vita, a fine partita si sfoga mangiando tutte le merendine di Suarez, inclusa una narice di Chiellini. 2

Thiago Motta: a fine partita viene riconosciuto come presidio Slow Foot. 3

Prandelli: prima cambia convocazioni, poi cambia i giocatori, cambia modulo e cambia pure Balotelli. Ma alla fine niente cambia. Un classico, andarsene citando il Gattopardo. 2

Federazione Italiana Giuoco Calcio: contro l’Uruguay il Brasile visse il suo Maracanaço. Ad Abete, nomen omen, tocca un più modesto e pertinente Natalaço. 2

Completano il Greatest Hits, pur senza aver giocato contro l’Uruguay:

Cerci: entra contro il Costa Rica, ma poi precisa che non è possibile giudicare un calciatore solo per una manciata di minuti. Ci tornerà ancora utile, se dovessimo rincontrare le Far Oer in amichevole. 3

Insigne: giovane e talentuoso, avrebbe dovuto stracciare il Costa Rica con la fantasia. Ora senza capire, sta dicendo sì. E’ tutto quel che abbiamo di lui. 3

Paletta: regala imprevedibilità alla difesa italiana, nell’unica partita in cui riusciamo a vincere. Col senno di poi, negli altri incontri andava schierato da fantasista dietro le punte. 5

Candreva: il trucco di sbagliare dieci cross di destro, per poi piazzarne uno buono di sinistro ha funzionato contro l’Inghilterra. Purtroppo non fa in tempo a mostrarci il trucco dei tiri sulla luna che improvvisamente atterrano in porta. 4

Sirigu: contro l’Inghilterra dimostra sicurezza tra i pali. Davanti a sé, ha una carriera come secondo portiere di talento. 6

Perin: convocato come cavia per gli scherzi di Cassano e Balotelli, prima consola Marchisio, poi prende il posto del massaggiatore espulso. 4 e mezzo lo stesso.

Aquilani: il fatto che nessuno abbia criticato le scelte di Prandelli, reclamando il suo utilizzo la dice lunga su come venga sottovalutato il suo talento. Non mette mai piede in campo e per questo risulta il migliore della spedizione azzurra. 8

Abate: il suo impiego è un monito costante a non dimenticar che sì, è bello il Mondiale, ma fuori c’è la crisi. A lui spetta il ruolo che fu del mai dimenticato Pepe in Sudafrica: crossare con i tempi e la disinvoltura di un cameriere che serve pizze fredde ai tavoli sbagliati. 2

De Rossi: prepara il Mondiale proponendosi come controfigura di Leonida in 300, è l’ultimo ad arrendersi. Sta aspettando Suarez in un vicolo. 6

Montolivo: infortunatosi poco prima di partire, lo ricorderemo per lo spot in cui viene azzannato da una carne in scatola. 4

Spedizione Azzurra nel complesso: viste le conclamate difficoltà della squadra nel trovare la porta, all’aeroporto entreranno dalla finestra. 4

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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