I grandi allenatori del calcio russo: Valerij Karpin

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Inauguriamo la nostra nuova rubrica con un personaggio fuori dagli schemi come Valerij Karpin, ora allenatore dello Spartak Mosca.

Calciatore, allenatore e direttore sportivo. Valerij Karpin ha dato tanto nella sua carriera allo Spartak Mosca, ricevendo in cambio discreti successi e sonore batoste. Ma lui è sempre stato lì a lavorare per lo sviluppo del suo club, nonostante le critiche dei tifosi e degli addetti ai lavori, con l’intento di spezzare quel cronometro che scandisce il tempo trascorso dall’ultimo trofeo alzato dallo Spartak, ovvero 10 anni e 4 mesi circa.

Karpin è uno che sa farsi rispettare, ma nonostante ciò è uno dei principali obiettivi di caricature e immagini irriverenti: tanti sfottò girano intorno al suo “da noi Falcao non viene”, detto in un faccia a faccia coi tifosi svalutando le strategie di mercato dei diretti concorrenti dello Zenit che avevano appena speso tanti milioni per aggiudicarsi le prestazioni di Bruno Alves. Ma non solo, il continuo andare e venire dello stesso Karpin sulla panchina dello Spartak fa sorridere: sia Laudrup che Emery infatti hanno avuto vita breve e il loro posto è stato preso proprio dal biondo direttore sportivo. Ma Karpin piace un po’ a tutti, perchè è un personaggio mai banale, un’icona per lo Spartak, ma che spesso regala gioie ai tifosi avversari, soprattutto nell’ultimo lustro.

Tornando però a quanto detto in avvio del paragrafo precedente, Karpin sa farsi rispettare nello spogliatoio: molti giocatori lo ritengono come un padre (vedi Emenike, Movsysyan, Alex Meschini), e il suo lavoro è apprezzato. Quel che mancano sono i risultati; acuti importanti, ma discontinuità disarmante. In questa stagione lo Spartak ne ha rifilate undici a CSKA, Dinamo e Zenit, ma nonostante ciò è terzo in classifica.

Karpin è un grande personaggio, carismatico, un discreto allenatore, e un ottimo direttore sportivo. Grazie a lui sono arrivati calciatori di livello come Alex Meschini, Welliton, Emenike, Movsysyan, Ozbiliz; unica colpa, la mancanza di alternative in difesa (da sempre reparto imbarazzante per i Myaso) e il portiere.

Giusto aprire un capitolo a parte per l’estremo difensore sotto l’egida di Karpin. Silurato Pletikosa nel 2008 anche a causa del limite per gli stranieri, Valerij ha provato a dar fiducia a Djanaev, bocciato ben presto dopo alcune papere clamorose eseguite in partite pesanti; l’arrivo di Dykan dal Terek ha consegnato in dote un portiere affidabile ma non eccezionale, spesso vittima di infortuni. Pesjakov si è rivelato un flop (la sconfitta con la Lokomotiv di domenica scorsa è colpa sua, e spesso viene contestato per i suoi ripetuti errori) e Karpin è stato costretto a inserire Rebrov nella sfida delle sfide con lo Zenit. Scelta azzardata ma scommessa vinta, dato che Rebrov ieri ha ipnotizzato Hulk (cosa comunque fattibile in questo periodo come dimostra Helton). Nonostante le voci che vogliono Malafeev e Ryzhikov a Mosca, Karpin punta forte sul 17enne Mitryushkin: prospetto fortissimo, ma attenzione a bruciarlo. Però lo Spartak ha bisogno come il pane di un portiere affidabile…

Karpin, che vanta un passato in Spagna e la conoscenza della lingua iberica, ha confezionato sicuramente i suoi maggiori successi da calciatore, come dimostra il suo palmares. Con le scarpette indosso Karpin ha vinto più volte il campionato russo, da allenatore ha raggiunto soltanto due secondi posti. Ma non solo, due coppe nazionali e un prestigioso argento nella Liga con la Real Sociedad. Senza di lui materialmente in campo sono arrivati numerose scoppole: l’8-2 complessivo patito con la Dinamo Kiev con Cherchesov in panchina, la goleada subita col Porto, il clamoroso 2-4 casalingo subito dal San Gallo (frutto anche della presuntuosità tattica di Valerij) e molte altre…

Ecco perchè Karpin può essere considerato soprattutto un grande comunicatore più che un grande allenatore. Nonostante questo rientra nella nostra rubrica perchè è un personaggio importante tra gli addetti ai lavori, col suo modo di fare, con la sua intelligenza ed esperienza. Ma forse il suo miglior ruolo si trova dietro a una scrivania, e non davanti a una lavagnetta per indicare moduli e schemi ai propri giocatori. Karpin sa fare gruppo, è un collante per lo spogliatoio, un personaggio che aizza le folle e fa vendere giornali. Ma allo Spartak non può ricoprire tutti i ruoli: ecco, perchè, da intelligente qual è, dovrebbe affidarsi a un vero tecnico, dandogli tempo e fiducia (cosa che Laudrup e Emery probabilmente non hanno avuto) e creare un connubio complementare tra la sua figura di direttore tecnico e quella dell’allenatore.

 

Michael Braga
Michael Braga
Grande appassionato di calcio russo, tifoso dello Zenit San Pietroburgo. Estimatore del calcio giocato nei luoghi meno nobili e più nascosti, preferirebbe vedere un Torpedo-Alaniya rispetto a uno Juventus-Milan.

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