La partita di… Antonio Zecca

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“E allora diciamolo tutti insieme, tutti insieme! Quattro volte: siamo campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo! Alza la coppa, capitano! Alzala alta al cielo, capitano, perché questa è la coppa di tutti gli italiani! Perché oggi grazie a voi abbiamo vinto tutti! Alzala alta perché oggi è più bello essere italiani!”.

Ci sono molte partite che sono rese emozionanti dalla grande abilità dei telecronisti di fartele vivere, ma ci sono partite talmente importanti che non hanno bisogno di una voce guida, di una voce narrante e una tecnica: hanno bisogno solo del calore degli amici, dei parenti, degli sconosciuti e nel nostro caso dei “tifosi azzurri”.

Partite così, partite importanti, non coinvolgono solo la vista e l’udito, ma tutti i 5 sensi, fino a cambiarli, fino a distorcerli: la telecronaca non la sentiamo, il televisore, il maxischermo, il pc o qualsiasi supporto video ci ipnotizza; non accusiamo il caldo, mangiamo qualsiasi cosa e tutti i gusti sembrano gli stessi, siamo tutti insieme, ma ognuno in realtà è chiuso in sé stesso e parla con il proprio cuore: cuore che batte per la nostra Nazionale, per la nostra Italia.

Il Calcio italiano si presenta al Mondiale di Germania 2006 con un fardello sulle spalle enorme, il peso che porta addosso si chiama “Calciopoli”, una delle pagine più tristi della storia del calcio nostrano e c’è una sola cosa che può cancellare o quantomeno alleviare il problema e questa è la vittoria della più grande manifestazione calcistica, ovvero il Mondiale, la Coppa più importante, la più difficile e la più bella da vincere.

Questo i calciatori lo sanno! Sono pronti, e arrivano dritti in finale: è un cammino ricco di emozioni, in cui – tra le altre –  eliminano la casalinga Germania, la favoritissima candidata al titolo.

Ma ecco: la finale.

La rivale è la Francia dell’antipatico ct Domenech, è la Francia del grandissimo Zinedine Zidane, del velocissimo Thierry Henry e del giovane fenomeno Franck Ribery. I “Galletti” ci fanno paura, ma noi siamo arrivati fin qui e vogliamo essere protagonisti.

Pre-partita allucinante, preoccupazione a mille: sembra il primo appuntamento; sembra l’esame di stato; sembra che tu debba giocare la partita. Cammini per strada e vedi ovunque i colori e le bandiere del tuo paese, vorresti non pensarci per non soffrire, ma ogni cosa che guardi, ti fa pensare alla partita; alla parola finale. Italia; Mondiale, 2006; Francia; Olympionstadion; Azzurri: sarebbero stati i tag di quella sera!

Componi anagrammi con qualsiasi scritta dei negozi, parli con la tua coscienza, ma tutto conduce a quell’unico pensiero, il tuo corpo è guidato da una forza non conosciuta dalla scienza, perpendicolare a quella della gravità che ti guida verso il posto dove hai scelto di goderti questo evento meraviglioso, dove mesi prima hai selezionato gli amici con cui avresti condiviso tutte le emozioni.

Eccola, eccola: l’attesa è finita. Parte l’inno all’Olympiastadion di Berlino. Gli azzurri lo cantano a squarciagola, Buffon e Gattuso con gli occhi chiusi, Materazzi con lo sguardo al cielo, Pirlo ha la solita espressione. L’unico che resta in silenzio è Camoranesi, non conosce l’inno, ma dentro di sé canta, noi lo cantiamo insieme a loro e non ci importa quanto siamo intonati, ci interessa solo di sentirci Italiani!

Il signor Horacio Marcelo Elizondo fischia l’inizio e si parte! L’Italia comincia nervosamente e dopo pochi minuti Zambrotta rimedia la prima ammonizione, cominci a pensare che si parte male, ma non ti demoralizzi, perché credi nella tua squadra, nella squadra di tutti noi.

Settimo minuto Marco Materazzi entra in ritardo su Malouda, le immagini mostrano che il francese è stato appena sfiorato, ma è sufficiente per l’arbitro argentino Elizondo per fischiare il calcio di rigore. Siamo tutti increduli e ci affidiamo ai guantoni di Gigi Buffon, silenzio assoluto e mentre Zinedine Zidane, capitano francese alla sua ultima presenza in nazionale, sta per calciare siamo tutti con le mani in preghiera, sperando che il campionissimo sprechi questo rigore, ma il francese non sbaglia: con un cucchiaio potente, molto rischioso, colpisce la traversa, ma la palla varca la linea di porta, ed è 1 a 0.

Coraggioso, un vero gesto da campione contro la squadra del giocatore che ha inventato quella mossa, quello stile.

Urlai: “Riprendiamocela subito!”, ma nessuno ovviamente mi sentì, forse mi sentirono loro, i miei ragazzi, i miei campioni, perché passarono solo una dozzina di minuti e Materazzi, colui che aveva disfatto tutto pochi minuti prima, al diciannovesimo svetta più in alto di tutti, su calcio d’angolo ben calciato da Pirlo e mette tutto apposto: la gioia è immensa, le urla sono d’intensità altissima, la terra trema e dopo il grande frastuono, tutti ritornano al proprio posto, ed è 1-1 palla al centro. L’Italia ritrova la calma, e per tutto il primo tempo riesce a gestire la partita.

Nel secondo tempo la Francia ci mette sotto, soffoca il gioco italiano e si rende pericolosissima. Ci vuole l’esperienza di Fabio Cannavaro a guidare la difesa e ad arginare Henry, che in area, grazie al disturbo del capitano azzurro, può solo tirare fiaccamente fra le mani di Buffon. Totti non riesce a far girare il gioco in attacco, e la Francia ne approfitta per cingere d’assedio la porta italiana. Marcello Lippi, ct azzurro, decide quindi di togliere il romanista per far entrare Daniele De Rossi, insieme a Perrotta, che esce per far posto a Iaquinta. Al 25′ pericolosissima punizione di Zidane, che solo la mano di Buffon salva dalla rete.

I cambi di Lippi non danno frutti, ed è la Francia a dominare: la difesa italiana però rimane vigile e salva la partita. Al 41′ esce Mauro German Camoranesi per far posto ad Alessandro Del Piero, forse una eventuale mossa per i probabili rigori. 90 minuti non bastano e la partita si spinge ai supplementari.

I giocatori sono stremati e anche noi, ti sembra che hai corso per 90 minuti, che hai sofferto e urlato a loro e con loro, ma tu sei lontano mille miglia, ma lo stesso  ti senti vicinissimo alla tua squadra, alla tua bandiera, ai tuoi campioni, sei parte integrante di loro, tu sei un italiano, noi siamo l’Italia.

Si riprende con i supplementari e si ringrazia l’abolizione del “golden gol”, perché sappiamo quanto si soffriva quando c’era quella regola e in partite come questa, persone deboli di cuore, potevano rischiare l’infarto, i famosi finali al cardiopalma non erano più un modo di dire.

La partita prosegue con la paura e con la stanchezza: il primo tempo supplementare, molto nervoso, passa velocemente e si chiude senza occasioni, tranne un piccolissimo guizzo di Ribery. Al 3′ del secondo tempo, c’è un episodio strano: vedo Materazzi a terra e non capisco nulla, tutti sono in piedi, ma ancora non si è a conoscenza dell’accaduto, la telecronaca è coperta dalle voci di tutti noi, l’arbitro corre, si dirige a bordo campo, si consulta con il guardalinee ed estrae un rosso diretto a Zidane. In quei secondi ho immaginato qualsiasi cosa, ma mai avrei pensato a quel gesto che di li a poco si sarebbe palesato sullo schermo. Uno dei giocatori più forti del momento aveva rovinato la sua carriera nel peggior modo possibile, era la sua ultima partita e lo sapevo, era un avversario e lo ammiravo ed io che amo il calcio, anche se l’espulsione ci avrebbe sicuro favorito, ci sono rimasto male, in pochi minuti “Zizou” aveva cancellato in me tutta la sua stima e l’immagine che racchiude perfettamente tutto il mio pensiero e di quelli che come me amano questo sport è nel finale di questo video:

“The show must go on!”, lo spettacolo deve continuare e la finale reclama un vincitore, si chiude anche il secondo tempo senza occasioni e comincia la lotteria dei rigori.

Prima dei rigori hai quei 5 minuti in cui ti passano tutti i bei momenti davanti e ricordi il cammino degli “Azzurri”, conosci tutte le azioni a memoria, tutti i gol, ti commuovi e pensi che sei arrivato fin qui con loro e per loro, manca pochissimo e tutto sarà finito, ti siedi e stai in silenzio, riesci a sentire finalmente la voce del commentatore televisivo, che come te si sta emozionando, ha la voce rauca, capisci che ha urlato quanto te e quanto tutti gli italiani, si parte, iniziano i rigori e qui lascio il posto a questo video, rivivetevelo come quella sera di 7 anni fa, quella sera indimenticabile!

Riprendo le parole di Fabio Caressa: “Guardate con chi siete, perché non ve lo dimenticherete mai! Pensate all’abbraccio più lungo che una manifestazione sportiva vi abbia mai regalato. Forse uno dei più lunghi della vostra vita! Abbracciatevi forte… Abbracciatevi forte… E abbracciate soprattutto questa meravigliosa squadra… Che ha vinto soffrendo”

Oggi sono passati esattamente 7 anni da quella sera magica, io ero con me stesso ed ero con tutti, io ero nella mia isola, ma ero in Germania, io ero un uomo ed ero Italiano!

Voglio fare un gioco con voi, ricordate dove eravate e con chi?

 

 

 

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Antonio Zecca
Antonio Zecca
Ponzese, ma trapiantato sulla terraferma per motivi di studio. Amante di qualsiasi campionato italiano, soprattutto di quello della Lega Pro e di tutto quello che si può abbinare alla parola "Fanta".

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