Storie di Provincia: il Modena di De Biasi, salto triplo con salvezza in A

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All’anagrafe calcistica il Modena risulta nato più di 100 anni fa, nel 1912, e da allora ha partecipato per 13 volte al massimo campionato, raccogliendo anche un terzo posto nel 1947, alle spalle del Grande Torino e della Juventus. Tuttavia, quando nel 2002-’03, dopo 38 anni, il Modena si riaffacciò nella massima serie, in molti si stupirono della presenza dei “canarini”, accolti come una matricola nella serie A dei grandi club (che in quell’anno avrebbero portato ben tre squadra in semifinale di Champions League, vinta ai rigori dal Milan, a danno della Juventus).
Dai meandri del calcio senza riflettori, il Modena era riemerso solo un anno prima, all’alba del nuovo millennio, per mano di un gruppo di calciatori allenati da Gianni De Biasi. Dopo aver vinto la serie C nel 2001, (nella stagione ricordata anche per l’episodio tragico del pugno del giocatore comasco Ferrigno al modenese Bortolotti nel sottopassaggio degli spogliatoi, che ne mise a rischio la vita) e dopo aver conquistato il secondo posto in serie B (in una stagione in cui la serie cadetta annoverava Napoli, Cagliari e Sampdoria, tutte sconfitte dal Modena) il Modena si accingeva disputare la massima serie, mantenendo in buona parte la stessa ossatura e confidando in un gioco palla a terra, pressing e tanta buona volontà.
Pensare ad una salvezza, per la squadra di De Biasi, sembrava un’impresa impossibile e già si prefigurava un ruolo da comparsa al cospetto degli squadroni.

Nella rosa del Modena, l’esperto portiere Marco Ballotta e il difensore Emiliano Moretti, Giuseppe Colucci, Marasco, Sculli e il giovane Mauri. Dai tempi della serie C, provenivano Mayer, Scoponi, Balestri, Ungari, Quaglia, Milanetto, Pasino e Ponzo (tragicamente scomparso quest’anno, durante una gara podistica). Unico straniero, il senegalese Kamara.
Ma fin dalla partenza, il Modena sparigliò le carte sul tavolo: con gol di Colucci, Kamara e Mauri, la matricola andò ad espugnare Bergamo. Dopo aver pagato prevedibilmente dazio al Milan nel debutto al Braglia, alla terza giornata arrivò la seconda vittoria esterna, questa volta quanto mai prestigiosa, perché raccolta all’Olimpico, contro la Roma di Capello, Totti e Batistuta, imbattuta da due anni sul proprio campo, ribaltando il vantaggio iniziale di Totti, grazie alle reti di Milanetto e Sculli.

Di seguito, il tabellino dell’incontro:

ROMA: Antonioli, Panucci, Samuel, Cufrè, Cafu (33′ st Cassano), Emerson, Lima, Candela, Totti, Batistuta (1′ st Sartor), Montella (14′ st Tommasi). In Panchina: Pelizzoli, Zebina, Guardiola, Bombardini. Allenatore: Capello.

MODENA: Ballotta, Mayer (26′ st Pasino), Cevoli, Pavan, Ponzo, Colucci (22 st Albino), Milanetto, Mauri, Balestri, Fabbrini (14′ st Kamara), Sculli. In Panchina: Zancopè, Zamboni, Campedelli, Scoponi. Allenatore: De Biasi.

Arbitro: Farina di Novi Ligure.
RETI: 4’pt Totti (R), 46’pt Milanetto (R), 33’st Sculli.

Alla quarta giornata, contro il Torino, arrivò pure la prima vittoria interna, per 2-1 ai danni del Torino; alla sesta, sempre per 2-1, la vittoria nel derby emiliano con il Parma, alla decima quella per 1-0 in un altro derby regionale, stavolta con il Piacenza.
Dopo un ciclo di risultati altalenanti nel girone di ritorno, che vide il Modena peggiorare la propria posizione in classifica, i canarini si aggiudicarono anche l’ultimo derby regionale, superando in casa per 3-2 il Bologna. (Kamara e doppietta di Sculli per il Modena, doppietta di Signori per il Bologna).

La salvezza arrivò all’ultima giornata, grazie al pareggio per 2-2 ottenuto a Brescia. Modena, Empoli, Reggina e Atalanta conclusero tutte a 38 punti, ma per la miglior classifica avulsa, toscani ed emiliani si salvarono, lasciando a Reggina e Atalanta a spareggiare (alla fine, retrocessero i bergamaschi). Il doppio salto di serie si era concluso con la permanenza in A (cosa che non riuscì, nello stesso anno, al Como). E pazienza, se nell’anno successivo non riuscì il bis.

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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