ESCLUSIVA MP – Giulia di Camillo: “Le donne possono dare tanto al calcio”

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Riprendiamo il nostro percorso all’interno del calcio femminile, e questa volta intervistiamo Giulia di Camillo, centrocampista del Chieti Femminile e volto nuovo e noto del movimento calcistico rosa sia a livello sportivo che di immagine.

1) Buongiorno Giulia, cominciamo la nostra intervista. Presentati ai nostri lettori.
Brevemente, mi chiamo Giulia di Camillo, gioco per la Femminile Chieti, ho 22 anni e sono centrocampista centrale, col ruolo di mediano davanti alla difesa. Quando mi avete intervistato tempo fa ero trequartista.

2) Da anni insieme a tua sorella sei l’immagine del Chieti Calcio Femminile, squadra in cui giochi da tempo dopo la parentesi al Perugia ed al Siena. Che significa per te questa maglia? Che rapporto c’è con la città?
Per me la maglia neroverde è molto importante, la sento molto. Dopo Siena è stata una scelta di cuore, e ho sempre detto che io da qui non me ne vado finché non arrivo in Serie A. Il rapporto con la gente è ottimo, anche grazie al recente gemellaggio con il Chieti Calcio, e grazie anche al lavoro mio e di mia sorella ora molta gente ci ferma per strada e il numero delle persone che viene a vedere la partita è cresciuto.

3) A proposito di gemellaggio, voi siete una delle poche squadre che è riuscita a fare un gemellaggio con la rispettiva squadra maschile. Come sono i rapporti tra le due società?
Il rapporto è appena iniziato ed è ai massimi livelli, e io sono stato il cardine di questo gemellaggio perché mi sono presentata negli uffici del Chieti Calcio insieme a mia sorella Giada, e l’ho proposto: il gemellaggio è avvenuto durante un convegno dove tutta la rosa del Chieti si è presentata e al momento ci sono tanti progetti in comune, tra cui la condivisione del materiale, dello stadio e delle strutture collegate come piscina, hotel, palestra, e per noi è una buonissima cosa visto che non siamo abituate a così tanto lusso. Il gemellaggio non coinvolge al momento il nostro settore giovanile che si allena appena fuori Chieti con il Bucchianico Calcio. Per quanto riguarda le altre realtà dei gemellaggi tra calcio maschile e femminile, credo dipenda da realtà a realtà: a Siena avevamo gli stessi materiali della squadra maschile, e noi eravamo parte integrante del Siena Calcio, nonostante noi giocassimo in Serie B e loro in Serie A.

4) E’ la seconda volta che mi fai l’appunto sui materiali. Nella tua esperienza ci sono stati problemi in tal senso?
Nella mia carriera non ho mai avuto problemi: anche se le nostre esigenze sono molto diverse da quello maschile, ormai trovi cataloghi fornitissimi nei grandi fornitori di materiale sportivo.

5) Da molto tempo sei sia giocatrice che responsabile per la comunicazione del Chieti Femminile. Come si vive questo doppio ruolo?
Secondo me bisogna distinguere i due ruoli al momento giusto, stare in campo facendo la calciatrice e quando si ha del tempo libero dedicarsi ad altro. Noi calciatrici col calcio non ci viviamo ma ti accorgi col tempo che lo sport può diventare anche il tuo lavoro per completare quello che non ti può dare il calcio.

6) E’ cominciata una sorta di rivoluzione nel calcio femminile con la creazione del Dipartimento e col passaggio a un campionato a 10 squadre più competitivo e più piccolo per arrivare al passaggio finale nel professionismo. Cosa ne pensi?
Secondo me il passaggio al professionismo è ancora molto lontano. Il calcio femminile è in movimento e le ragazze stanno facendo marketing di se stesse per ampliare l’immagine con società che resistono nonostante la crisi e molti programmi televisivi stanno portando sempre più spesso calciatrici in trasmissione per farle esprimere. Però non vedo la Federazione pronta a supportarci in questo passaggio. Io dico sempre che noi ci comportiamo da professioniste, ma rimarremo a lunga vita dilettanti. Vedo molto lontano il passaggio al professionismo non per colpa nostra, che noi saremmo già pronte, ma per colpa di chi ci dirige. Mi chiedo: come è possibile far passare al professionismo non tanto il campionato di Serie A ma quello di Serie B dove su dodici squadre di un girone una sola squadra viene promossa, due vengono retrocesse e le altre squadre fanno un campionato a parte passando il tempo? Come è possibile far passare al professionismo un calcio dove le ragazze non vengono pagate come meritano? Secondo me ci sono ancora tante lacune, ma adesso si sta almeno andando verso un qualcosa di migliore. Per far tornare competitivi tutti i campionati di calcio femminile, io rimetterei la A2 tra la Serie B e la Serie A, discutendo anche il discorso promozioni, perché c’è già un gap molto ampio quando sali in Serie B. Secondo me, con la A2 sarebbe stato migliore il salto tra la B e la serie C in Abruzzo, dove c’è un gap notevole. Il livello non può essere alto come quello dei campionati esteri, perché le ragazze non vivono di solo calcio; se come all’estero potessimo vivere di calcio saremmo le più forti.

7) In queste settimane tu e tua sorella avete partecipato a una iniziativa benefica per il reparto pediatrico dell’Ospedale Gaslini di Genova, che ha coinvolto personalità come Gaia Simonetti, Nadia Giannetti e Alessandra Borgonovo, figlia dell’indimenticato Stefano, e avete messo in essere una serie di iniziative in tal senso. Parlacene.
Durante il convegno a Chieti, Gaia Simonetti, la responsabile della comunicazione della Lega Pro, ha invitato me e Giada per partecipare a questa avventura composta da più tappe, e noi abbiamo partecipato a questa iniziativa con molto piacere: era presente anche la Virtus Entella, la società padrona di casa, e siamo state nel reparto di neurochirurgia infantile. Nonostante fosse un reparto “difficile”, sono stata molto contenta perché i bambini hanno risposto tutti con il sorriso. Abbiamo distribuito solo dei gadget ma sembrava che stessimo dando loro… l’America. L’iniziativa è comunque bella perché parte dalle donne della Lega Pro e dimostra che le donne hanno un grande spirito di iniziativa e possono dare tanto al calcio.

8) Non è la prima volta che mi capita di vedere come le donne siano più vicine a certe tematiche sociali e come organizzino campagne relative ad iniziative di volontariato sociale. Secondo te dipende da cosa?
Secondo me non dipende tanto dal sesso ma dalla sensibilità di una persona. Appena una donna invita un uomo a partecipare ad attività di questo tipo l’uomo partecipa subito ed il 90% delle volte è presente. Soprattutto quando si parla di iniziative di questo tipo il sesso non conta, siamo tutti d’accordo.

9) Chiudiamo la nostra intervista tornando al calcio giocato. Cosa ti aspetti dal resto della stagione del Chieti Femminile?
La stagione del Chieti è stata una buona stagione, il nostro obiettivo era fare un buon campionato e ci siamo già riuscite. A mio parere siamo quinte adesso e finiremo quinte alla fine del campionato, visto che la matematica ci dice che oltre non possiamo andare, ma le basi ci sono e la squadra a mio parere è un’ottima squadra di Serie B e può fare tanto e nei prossimi anni possiamo puntare alla Serie A perché la società è organizzata bene ed è solida. Stagione positiva quindi, ma il Chieti può fare parecchio meglio. Il gemellaggio con la società maschile ci potrà dare molto morale perché ti fa sentire con le spalle coperte e grazie alle loro strutture potremo prepararci al meglio nei prossimi campionati.

Stefano Pellone
Stefano Pellone
Parte-nopeo e parte bolognese, ha collaborato a vari progetti editoriali e sul web (Elisir, Intellego, Melodicamente). Ha riscoperto il piacere del calcio guardando quello femminile.

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