Il calcio che non vedi – La trappola del fuorigioco da Roma a Napoli

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Eccoci di nuovo insieme per un nuovo appuntamento con la rubrica ‘Il calcio che non vedi’ per raccontarvi alcuni episodi della settimana che potrebbero essere passati inosservati o il cui vero valore o disvalore non è stato ben evidenziato. Quest’oggi, in particolare, vogliamo soffermarci sulla tecnica del ‘fuorigioco’ e sulla sua, quando più quando meno, corretta applicazione.

Soffermiamoci sulla nostra cara Serie A, dove gli esempi di questa tecnica solitamente non mancano, cominciando con la gara tra Roma e Pescara, valida per la 33/a giornata di campionato e conclusasi sull’1-1, un risultato che certo non può risultare gradito ai giallorossi e ai tifosi della Roma. Uno dei primi pericoli per la porta difesa da Stekelenburg arriva, infatti, proprio dalla mancanza di coesione e compattezza della retroguardia giallorossa, o meglio del solo Torosidis che, preso dalla preoccupazione di inseguire il proprio uomo, non si rende conto del movimento difensivo dei compagni di reparto, saliti proprio per lasciare ‘out’ l’attaccante del Pescara Sforzini che si ritrova, invece – per gentile concessione del greco – in posizione regolare e, ricevuta palla da Togni, può andare al tiro in tutta tranquillità, tiro che per fortuna della Roma – e del suo terzino sinistro – non coglie lo specchio della porta.

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L’altro episodio degno di nota, rimanendo sempre nella cornice dell’Olimpico, riguarda la rete firmata da Mattia Destro nella ripresa e che porta i giallorossi in parità; qui l’attaccante ex-Siena si trova sotto porta in posizione regolare grazie alla presenza di Rizzo sul primo palo, presenza d’altra parte indispensabile in situazioni di gioco come quella che ha portato alla marcatura giallorossa. Del tutto regolare anche la posizione di De Rossi in un’azione successiva quando la palla di Pjanic lo pesca tutto solo in area di rigore e Pellizzoli è costretto al miracolo per salvare i suoi: il cross dalla destra di Lamela trova i difensori centrali del Pescara a mettere fuori la palla, salendo poi subito per lasciare – giustamente – gli avversari in fuorigioco; l’errore qui è, invece, dei delfini posizionati sulla sinistra della propria area di rigore che, dopo il cross del numero 8 giallorosso rimangono lì a guardare senza supportare il movimento di salita della retroguardia abbruzzese e concedendo così una ghiotta palla gol a Capitan Futuro.

Spostandoci non di molto in termini spaziali e temporali, nella contemporanea gara in onda tra Napoli e Cagliari al San Paolo assistiamo, invece, a una buona applicazione della tecnica del fuorigioco da parte della retroguardia cagliaritana; tuttavia in questo caso l’errore, almeno in alcuni episodi, è degli assistenti dell’arbitro che sembrano non notarlo e ad approfittarne è sempre Cavani, El Matador. Alla fine un buon Cagliari si vede costretto a soccombere contro i ragazzi di Mazzarri per 3-2, grazie anche alla splendida perla di Lorenzo Insigne nel finale di gara.
Il primo episodio riguarda la palla servita da Pandev nel corso del primo tempo per Cavani che comunque tarda ad arrivare sulla sfera; i difensori del Cagliari, seppure di poco, avevano infatti lasciato l’uruguagio in posizione di fuorigioco trovandosi tutti e 4 sulla medesima linea a sottolineare la buona preparazione di questa squadra nell’adozione di tale tecnica difensiva.

http://www.youtube.com/watch?v=9j7kp__ejNo&list=PLFTjYT0jsEKwmY6N6qfnRyfrYPRWcBNko

Qualche dubbio rimane anche sulla posizione di Edinson in occasione del gol del vantaggio in cui la ribattuta di Agazzi sul tiro di Cannavaro precipita la palla sui piedi del Matador Cavani che da distanza ravvicinata non può sbagliare; tuttavia anche in questa occasione la difesa cagliaritana sembra aver tenuto bene le redini lasciando l’uruguaiano in posizione irregolare, non per l’arbitro e i suoi assistenti che convalidano la rete.
2-1 e palla al centro.

 

Daniele Gubbiotti
Daniele Gubbiotti
Nasce nel 1986 a Terni. Nel 2010 consegue la laurea in Lettere. La passione per il calcio, unita a quella per la scrittura e per la linguistica lo portano ad avventurarsi nel campo del giornalismo sportivo.

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